Casinò, la rabbia della politica dopo la sentenza della Corte dei Conti

Casinò, la rabbia della politica dopo la sentenza della Corte dei Conti
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A una settimana di distanza dalla sentenza d’Appello della Corte dei Conti sui finanziamenti regionali al Casinò - che ha condannato 18 tra attuali ed ex amministratori pubblici regionali per il voto espresso il 23 ottobre 2014 in Consiglio Valle sulla delibera di ricapitalizzazione della Casa da gioco di Saint-Vincent - la politica è ancora sotto choc.

I risarcimenti stabiliti

in appello dalla Corte dei Conti

Rispetto a quanto deciso nel primo grado di giudizio, sono stati ridotti i risarcimenti dovuti alla Regione dai condannati: da 30 milioni si è scesi a 16. In particolare, Augusto Rollandin, Mauro Baccega ed Ego Perron sono chiamati a rifondere 2,4 milioni di euro a testa (contro i 4 milioni e 500mila del primo grado). 586.666 euro, poi, il risarcimento disposto a carico di Aurelio Marguerettaz e Marco Viérin (era, in origine, di 3 milioni di euro). Stessa cifra per gli altri 13 amministratori di oggi e ieri, che dovranno versare all’amministrazione regionale 586.666 mila euro a testa (anziché 807mila). Si tratta di Luca Bianchi, Stefano Borrello, Joël Farcoz, David Follien, Antonio Fosson, Giuseppe Isabellon, Leonardo La Torre, André Lanièce, Pierluigi Marquis, Marilena Péaquin, Claudio Restano, Emily Rini e Renzo Testolin.

La sentenza d’appello - che costituisce il grado di giudizio conclusivo nelle cause contabili - rende, inoltre, definitive le assoluzioni già pronunciate dai magistrati della Sezione giurisdizionale della Valle d’Aosta nei confronti dei 3 ex componenti del Consiglio Valle Albert Lanièce, Raimondo Davide Donzel ed Ennio Pastoret, nonché del dirigente regionale Peter Bieler. Sulla sindacabilità della scelta, compiuta all’epoca dai singoli consiglieri, la terza sezione centrale d’Appello guidata dal presidente Luciano Calamaro osserva come la Corte dei Conti «Può e deve verificare la compatibilità delle scelte amministrative con i fini dell’ente pubblico, partendo dalla verifica dei criteri di economicità ed efficacia che assumono rilevanza non sul piano della opportunità, ma su quelli della legittimità dell’azione amministrativa e consentono, in sede giurisdizionale, un sindacato di ragionevolezza sulle scelte dell’Amministrazione, onde evitare la deviazione di queste ultime dai fini istituzionali». Secondo i magistrati contabili «I consiglieri regionali che hanno deliberato l’aumento di capitale erano pienamente coscienti della situazione finanziaria della società, del suo continuo peggioramento, nonostante i finanziamenti erogati nel 2012 (30 milioni di euro) e nel 2013 (10 milioni di euro, delle criticità del bilancio nel quale erano state allocate indebitamente imposta anticipate».

Il rebus delle assicurazioni per evitare l’incompatibilitàA rischiare di dover abbandonare il Consiglio Valle se non salderanno gli importi richiesti sono Pour l’Autonomie Augusto Rollandin e Mauro Baccega, per l’UV Renzo Testolin e Aurelio Marguerettaz, per Alliance Valdôtaine - Stella Alpina Pierluigi Marquis e per Vallée d’Aoste Unie Claudio Restano. Visto il sequestro conservativo a loro carico, scattato all’inizio del procedimento, dovrà ora essere avviato, così come previsto dalla sentenza, il pignoramento dei beni e depositi “congelati”. Rischia però di non bastare, perché gli importi “bloccati” non raggiungono per ognuno quanto stabilito dalla sentenza d’appello. Perciò andranno pretese le eccedenze. La legge regionale numero 20 del 2007, stabilisce l’incompatibilità con la carica di consigliere regionale di coloro che «Hanno lite pendente con la Regione in quanto parte di provvedimento conseguente o promosso a seguito di un giudizio definito con sentenza passata in giudicato» nonché di quanti «Avendo un debito liquido ed esigibile verso la Regione sono stati legalmente messi in mora», situazione in cui potrebbe trovarsi chi non riuscisse a versare, appunto, eventuali eccedenze. Il Presidente del Consiglio Valle, in attuazione della stessa legge, dovrà invitare gli interessati a «Rimuovere le cause di ineleggibilità o di incompatibilità sopravvenute», entro «10 giorni dalla data di ricevimento della contestazione». Il pignoramento ha tempi tecnici di mesi, non si concluderebbe in tempo utile e non risolverebbe comunque l’aspetto di eventuali somme ulteriormente dovute.

Per essere sicuri di restare al loro posto i consiglieri sotto scacco ricorreranno a un’assicurazione che avevano stipulato a suo tempo proprio per proteggersi da simili eventualità, ma non tutti sono coperti adeguatamente, perché i massimali sono diversi. Inoltre si dovrà vedere se le assicurazioni pagheranno e, in tal caso, se verseranno il denaro in tempo utile per evitare che scatti l’incompatibilità. Diversamente, i consiglieri in difficoltà dovranno reperire in altro modo le somme richieste, magari indebitandosi. Se i consiglieri condannati dovessero lasciare le poltrone, al loro posto entrerebbero i primi 2 esclusi dalla lista Pour l’Autonomie Gian Carlo Stevenin e Giovanni Domenico Aloisi, dell’Uv Cristina Machet e Diego Bovard, l’esclusa Luisa Trione per Alliance Valdôtaine - Stella alpina e Jean-Claude Daudry per Vallée d’Aoste Unie.

Stella Alpina: «Invasione

di campo dei giudici»
«Un pericoloso precedente». È quanto sostiene in una nota Stella Alpina, secondo cui la decisione della magistratura contabile «Mina dalle fondamenta il ruolo politico di qualsivoglia eletto in un'assemblea rappresentativa, a qualsiasi livello, considerato che, per la prima volta in Italia, un giudice entra nel merito di una scelta politica adottata da un'intera maggioranza regionale, su mandato espressamente politico e peraltro supportata da pareri tecnici la cui legittimità non è mai stata contestata, né dalla Procura regionale nel giudizio di primo grado né dalla Procura generale in secondo grado». Esprimendo piena solidarietà ai condannati, Stella Alpina evidenzia che «La Casa da gioco valdostana è ancora operativa, ma quello che più ci preme ora sottolineare, a nostro avviso, è l'evidente invasione di campo operata dai giudici, motivo per cui proporremo al Consiglio regionale di attivarsi anche presso il Presidente della Repubblica quale Capo dello Stato e garante della Costituzione e, dunque, pure del nostro Statuto speciale». Lo sfogo di Leonardo La Torre:

«Autonomia commissariata»

Non usa mezzi termini neppure l’ex consigliere regionale Leonardo La Torre - tra i condannati - secondo cui «È una sentenza profondamente ingiusta che commissaria la Regione autonoma Valle d’Aosta e di fatto annulla la possibilità di fare scelte in autonomia e investimenti sul territorio. La decisione politica passa in secondo piano rispetto alla valutazione amministrativa: chi si prenderà, dopo tutto ciò, la responsabilità di ricostituire i capitali sociali delle partecipate che sono in passivo? Aggiungo che oggi il Casinò è ancora operativo solo grazie a quel famoso voto in Consiglio Valle per la ricostituzione del capitale sociale. Altrimenti il Codice civile avrebbe obbligato a portare i libri contabili in Tribunale. E la Casa da gioco non significa solo 800 posti di lavoro ma anche l’indotto che gravita attorno a esso. Alle critiche di Adu (vedi articolo a destra) rispondo che allora si prendano loro la responsabilità di chiudere il Casinò. Però mi chiedo: se abbiamo salvato la Casa da gioco, perché condannarci? E se abbiamo sbagliato, allora perché continuate a tenerlo aperto?».

Alliance Valdôtaine:

«Necessaria una riflessione»

In una nota Alliance Valdôtaine, esprimendo solidarietà ai 18 amministratori condannati, osserva che «La pesante sentenza d’Appello della Corte dei Conti sul finanziamento al Casinò obbliga tutta la politica valdostana a fare una riflessione profonda sul ruolo e sulla portata delle responsabilità che comporta la carica di consigliere regionale, perché è evidente che una richiesta di risarcimento così elevata creerà un precedente di assoluto rilievo, che condizionerà negativamente, sul piano operativo, il lavoro degli eletti e le future scelte politico-amministrative, anche quelle potenzialmente strategiche per il futuro della nostra Regione». .

Pour l’Autonomie: «Necessario un Consiglio straordinario»

Secondo il movimento Pour l'Autonomie la sentenza sui finanziamenti al Casinò di Saint-Vincent «Rappresenta un grave attacco all'istituzione del Consiglio regionale della Regione Autonoma Valle d'Aosta. è paradossale che gli amministratori che con una deliberazione di Consiglio hanno permesso di sostenere un'importante patrimonio della nostra regione, il quale ancora oggi è fonte di reddito diretta e indiretta per molti valdostani, si trovino oggi a dover rispondere con il loro patrimonio di queste scelte». Pour l'Autonomie nell'analizzare la sentenza «Crede sia necessario procedere quanto prima alla convocazione straordinaria di un Consiglio regionale che tratti questo tema».

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