Miele, un’annata difficile per le condizioni meteo “Produzione in calo, ma la qualità sarà altissima”
Aosta (re1) Il cambiamento climatico influenza, oltre che l’agricoltura, anche l’apicoltura, che ha avuto la produzione azzerata in primavera e in forte calo - i primi dati dicono una riduzione del cinquanta per cento - in estate. Le fioriture primaverili di acacia (rubinia) nel Canavese e tarassaco in Valle d’Aosta sono state penalizzate dal freddo, in particolare dal gelo di aprile; chi in annate favorevoli aveva una produzione di venti o trenta chili si è ritrovato ad avere appena un prodotto di tre o quattro chilogrammi. Anche la pioggia ha avuto il suo effetto nefasto, le api non hanno bottinato per raccogliere polline e nettare e hanno dovuto essere nutrite fino a tutto maggio affinché non morissero di fame, una situazione che non si era mai verificata prima. Perfino a luglio è stato brutto tempo e solo in agosto è arrivato il caldo di cui hanno bisogno alcuni fiori per dare il nettare alle api. Le perdite dal cinquanta all’ottanta per cento hanno interessato tutto il territorio nazionale, non solo la Valle d’Aosta. E’ andata un po’ meglio solo agli alveari che producono il miele attorno ai 1.000 metri di quota.
“Venivamo da un marzo anomalo, siccitoso e con venticinque gradi, che ha provocato fioriture anticipate - spiega Livio Carlin, apicoltore da oltre trent’anni anni e tecnico apistico dell’Assessorato dell’Agricoltura e delle Risorse Naturali della Regione - Poi sono arrivati il freddo, che è rimasto per tutto maggio, e la pioggia. E’ stato bel tempo solo in agosto, mese in cui le api non raccolgono nulla. E’ andata meglio in alta montagna, più in Alta che in Bassa Valle, a seconda delle vallate, per il millefiori e per il miele di rododendro. Si sono salvati un po’ i raccolti di miele di castagno e in minor misura di tiglio. In alcune zone le api hanno raccolto manna, la melata del larice, una secrezione zuccherina per loro appetibile, che però cristallizza nei favi in 4-5 giorni. E’ quasi una beffa perché l’apicultore non riesce a estrarre il miele, né le api a nutrirsi. Gli alveari sono pieni solo apparentemente e i favi devono essere messi a bagno per essere ripuliti. E’ una problematica che si verifica sempre, ma in un’annata sfortunata si sente di più il peso di un lavoro aggiuntivo per recuperare gli alveari”.
Il calo o l’azzeramento di alcune produzioni, tuttavia, non influirà sulla qualità. E il concorso dei mieli valdostani, giunto alla sua ventisettesima edizione, si svolgerà: sono stati consegnati all’Assessorato dell’Agricoltura cinquanta campioni (di solito erano un centinaio). La premiazione si terrà, come di consueto, a Châtillon l’ultima domenica di ottobre in occasione della Sagra del Miele.
“Quel poco miele in commercio sarà di qualità. - continua Livio Carlin - Nella vendita al dettaglio ci sarà un lieve aumento del prezzo, mentre nella grande distribuzione il rischio è che, in assenza di prodotto italiano, arrivino prodotti dai paesi dell’Est o dalla Cina. Ci auguriamo che rientri la situazione, ma negli ultimi dieci anni ho l’impressione che le cose stiano peggiorando con inverni siccitosi, primavere anticipate, gelate primaverili tardive, picchi di caldo e di freddo che non sono più eventi rari purtroppo. E le api e la loro produzione sono strettamente legate al clima”.