"Et lo pou l'a tsantà”: è scritto in francoprovenzale il nuovo romanzo giallo dello studioso Henri Armand
Un giallo scritto in 3 lingue - patois e poi francese nel testo a fronte e italiano in fondo al volume. Una vittima che si chiama, in modo allusivo, Franco Provenzal. Uno scrittore esperto di patois che eredita un manoscritto "di paese". Lo scrittore è lui, Henri Armand di Saint-Nicolas, studioso del "francitan" o francoprovenzale valdostano, che nella finzione riceve i quaderni manoscritti di Paul Herlong, soldato della Seconda Guerra Mondiale, con un racconto misterioso e spiritoso allo stesso tempo. «L'edificio che è sede del Centro studi per il francoprovenzale è chiuso alle visite del pubblico da anni e questo mi ha rattristato molto. - spiega Henri Armand - Veniva gente da tutto il mondo. Allora ho pensato, per far vedere che il patois serve ancora, di usarlo per scrivere un romanzo: è la prima volta che mi cimento in un testo così lungo e la difficoltà sta nel fatto che si tratta di una lingua molto pratica, in cui mancano i termini astratti. Ho scelto di usare la grafia codificata dall'Abbé Cerlogne ma per le traduzioni in francese e in italiano mi sono affidato a Christel Lambot, con cui ho verificato i dettagli nelle traduzioni. Grazie alla disponibilità di Valeria Costa Caviglione delle Grafiche Itla di Aosta, il progetto ha potuto vedere la luce».
Si intitola "Et lo pou l'a tsantà / E il gallo cantò / Et le coq chanta" (280 pagine, 15 euro, a disposizione nelle librerie a partire da giovedì scorso, 19 agosto) ed è diviso in 2 parti: la prima ha a destra il testo in "francitano" e a sinistra l'equivalente in francese, mentre la seconda parte è occupata dalla versione italiana. I disegni sono stati realizzati da Alexandra Kharakoz. «È un'artista russa che quando si è sposata si è trasferita ad Etroubles. - spiega l'autore del libro - Ci siamo conosciuti durante un'attesa davanti al Conservatorio di Aosta e ho trovato subito i suoi disegni adatti al mio romanzo. Invece l'ex ministro Renato Balduzzi, conosciuto sulle piste di sci a Saint-Nicolas, è un buon conoscente e si è proposto di scrivere la prefazione». La quarta di copertina è invece della professoressa Orietta Repetto Mauceri di Genova. «Suo marito Max Maugeri è stato caporedattore a Il Secolo XIX - conclude Henri Armand - e mi ha dato consigli sulla figura della commissaria Martina Pieller e sul rapporto con i giornalisti». Un altro contributo, del professor Silvio Parodi dell'Università di Genova, è dedicato alla figura di "pensatore" di Rémi Thomasset e nel volume sono presenti opere dell'altro "enfant du pays" Zacharie Thomasset, artista e fotografo. Nel romanzo, tempi e spazi ondeggiano tra le vallate valdostane degli anni Sessanta e i vagheggiamenti per povero Job (Giobbe), salatore di fontine che si trova suo malgrado accusato del furto di tutte le forme del magazzino, dove è stata rinchiusa la "foula" Félisie. Per liberare Giobbe dai suoi dolori, si muovono tutti gli amici e i conoscenti, in un susseguirsi di colpi di scena, siparietti comici e momenti drammatici. Da un lato all'altro della Valle d'Aosta, con qualche puntata nella "grande pianura", si incontrano nomi e cadenze reali, frutto dell'esperienza di studioso di Henri Armand.