La difficile convivenza tra i bikers e la montagna Gli esperti: “Tutti dobbiamo usare il buon senso”
La regolamentazione dell’uso della mountain bike in montagna ritorna periodicamente alla ribalta delle cronache. Il tema si è ripresentato con la recente richiesta di un’apposita legge da parte del sindaco di Valtournenche Jean-Antoine Maquignaz seguita dal divieto alla circolazione delle due ruote da parte del Comune di Courmayeur lungo alcuni sentieri della Val Sapin e della Val Veny. La chiave restrittiva di questo provvedimento è stata però ribaltata dall’ordinanza del vice sindaco di La Thuile Nicolas Praz, nella quale si privilegia l’uso delle mountain bike a scapito delle attività di pascolo oltre che nel bike park della località della Valdigne anche sui sentieri del vallone per il Colle Chavannes e per La Theraz-Plan Praz.
Il tema è stato affrontato sia da associazioni interessate al ciclo escursionismo sia dai professionisti della mountain bike. “Innanzitutto è doveroso un distinguo tra La Thuile, dove sono interessati i percorsi creati appositamente per le mountain bike a protezione del bike park, dalla situazione di Courmayeur. - sottolinea Daniele Hérin, presidente dell’associazione valdostana maestri di mountain bike - Lì la decisione, che è stata presa senza averci consultato, di vietare il transito alle bici su parte del Tour du Mont Blanc avrà ricadute economiche e di immagine. Abbiamo già chiesto che si intervenga per cercare una soluzione che possa soddisfare le esigenze e gli interessi di tutti e allo stesso tempo tutelare gli amministratori di Comuni e gestori di attività private. In altre regioni alpine si sono trovati accordi per condividere i percorsi e da parte nostra abbiamo suggerito che i tubi dell’acqua siano messi trasversalmente ai sentieri, e non di sbieco, così come i i recinti elettrificati per i pascoli”.
Che una regolamentazione senza concertazione e confronto tra le parti non vada bene è anche il parere di Pier Mauro Reboulaz, presidente del Cai Valle d’Aosta che conta tra le sua fila molti cicloescursionisti. “Andare sui sentieri con le biciclette non è necessariamente da vietare, anche se secondo noi i sentieri sono prioritariamente per i pedoni e chi ci va in bici deve essere cosciente che potrebbe arrecare danni ad altri e pure ai tracciati. Con la giusta tecnica e velocità di discesa, senza “sgommare”, anche il sentiero è salvo. Per altro sulle strade poderali si vedono gruppi di pedoni che camminano occupando tutta la carreggiata. E’ una questione di convivenza e buon senso”.
Secondo Pietro Giglio, presidente di Fiab Aosta à Vélo (Federazione italiana ambiente e bicicletta) il cicloescursionismo in montagna va praticato nel rispetto della natura, delle attività rurali e turistiche, promuovendo la cultura di un uso della mountain bike che superi i concetti di competizione, di velocità e di spettacolarità. “L’uso della mountain bike, culturalmente indirizzato, può essere di stimolo per un turismo sostenibile meglio di uno strumento legislativo che rischia di costringerlo tra norme di dubbia applicabilità e di difficile verifica. Come associazione siamo a disposizione per collaborare a promuovere attività educative e incontri con i turisti e anche con le scuole”, conclude Pietro Giglio.