Strage di bovine, ora il principale sospettato è il lupo: nuovi attacchi
E’ stato un incontro interlocutorio quello che martedì scorso, 7 settembre, ha visto impegnati all’Assessorato regionale dell’Agricoltura di Saint-Christophe i vertici del Corpo forestale della Valle d’Aosta, le autorità politiche competenti e i proprietari dei quaranta manzi morti sabato 4 settembre scorso a Frachey di Ayas.
Le indagini sulla strage di giovani bovine vanno avanti. Martedì scorso, però, le autorità hanno di fatto escluso alcune piste che si stavano seguendo e che avrebbero potuto causare la morte degli animali di proprietà di Roberto Bonin di Gressan, Matteo Joly di Brusson e Romina Gens di Montjovet. Non sarebbe infatti stato né il passaggio di un elicottero né tantomeno quello di un drone a spaventare gli animali, che dopo una fuga di circa 5 chilometri hanno trovato la morte cadendo in un dirupo.
Si riduce il campo delle possibilità e sembra quindi sempre più evidente che l’incidente di Ayas sia da addebitare alla presenza in loco di uno o più lupi, anche se pure l’ipotesi di cani selvatici non è da escludere. Una presenza, quella di questi selvatici, ormai sempre più impattante per gli allevatori valdostani, che in settimana hanno contato diversi attacchi che hanno causato danni e la morte di animali. I fratelli Yeuilla di Pollein, nel vallone di Vertosan di Avise, hanno perso 7 manzi così come Michele Consol a Issime che ne ha persi 2. Davide Voulaz di Challand-Saint-Anselme, con tutta probabilità per lo stesso motivo, è stato privato di 2 vitelloni mentre un cucciolo di yak di Candido Joly di Arnad è stato ferito gravemente.
Per tornare ai fatti di Ayas, in attesa di notizie certe riguardanti l’incidente, gli allevatori hanno puntato il dito sul valore reale del patrimonio andato perduto. «Le tabelle sono squalificanti per il lavoro di chi fa allevamento. - commenta Roberto Bonin - Bisogna che tutto il pregresso, partendo dalla selezione all’investimento fatto per tirare su il nostro bestiame, venga riconosciuto».