La pioggia non basta per fermare la Foire d'été della rinascita, della speranza nella normalità

La pioggia non basta per fermare la Foire d'été della rinascita, della speranza nella normalità
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La Foire d'été di sabato scorso, 7 agosto, sarà ricordata da molti come quella del ritorno, della rinascita, della speranza nella normalità. Dopo la versione estiva sotto i portici del municipio di Aosta e quella invernale «virtuale», gli artigiani sono finalmente tornati lungo le vie del centro città, in una giornata dispettosa che ha regalato un bel sole estivo nella prima parte della giornata e, dopo le 14, un temporale che ha lavato banchetti ed opere esposte e fatto benedire i locali aperti ed il padiglione dell'Atelier in piazza Chanoux, dove sono state registrate 2.169 persone. «La pioggia del pomeriggio non ha condizionato il successo di questo evento. - commenta l’assessore regionale allo Sviluppo economico Luigi Bertschy - Organizzarla è stato più difficile di quanto avessimo pensato, ma ce l’abbiamo fatta, anche grazie all’attenzione con cui egli espositori, i cittadini e i turisti hanno rispettato le regole. Il comportamento responsabile di tutti ci fa ben sperare sulla possibilità di poter vivere in sicurezza anche la Foire invernale».

Si prepara intanto un rinnovamento del mondo dell'artigianato: rivisitazione delle botteghe scuola e delle categorie di artigianato, il ruolo dei maestri artigiani e il rilancio delle cooperative. Si prevede l’acquisto di opere di artigianato di tradizioni meritevoli coinvolgendo anche altri enti pubblici e privati.

Gli espositori

Gli artigiani erano già pronti ad accogliere gli estimatori almeno un'ora prima dell'inaugurazione, facendo la felicità di chi si era avventurato presto nel centro città per scegliere i pezzi da acquistare. «Mi hanno già chiesto 5 presepi - ha raccontato Giusto Dabaz di Gressan, in Fiera da 7 anni, mentre gli altoparlanti diffondevano la benedizione del vescovo Franco Lovignana - i lavori piccoli vanno via subito. L'anno scorso non si è fatto nulla ed è stato un peccato, confido nella prossima Fiera invernale». Da un capo all'altro della via centrale, c'è chi condivide il pensiero che «piccolo» è meglio: Luca Grigoletto, di Aosta, in Fiera da 12 anni, in fondo a via Aubert rinforza le schiere di animaletti di montagna scolpiti nel legno, a mano a mano che «vanno via». Dall'altra parte, in mezzo a via De Tillier, Vittorio Cuignon si fa dare una mano dal nipote Sebastiano Grosso di 15 anni. Vittorio Cuignon, di Saint-Marcel, ha già compiuto i 50 anni di Fiera ed espone animaletti dagli occhi grandi dipinti: «Per me l'intaglio è come la maglia per certe signore, che non smettono mai di sferruzzare. - racconta sotto lo sguardo divertito del suo giovane aiutante - Dopo la pausa forzata, ho cercato di portare qualcosa di nuovo, come le api che dovevano essere la novità dell'anno scorso. Avevo iniziato ad intagliare oggetti piccoli perché avevo notato che sui banchi non c'era niente che i bambini potessero comprare con le loro monetine. E poi ci sono i collezionisti, che vogliono solo quello che non possiedono già e arrivano con la lista su un foglio, la foto nel cellulare o l'intera collezione in un sacchetto per vedere cosa manca. Rinuncio a tutto, ma non alla Fiera!».

Anche se i posti, tra estate e inverno, possono cambiare, alla Foire si va insieme, anzi in coppia, come Bruna Buat Albiana che espone cestini, dal 1999, e il marito Carmine Ricci, presente con i suoi lavori di intaglio dal 1994. Sono di Aosta e i loro banchi sono vicini. «Ho incominciato nel 2000 ad insegnare nelle scuole di vannerie e l'anno scorso ho ricevuto il secondo premio alla mostra concorso. - racconta Bruna Buat Albiana e Carmine Ricci aggiunge - Ora siamo in mezzo ai turisti, in questo pandemonio». Ancora dalla mostra, ma del 2020, arriva la cavezza, primo premio per la sezione pelle e cuoio, realizzata da Piero Communod, di Saint-Christophe e con 22 anni di Fiera sulle spalle: «Mi dedico anche all'intaglio, per cambiare - racconta - però la mia passione è per le campane e i campanacci. Poi ci sono amici e famigliari che hanno le loro richieste, così posso accontentarli e recuperare gli scarti dei lavori più grandi: per esempio ho realizzato il supporto per i sonagli delle Landzette». Aspetta gli amici, anche quelli che arrivano dai social, Roberta Sabadini che ha il laboratorio «Pan di Zenzero» ad Aosta però vive a Fénis: «Sono da 9 anni in Fiera l'anno scorso, grazie alla partita Iva, ho potuto esporre sotto i portici, dove mi hanno trovato grazie ad Internet. Ora ho portato nuovi personaggi delle fiabe e una sezione dedicata a Frida Kahlo, sempre in pasta polimerica, e fiori secchi». Sono presenti dal 2006 pure i lavori realizzati dai detenuti della Casa circondariale di Brissogne, rappresentati dall'Associazione valdostana volontariato carcerario: «Quest'anno portiamo le sculture e i bassorilievi - spiegano Roberto Rolland e Rita Del Favero - però c'è anche qualche vasetto di zafferano, alcune borse realizzate dai detenuti nel laboratorio di sartoria, mentre aspettiamo la nuova produzione di miele».

Nei banchi molta attenzione al riciclo: Franca Talarico di Aosta, che ha perso il conto della sua presenza ultradecennale in Fiera, si è fatta aiutare per appendere 10 metri di rete su cui campeggiano un centinaio di lavoretti ad uncinetto, mentre a terra vi è una bicicletta ricoperta di filati lavorati, «Ma mi hanno chiesto anche 700 coroncine con la croce», aggiunge. «Ho recuperato bancali, manici di scopa e paletti da staccionata per il mio cavallino tatà gigante - spiega Domenico Valter Pino di Saint-Christophe, in Fiera dal 2018 - pesa 60 chili, è largo 60 centimetri, alto 90 e lungo 1 metro e 30. Era destinato alla fiera del dopo Covid, però posso esporlo solo ora». Recupera tutto pure Attila Bonjean, di Châtillon: «Ho iniziato ad esporre nel 1998 i miei pizzi ad uncinetto - racconta - poi ho seguito un corso di intaglio e uno sui fiori. Provo, anche con materiali di recupero per non sprecare: il mio fiore di cardo può avere anche 52 petali sottilissimi. Sono contentissima di tornare in fiera, passano persone che non vedi da tanto». Guido Balagna, di Lillianes, ha invece recuperato parti di botti, che con l'intaglio presentano il legno chiaro sotto quello scurito dal vino: «Ho cominciato nel 1987 nel banco della scuola di scultura di PinoBettoni e dal 1998 espongo da solo. Ora è tutto un punto interrogativo, ci tenevo a partecipare per tornare alla normalità». «Amo la Fiera estiva meno di quella invernale, ma questa volta aveva un sapore particolare, quello del ricominciare, del ritrovarsi dopo tanto tempo. - racconta Francesco Di Vito di Aosta, in Fiera dal 2000 - La pioggia ha rovinato la festa, però qualche ora di gioia c'è stata».

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