Green pass senza grossi problemi per i gestori dei locali «Ormai i nostri clienti lo esibiscono spontaneamente»
Il certificato verde ormai fa parte della vita di tutti noi, è diventato normale entrare in un locale e sentirsi porre la fatidica domanda: «Ha il Green pass?».
Questa «routine» caratterizza anche le vie del centro di Aosta, dove vi sono numerose attività i cui responsabili ogni giorno pongono l’interrogativo ai clienti. Abbiamo fatto visita ad alcuni di questi esercizi commerciali per capire quanto la nuova (imposta) consuetudine stia condizionando il loro lavoro.
«In realtà il Green pass non sta complicando la vita dei bar, come il mio, che hanno a disposizione un dehors grande. - ammette Enzo Gullone, titolare dell’EnoBar Roma di via Edouard Aubert - Anche chi ha il pass preferisce sedersi fuori, l’imbarazzo esiste solo con coloro che vogliono stare dentro, anche se devo confessare che i miei clienti sono educati, con loro vi è poco da discutere. Si sono abituati alla situazione: all’inizio ero più severo mentre ora, invece, io e i clienti siamo più disinvolti. Non abbiamo mai trovato resistenze, anche perché qui vengono principalmente “habitués”. Oltretutto conoscono perfettamente le regole e le rispettano. Nessuno si è mai opposto alla richiesta di mostrare la certificazione, anzi alcuni chiedono espressamente di controllarlo per verificarne la validità. Il Green pass può essere una misura efficace a contenere la diffusione del virus, è la restrizione più attuale e logica possibile. Il problema è la mentalità della gente che a volte inventa scuse per aggirare la legge, cercando in ogni modo una scappatoia».
Si allinea a queste dichiarazioni Eleonora Rosset, figlia del proprietario della nuova Pasticceria Bovio di piazza Chanoux: «La maggior parte dei nostri clienti dichiara, senza neanche aver bisogno di domandarlo, di avere il Green pass. Inoltre avendo un dehors ampio rispetto ai nostri spazi interni, la questione non è un problema. La gente si è informata molto e, semplicemente, se non è dotata della certificazione non viene nemmeno. Secondo me ad oggi il vaccino è l’unica soluzione per contenere la diffusione del virus. Poi, chiaro, finché non sarà raggiunta l’immunità di gregge sarà difficile superare questa pandemia».
Nota un forte senso di responsabilità da parte dei cittadini Giorgia Nolé, proprietaria del fast food À Petit di via Croce di Città: «La maggioranza dei clienti si siede fuori, mentre coloro che si accomodano dentro mostrano spontaneamente il certificato, raramente devo essere io a chiederlo. Devo ammettere che i cittadini stanno dimostrando un forte senso civico. Avendo pochi posti all’interno non ho registrato grandi complicazioni, nessuno si è opposto finora. Sono favorevole al vaccino, anche se le autorità avrebbero dovuto dare più informazioni in merito, molta gente ha ancora perplessità sull’argomento e mostra un po’ di paura. Non avrebbero dovuto “obbligare” le persone a vaccinarsi come è stato fatto: in estate essendo tutti fuori non sorge il problema, mentre d’inverno sicuramente sarà più difficile gestire la questione».
Lamenta maggiori problematiche Graziella Addario, titolare delle Cave De Tillier di via Jean-Baptiste de Tillier: «Il Green pass ci sta complicando la vita in maniera incredibile, l’unica nostra salvezza è il dehors che abbiamo in piazza Caveri. Purtroppo essendo ancora in poche le persone che ne sono dotate, nello spazio interno non posso farle entrare e così mi tocca mandare via i clienti. In particolare ciò succede con gli stranieri a cui non sempre viene riconosciuta la certificazione a causa di problemi di conversione con l’App. Tanti protestano, dicendoci che non abbiamo il diritto di chiedere il certificato verde, pretendono di essere loro stessi a comunicare se ne sono in possesso o meno. A mio avviso questa misura è stata attuata solamente perché bisognava smaltire tutti i vaccini prodotti, finiti questi verrà rimosso anche il Green pass».
Confida nella buona fede delle persone Annamaria Cristiani, all’Hosteria del Calvino di via Croce di Città: «Non abbiamo alcun genere di problema con il Green pass. L’importante è chiederlo ai clienti, fidandosi di loro e della loro buona fede. L’unica cosa che facciamo è cercare di non tenerli in coda davanti al ristorante, perciò inizialmente glielo domandiamo a voce, se rispondono in maniera affermativa li facciamo sedere, e una volta accomodatisi lo verifichiamo a tavola. Non abbiamo avuto ostilità con la clientela, anzi appena ci vedono arrivare per prendere l’ordine ci mostrano il documento. Ora le persone avendo la certificazione sono molto più educate, soprattutto se si trovano all’interno del locale. Mi auguro che questa sia una misura efficace, non vorrei mai andare incontro ad una nuova chiusura».
Pensa sia giusto seguire le linee guida indicate dal Governo Michele Froncillo, dipendente della vineria Decanter di via Croce di Città: «L’App messa a disposizione per verificare il Green pass è abbastanza rapida e molto semplice da usare, poi certo non tutti la comprendono, però non abbiamo riscontrato nessun disagio. È giusto adattarsi a questa norma perché può aiutare a non rivivere la situazione di crisi affrontata nell’ultimo anno. Tutti i clienti sono disponibili a mostrare il documento, non abbiamo avuto reazioni negative, a parte rari casi. Ci aspettavamo molta più resistenza, in realtà non è stato così. Solo il tempo potrà dire se la certificazione verde è la misura giusta per contenere il Covid, al momento è quasi impossibile dirlo. Poi, se non dovesse funzionare si troveranno altre soluzioni. Prima o poi riusciremo a sconfiggere questo virus».
Tutto scorre liscio al Ristorante La Grenette di via Porta Pretoria: «Fino ad ora avendo a disposizione un ampio dehors non abbiamo avuto grossi problemi. - racconta il titolare Giorgio Lenta - Chi è sprovvisto di Green pass rimane fuori, anche grazie al bel tempo degli ultimi giorni che sta aiutando molto, mentre chi esibisce la certificazione consuma il pasto dentro. Già all’atto della prenotazione noi chiediamo di comunicarci se si è in possesso del pass o meno. In questo senso tutti sono gentili e disponibili. Questa misura è un modo per far vaccinare le persone, non vedo altre ragioni, penso sia stato fatto per “spingere” la campagna di immunizzazione. A me piace vivere in comunità, il messaggio che voglio lanciare è quello di vaccinarsi».