Green pass nelle aziende e sui luoghi di lavoro Si scalda il dibattito sulle possibili sanzioni

Green pass nelle aziende e sui luoghi di lavoro Si scalda il dibattito sulle possibili sanzioni
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«Il ricorso al Green pass obbligatorio nelle scuole e nelle università è un atto fortemente discriminatorio: non accettiamo penalizzazioni per i lavoratori e scarichi di responsabilità sui dirigenti scolastici e, soprattutto, riteniamo che i tamponi dovranno essere gratuiti per studenti e lavoratori». E' quanto sostiene il sindacato Flc Cgil in una nota sull'avvio dell'anno scolastico 2021-2022.

«Non è pensabile, - prosegue il sindacato - come prospetta l'assessore Luciano Caveri con un tweet, che sia giusto che i lavoratori si paghino i tamponi. Alla scuola non servono misure sanzionatorie, ma un potenziamento delle scarse risorse messe in campo per affrontare la riapertura di settembre».

«Non capisco l'ostilità che parte del sindacato, come il leader della Cgil Maurizio Landini, manifesta nei confronti di chi deve essere sanzionato se non ottiene il Green pass, e dunque non si vaccina, per adoperarlo laddove è stato previsto dal governo Draghi». E’ la replica dell’assessore Luciano Caveri, che parla di «Confusione fatta propria dalla Cgil anche sul piano locale nella scia della segreteria nazionale» e si chiede «Chissà dov'era Landini quando Conte e Speranza con decreti notturni e nessuna legge ci chiudevano in casa».

Dal canto suo sul tema del Green pass nelle aziende la segretaria regionale della Cgil, Vilma Gaillard, afferma: «Rendere obbligatorio il Green pass nelle aziende e nei luoghi di lavoro deve essere una decisione del Governo, di cui se ne deve prendere la totale responsabilità. La Cgil lo dice da tempo sia a livello nazionale che regionale, salute e sicurezza ai primi posti.

Oggi si discute di come continuare a garantire salute e sicurezza in una fase diversa della pandemia, nella stagione dei vaccini. Proprio per le cose fin qui dette, se il Governo ha valide ragioni, sulla base di dati tecnici e scientifici, per rendere obbligatorio l’esibizione del Green pass anche nei luoghi di lavoro, riteniamo debba assumersi la responsabilità di fare un provvedimento legislativo. Non vogliamo però sentire parlare di demansionamenti, né riduzione del salario, né tanto meno licenziamenti, questioni che non hanno nulla a che vedere con la salute e la sicurezza sul lavoro. Così come, se si arriverà all’obbligo del passaporto verde per accedere ai luoghi di lavoro, significa vaccino o tampone ogni due giorni, il tampone non può essere a carico dei lavoratori e delle lavoratrici. Non comprendiamo le accuse di “mancanza di lucidità “o peggio di incoerenza da parte del nostro sindacato su questo argomento o ancora peggio la fregola di farci passare a tutti i costi come coloro che danno assist ai no vax, non è così la Cgil non è mai stata no vax. Le leggi vengono fatte dai Governi. Il sindacato si occupa di lavoro e dei lavoratori».

Ramira Bizzotto, segretaria generale della Uil, dichiara: «Il Green pass è uno strumento che deve essere utilizzato, quello che non è giusto è che le aziende debbano fare i controllori e con rischio di sanzioni. I controlli devono essere promossi dagli organismi preposti. Per i lavoratori è una questione delicata, in quanto chi non è vaccinato rischia di stare a casa senza stipendio. E’ evidente che la campagna per le vaccinazioni è stata gestita male creando confusione e diffidenza, e molte persone si sentono come cavie. Ciò di cui abbiamo bisogno tutti è chiarezza e sincerità, e che questo non diventi un business sulla pelle delle persone».

Da parte sua Jean Dondeynaz, segretario regionale Cisl afferma che «Sicuramente non si può far ricadere sulle relazioni sindacali una questione che deve essere disciplinata dalla legge. Siamo in un contesto in cui tutti decidono e tutti danno una loro interpretazione, è un esempio illuminante la questione dei ristoranti: non puoi far ricadere sugli esercenti la vigilanza. Molto semplicemente, sono tutte problematiche da regolamentare».

«Il tema non è “Green pass sì o Green pass no”. - dichiara invece Claudio Albertinelli segretario generale del Savt - Il problema è se tutti quanti vogliono provare a fare qualcosa di concreto per uscire da questa situazione pandemica. In merito al dibattito sul Green pass abbiamo chiesto che fossero forniti dati corretti in merito all'incidenza della campagna vaccinale sull'andamento dei contagi. Nei giorni scorsi l'Istituto Superiore della Sanità ha pubblicato uno studio che dimostra che i morti per Covid da febbraio a luglio per il 99 per cento non avevano completato il ciclo vaccinale. Dopo pochi giorni sempre l'ISS ha pubblicato una serie di risposte che chiariscono i dubbi, tutti legittimi, che continuano a circolare sui rischi legati ai vaccini. Al momento è evidente come il vaccino stia dando le risposte attese nella lotta contro il virus. Il Green pass è uno strumento che può permettere anche ai più dubbiosi di potere ancora prendere tempo, visto che se una persona per il momento non vuole vaccinarsi può risolvere il problema con il tampone. In questo senso è auspicabile che possano essere utilizzati e messi a disposizione il prima possibile, anche da parte dei datori di lavoro, i tamponi salivari, che sono sicuramente meno invasivi rispetto a quelli attualmente in uso. In merito alle annunciate sanzioni per i lavoratori è fondamentale che si trovino le giuste modalità di agire al fine di evitarle e che si dia la possibilità a tutti di mettersi in regola con i giusti modi e i giusti tempi. Non sarebbe assolutamente accettabile che il Green pass diventi uno strumento punitivo, al contrario deve essere un ulteriore momento di sensibilizzazione nella lotta contro il virus. Esattamente come si sta facendo per il personale sanitario. Nello specifico, tra l'altro, è stata imposta la vaccinazione e non richiesto il solo Green pass, pena il cambio di mansione o la sospensione dal lavoro. E mi sembra di ricordare che non vi siano state delle grandi levate di scudi contro questa decisione. Anche perchè il percorso utilizzato ha comunque permesso fino ad oggi di non avere avuto, almeno in Valle d'Aosta, nessuna conseguenza diretta sui lavoratori, visto che è stata data loro la possibilità di mettersi in regola. Quello che è di tutta evidenza è che il Governo non aiuta a infondere fiducia e a fare chiarezza nelle persone visto che assume decisioni che sono a volte schizzofreniche e spesso in contrasto tra loro. Al contrario, in un momento delicato come questo, sarebbe importante che chi è chiamato a gestire la situazione dimostrasse di avere le idee molto chiare e che agisse di conseguenza».

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