Lo sport, uno spazio sospeso in cui rigenerarsi “Benefici soprattutto se si pratica all’aperto”
Prima il trionfo della nazionale italiana ai campionati europei di calcio. Poi le Olimpiadi di Tokyo con gli strepitosi risultati dei nostri portacolori, in particolare le incredibili medaglie d’oro di Marcell Jacobs nei 100 metri piani e della staffetta 4 per 100 maschile. Nel pieno dell’estate e a seguito di questi eventi così spettacolari e spettacolarizzati, quante persone avranno sentito maggiori o nuove motivazioni a praticare varie attività fisiche, soprattutto all’aria aperta?
«Mi sono occupata spesso nelle mie ricerche di promozione della salute attraverso lo sport. - dice Letizia Martinengo, psicologa e psicoterapeuta, dottore di ricerca, specialista in Psicologia della Salute, che è stata referente per la nostra regione al “Tavolo nazionale di Psicologia dello Sport” al Consiglio nazionale dell’Ordine degli Psicologi ed è al suo secondo mandato quale vicepresidente dell’Ordine degli Psicologi della Valle d’Aosta - Io parto da un ragionamento molto generale: sappiamo tutti quanto l’attività fisica e la pratica dello sport rientrino in processi di saluto-genesi, cioè di costruzione della salute, così come sappiamo altrettanto bene che in alcune condizioni più che di salutogenesi si possa invece parlare di esercizi fisici o sportivi che creano malattia invece di salute. In generale è noto che lo sport favorisce sia l’aumento del benessere che della qualità della vita. Questo perché questa pratica mette in gioco le persone ed in questo modo fa sì che le stesse passino da una condizione di passività ad una di attività o di pro attività».
«Io sono però abbastanza cauta sul fatto che l’attività fisica possa anche guarire o almeno curare. - prosegue la dottoressa Letizia Martinengo - Intorno agli anni Quaranta del secolo scorso l’Organizzazione Mondiale della Sanità aveva definito la salute come uno stato di completo benessere fisico, psichico e sociale, dunque non soltanto caratterizzato dall’assenza di malattie. Penso sia stato molto importante affiancare allo stato fisico anche quello psichico e quello sociale, anche se io sono critica sulla definizione di salute come uno stato, in quanto la stessa a mio avviso è un processo che io costruisco di giorno in giorno sulla base delle scelte che faccio. Lo sport e l’attività fisica in generale costringe in questo senso a mettersi in gioco perché si passa da un paradigma di attesa di un evento morboso ad uno nel quale si costruisce attivamente il proprio stato di salute e la qualità della vita. Gli effetti benefici derivanti da questo si possono riscontrare in tutta una serie di disagi, quali quelli depressivi, relazionali ed ansiosi. In queste pratiche, infatti, si ha la possibilità di riappropriarsi del proprio corpo, e dunque di sentirsi nuovamente vivi, in quanto le stesse permettono di integrare delle abilità e di fare delle esperienze di pienezza, di armonia e di realizzazione del sé, che a loro volta a cascata favoriscono la fiducia e l’autorealizzazione».
«Vi è una teoria molto affascinante secondo la quale lo sport è visto come uno spazio “soglia”, neutro, liminale, all’interno del quale il tempo risulta sospeso, ed essersi immersi in questa realtà “altra” favorisce poi il sentirsi rigenerati emotivamente. - continua Letizia Martinengo - Vedere gli atleti in azione può favorire uno spirito di identificazione e di emulazione. Se vedo certe prestazioni magari queste mi piacciono e allora posso iniziare a pensare di volerle fare anch’io. Sicuramente con queste Olimpiadi vi è stata una sovraesposizione, con tutte quelle medaglie, che hanno comunque costituito per diverse persone anche uno stimolo a praticare certe attività. Io credo soprattutto che questo sia avvenuto nei confronti degli sport “minori”, o “muti”, cioè di quelle discipline come il tiro con l’arco, la canoa, il karate, ed altre delle quali si parla poco al di là di certe occasioni spettacolari. Questo evento appena terminato ha avuto dunque il merito di farci conoscere quegli sport “muti” ai quali potremmo aprirci e che potremmo provare, non fosse altro che per sviluppare la nostra cultura sportiva. Per completare questa panoramica aggiungo che vi sono diverse ricerche le quali dimostrano quanto svolgere degli sport o delle attività fisiche all’aria aperta permetta di ottenere benefici maggiori rispetto al praticare le stesse in strutture chiuse, in quanto si sfrutterebbe la nostra predisposizione innata a stare in natura, in contatto con essa».