Vulvodinia, patologia ancora coperta dal tabù “L’osteopatia può aiutare ad alleviare il dolore”
La vulvodinia, una problematica che affligge diverse donne, soprattutto in età fertile ma non solo, e della quale si parla poco. Essa consiste in un disturbo cronico - ben diverso dal semplice prurito, e che in genere non è caratterizzato da traumi fisici visibili a occhio nudo - che può persistere anche per alcuni mesi. In Valle d’Aosta la dottoressa Chiara Polini, osteopata - dopo un percorso di cinque anni a Torino alla Scuola Superiore di Osteopatia - fornisce consulenze ed indicazioni pratiche su questa patologia.
«Le sue caratteristiche sono, per chi ne sia afflitta, di essere percepito come un dolore principalmente urente e trafittivo a livello della vulva e porta con sé diverse problematiche tra le quali la difficoltà nello svolgere delle normali attività quotidiane come il camminare e il sedersi e fino a provocare delle vere disfunzioni sessuali. - spiega la dottoressa Chiara Polini - Tutto questo può portare a delle problematiche anche di tipo psicologico. Infatti le donne che hanno questo disturbo spesso soffrono di ansia e depressione. Purtroppo della vulvodinia non si parla abbastanza, per una forma di tabù relativo alla sfera ginecologica e quindi degli organi riproduttivi. Tra le sue cause scatenanti - oltre ai traumi pelvici, a importanti cadute sul sacro, ad interventi chirurgici o a parti problematici - sono state evidenziate le infezioni a livello vaginale come la candidosi o quelle del tratto urinario. Infatti tali infezioni suscitando un trauma generano una risposta infiammatoria. La diagnosi sulla vulvodinia viene fatta principalmente per esclusione dal ginecologo che si occupa di escludere tutte quelle patologie d’organo che potrebbero poi portare a quella che è considerata una vulvodinia secondaria. Nel caso in cui non vi siano delle patologie d’organo si può parlare di vulvodinia».
Quando l’osteopatia può venire in aiuto a questo disturbo? «Quando si viene a trattare di terapie finalizzate a fare stare meglio le pazienti. - risponde la dottoressa Chiara Polini - In questa prospettiva si preferisce un approccio multidisciplinare, magari facendo coesistere una terapia medica, una fisica e una psicologica, per aiutare le donne sotto ogni punto di vista a risolvere questa problematica. L’osteopata va quindi ad analizzare tutti quei distretti che possono interessare la regione vulvare, quali siano in uno stato di alterazione al fine di ripristinare la loro funzionalità e la risoluzione del dolore. Ci tengo a parlare di questo disturbo femminile così diffuso in quanto si tende a pensare che l’osteopatia possa aiutare solo in quelle problematiche strettamente collegate all’apparato muscolo-scheletrico, quando in realtà, essendo la stessa una disciplina che considera il corpo nella sua globalità, quindi che analizza tutte le strutture che lo compongono, può essere di aiuto per consentire di ritrovare il proprio equilibrio anche a seguito di una vulvodinia. Ritengo importante portare a conoscenza delle donne che ne sono afflitte di considerare anche questa possibilità».
Per altre informazioni su questa problematica o per fissare un appuntamento con la dottoressa Chiara Polini nella sua sede valdostana a Saint-Christophe, in rue de la Maladière, si può telefonare al 346 4363755 o scrivere alla mail polini.osteopata@gmail.com.