Incidenti in montagna, il grido d’allarme «Troppa responsabilità in capo ai Sindaci»
Sugli incidenti in montagna «In Italia e in Valle d'Aosta la responsabilità in capo ai Sindaci è diventata assoluta e non più tollerabile». Lo ha dichiarato Franco Manes, presidente del Consorzio degli enti locali della Valle d'Aosta-Celva, martedì scorso, 24 agosto, in apertura del webinar sullo studio giuridico comparato Italia-Svizzera per lo sci alpinismo tra la valle del Gran San Bernardo e Verbier, evento organizzato dalla Fondazione Courmayeur Mont-Blanc in collaborazione con la Fondazione Montagna Sicura nell’ambito del progetto Interreg Skialp@gsb, che prevede una piattaforma con informazioni quotidiane circa le condizioni del manto nevoso di una trentina di intinerari.
Secondo Franco Manes, il dibattito che si è creato a livello nazionale sulle eccessive responsabilità delegate agli amministratori locali dovrebbe sfociare «Nell'approvazione da parte del Parlamento italiano e dei consiglieri regionali di una nuova legge-quadro», che permetta di definire dei punti fermi sulle autoresponsabilità di chi frequenta la montagna.
A differenza di 30 anni fa, «Oggi nel nostro Paese viene sempre tutelato chi frequenta la montagna, a discapito del principio di autoresponsabilità», ribatte Maurizio Flick, avvocato e componente del comitato scientifico di Fondazione Courmayeur Mont-Blanc. «La legislazione italiana è molto diversa da quella svizzera o austriaca, dov’è contemplato il concetto di responsabilità individuale di chi sale in montagna. Nel progetto Interreg Italia-Svizzera Skialp@gsb ci siamo chiesti su chi ricade la responsabilità degli eventuali sinistri in quota e a chi spetta il risarcimento, prendendo in considerazione il ruolo dei gestori degli impianti, dei pubblici amministratori e dei professionisti della montagna». La chiave di volta sta nella corretta informazione, che non dev’essere burocratizzata ma di sostanza, ovvero immediatamente comprensibile per tutti.
Le valanghe sono all’origine «Dello 0,4-1,1 per cento degli incidenti in montagna», nonostante ciò «Suscitano maggior clamore nell'opinione pubblica rispetto a tipologie d'incidente in montagna più comuni e rilevanti». Lo ha reso noto, a margine del webinar, Igor Chiambretti, geologo e responsabile tecnico dell'Associazione interregionale di coordinamento e documentazione per i problemi inerenti alla neve e alle valanghe.
«Il 92 per cento degli incidenti in valanga avviene in territorio aperto, non soggetto a forme di gestione e controllo, mentre soltanto l'8 per cento in aree sciabili gestite», afferma Igor Chiambretti, sottolineando che il 50 per cento delle persone coinvolte è costituito da sci alpinisti e il 26 per cento proviene dal mondo del fuoripista.
Malgrado l'incremento degli incidenti nell'ultimo decennio, quelli mortali rimangono invariati: «Si tratta di una ventina di vittime all'anno in Italia». Il 95 per cento dei distacchi è provocato da errori di valutazione o di comportamento delle vittime o del gruppo, mentre solo il 5 per cento è da ricondursi a un distacco spontaneo. Sul concetto di responsabilità, Igor Chiambretti sottolinea che «Prevedibilità dell'evento e negligenza sono strettamente connesse: la prima è indispensabile per accertare la seconda e per operare scelte corrette, mentre l'informazione tramite il solo bollettino valanghe è spesso insufficiente».