Alberto Zanin: è aostano il coordinatore medico a Kabul, nell’Afghanistan dei Talebani
«Rimaniamo molto preoccupati per la situazione, continuiamo a lavorare senza sosta insieme a tutti i nostri colleghi e colleghe afghani, per curare quanti più feriti, per salvare quante più vite possibile». Parole di Alberto Zanin, 35 anni, infermiere, nato e cresciuto ad Aosta, coordinatore medico di Emergency Kabul, centro nel quali operano circa 200 sanitari provenienti da tutto il mondo. Alberto Zanin è impegnato con Emergency dal 2016: prima in Sierra Leone per l’emergenza Ebola, poi 2 anni in un campo profughi nel Kurdistan iracheno, quindi in un altro campo profughi a 600 chilometri dalla capitale afghana.
Laureato in Scienze infermieristiche, i genitori sono Carlo Zanin dirigente di Intesa Sanpaolo e l’ex sovrintendente agli Studi Giovanna Sampietro, che rivela l’approccio del figlio Alberto a Emergency: «Fu in seconda media, attraverso la lettura di “Pappagalli verdi”, il libro di Gino Strada. Rimase molto colpito da questo libro, dalla narrazione dell’esposizione al rischio dei bambini afghani».
«Tutti i posti letto dell'ospedale di Kabul, incluse la terapia intensiva e quella sub-intensiva, sono stati pieni per giorni» afferma ancora Alberto Zanin. Per questo sono stati rivisti i criteri di ammissione, ricoverando «Solo pazienti in pericolo di vita, con gravi traumi e ferite letali». La situazione sembra prossima alla stabilizzazione: se lunedì i pazienti arrivati sono stati 63, nelle ultime ore il flusso è diminuito, con una trentina di pazienti giunti martedì.
«Potremo ricominciare ad ammettere anche pazienti con ferite meno gravi» dichiara il coordinatore medico aostano. Le attività dell'associazione umanitaria no-profit fondata da Gino Strada, recentemente scomparso, proseguono a pieno ritmo anche nei centri a Lashkargah, nel Sud del Paese, e ad Anabah, nella Valle del Pashir, così come nei 44 posti di primo soccorso nelle zone più remote del Paese. Intanto dalla città continuano ad arrivare notizie di scontri a fuoco in aeroporto: «Abbiamo sentito raffiche di kalashnikov» conclude Alberto Zanin.
«La nostra comunità è orgogliosa del coraggio e della generosità di un giovane valdostano impegnato in queste ore in una delicatissima e rischiosa attività di solidarietà e assistenza sanitaria». E’ quanto il presidente della Regione Erik Lavevaz e l’assessore alla Sanità, Salute e Politiche sociali Roberto Barmasse hanno espresso in un messaggio inviato ad Alberto Zanin.
«Intendiamo restare in contatto con Zanin nelle prossime settimane - proseguono Erik Lavevaz e Roberto Barmasse - per valutare eventuali interventi di sostegno da parte della Regione per concretizzare la nostra vicinanza al prezioso lavoro che Emergency sta svolgendo in Afghanistan».
Talebani, le reazioni politiche
Il gruppo dell’Union Valdôtaine del Consiglio Valle «Exprime sa solidarité aux enfants, aux femmes et aux hommes du peuple afghan, victimes d'une énième catastrophe humanitaire qui aurait pu et dû être évitée». In una nota, l’Uv «Adresse au gouvernement italien, et à toutes les forces politiques qui le soutiennent, l'appel à adopter immédiatement une position ferme de condamnation suivie de faits concrets. Cette action est prise dès que possible pour éviter un avenir de regrets inutiles et vides». Il Mouvement sostiene che «En quelques semaines ce qui a été réalisé en 20 ans d'un point de vue humanitaire, des droits civiques et économiques a été annulé. Quelle crédibilité peut-on désormais attribuer aux États-Unis, à l'Onu et à l'Union européenne?». L’Uv pone anche il problema dell’esodo degli afghani. «Selon le Haut-Commissariat des Nations Unies pour les réfugiés, plus de 250 000 Afghans auraient quitté leur foyer depuis janvier 2021, réfugiés qui s'ajoutent aux environs quatre millions de personnes qui ont déjà fui vers l'Iran et le Pakistan. Une vague migratoire massive de milliers d'hommes, de femmes et des enfants fuyant l'horreur, la violence, les abus, les tueries et le fantôme d'une guerre civile se concrétise ainsi que la possibilité de nouvelles attaques terroristes contre l'Occident».
«Dopo due decenni di guerra, gli Stati Uniti si trovano davanti le macerie dell’Operazione ‘Enduring Freedom’, il cui mirabolante costo finanziario rivaleggia con uno scandaloso tributo umano»: anche Pays d’Aoste Souverain, in una nota, interviene sulla «questione afgana», dopo che il paese è tornato in mano ai talebani, dopo vent’anni di guerra.
«Allo stesso tempo - aggiunge il movimento autonomista -, l’aumento degli omicidi politici e l’offensiva talebana hanno contribuito all’aumento inquietante delle vittime civili. Come interpretare la tranquilla partenza della coalizione internazionale? I talebani sono oggi gli unici amministratori credibili del potere afgano? In conclusione: - il riferimento è sia agli Stati Uniti, sia alla Russia precedentemente - delle superpotenze sempre pronte a scatenare guerre, occupare paesi stranieri per decenni, farli a pezzi e poi lasciarli a loro stessi».
Pays d’Aoste Souverain, chiude la nota firmata dal responsabile politico Christian Sarteur, «Esprime tutta la sua preoccupazione e solidarietà per tutte le fasce della popolazione che inevitabilmente subiranno repressioni, vessazioni e vendette, soprattutto contro le donne».