Cambiamenti climatici e gestione del rischio «E’ necessario aumentare analisi e studi»

Cambiamenti climatici e gestione del rischio «E’ necessario aumentare analisi e studi»
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Il rischio in montagna è sempre esistito, non dipende dai cambiamenti climatici di cui tanto si parla. Però questi ultimi aumentano i fattori di pericolo e l’eventualità di eventi estremi: piogge intense condensate in poco tempo, con effetti dirompenti soprattutto sui terreni più instabili. A spaventare sono le piogge iper intense, che possono causare fenomeni di scivolamento. Secondo il direttore di Fondazione Montagna Sicura Jean-Pierre Fosson, la parola chiave è adattamento: «Non si può essere negazionisti perché il cambiamento del clima è una realtà di fatto, ma bisogna sapersi adattare. Sul fronte dei ghiacciai continuerà il ritiro, però in Valle d’Aosta li avremo ancora per diversi anni. E’ rilevante non tanto l’arretramento di ogni anno, quanto l’evoluzione complessiva anche del permafrost e il rischio per la stabilità delle pareti glaciali. Il rischio valanghivo a quote più basse è minore, per le minori quantità di neve, però a quote superiori la composizione della neve è differente, più bagnata. L’arretrare dei ghiacciai lascia scoperte delle morene che, essendo più instabili, con le piogge più intense possono diventare pericolose. Per dare indicazioni operative sulla gestione rischio, e abituarsi ad avere uno spirito più resiliente, occorre aumentare analisi e studi». Tra questi, il progetto AdaPt Mont-Blanc, promosso da Regione, Fondazione Montagna Sicura e Arpa, evidenzia che i territori alpini sono particolarmente vulnerabili ai cambiamenti climatici e ha un capitolo dedicato ai rischi. «Secondo le proiezioni - si legge nel documento - gli impatti dei cambiamenti saranno ancora più intensi nei prossimi decenni sui sistemi montani, di per sé vulnerabili a una vasta gamma di pericoli naturali e pressioni antropiche. A fianco delle misure di mitigazione volte a ridurre le emissioni, sono necessarie strategie e azioni per adattarsi agli effetti dei cambiamenti climatici, ovvero misure per ridurre le conseguenze avverse e sfruttare le eventuali opportunità portate dal mutamento delle condizioni climatiche». AdaPT è un progetto dell’Espace Mont-Blanc, che rientra tra le priorità definite dalla Stratégie d’avénir du Massif du Mont-Blanc, ed è finanziato nell’ambito del Programma Alcotra Italia-Francia 2014-2020. Il budget complessivo è di 1,293 milioni di euro.

«Al momento il cambiamento climatico non ha influenzato la sicurezza dell’andare in montagna» precisa Paolo Comune, direttore del Soccorso Alpino Valdostano (Sav). «Non so se questa instabilità di luglio sia da imputare ai cambiamenti del clima, però le basse temperature con nevicate non hanno creato maggiori problemi degli anni scorsi e, per esempio, non si sono verificate le consuete frane all’accesso del Rifugio del Goûter a 3.835 metri di quota nel massiccio del Monte Bianco. L’unico problema sono stati i temporali pomeridiani, poiché le persone non stimano correttamente i tempi di rientro o l’effettivo evolversi del meteo. E’ normale che nella settimana clou di agosto, nella quale è arrivato anche il tempo stabile, vi sia tanta gente, però abbiamo registrato un aumento di chiamate solo per le mountain bike. Già l’anno scorso c’era stato un 40 per cento in più di richieste di soccorso rispetto al 2019 e, a sensazione, nel 2021 verrà riconfermato lo stesso incremento, se non un aumento». «Occorre valutare l’itinerario in base a capacità e allenamento - aggiunge Ezio Marlier, presidente delle guide alpine della nostra regione. «Spesso tanti interventi per soccorrere persone illese sono dovuti al loro sfinimento. Non bisogna dare per scontato che i soccorsi arrivino: in caso di pioggia o vento, può capitare che l’elicottero non riesca ad atterrare e che si debba passare la notte a 4.000 metri». Le 3 raccomandazioni principali di Paolo Comune ed Ezio Marlier restano: avere attrezzatura alpinistica con scarpe adeguate al ghiacciaio, ramponi e corde («Non bisogna mai andare slegati, non conta tanto cosa vai a fare, ma come»), lasciare detto dove si va e su quale sentiero, e quando si allerta il Sav indicare la regione e la montagna in cui ci si trova. A volte, nelle zone di confine, la chiamata finisce in una regione diversa da quella in cui si è e questo rallenta l’intervento di soccorso.

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