Dopo la Mostra-concorso aprirà l’Atelier des metiers in attesa della Foire d’été che si terrà sabato 7 agosto

Dopo la Mostra-concorso aprirà l’Atelier des metiers in attesa della Foire d’été che si terrà sabato 7 agosto
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Inaugurata sabato scorso, 24 luglio, la 68esima Mostra-concorso nella tensostruttura in piazza Chanoux ad Aosta si concluderà domani, domenica 1° agosto, ed è visitabile dalle 10 alle 22.30. L'Atelier des metiers, dedicato ai professionisti, si terrà da giovedì 5 a domenica 8 agosto, dalle 10 alle 20.30, sempre nella tensostruttura allestita in piazza Chanoux. Per l’ingresso verrà richiesto il Green pass. La Foire d'été, a ingresso libero, è in calendario sabato 7 agosto nel centro storico, con la presenza degli artigiani, dalle 10 alle 18. Per ragioni legate alla pandemia non ci saranno attività collaterali come dimostrazioni di lavorazioni artigianali dal vivo o l’esibizione di gruppi musicali.

In merito alla Mostra-Concorso, il presidente della giuria Enrico Tognan commenta: «Sono arrivati tanti pezzi originali anche quest'anno. Dopo la prima impressione, dovuta allo stupore provocato da alcune interpretazioni davvero molto personali, abbiamo applicato i criteri concordati. In particolare, abbiamo pensato all'impatto che i pezzi avrebbero avuto sui visitatori e a quanto avrebbero potuto essere capiti anche da un turista di passaggio».

I temi proposti per questa edizione sono particolarmente legati alla tradizione e alla ricerca storica. Per interpretare lo fléyé, tradizionale bastone per battere il grano, Dante Marquet , risultato primo davanti ad Enrico Chenal e Romano Hugonin, si è ispirato ai ricordi d'infanzia e ha cercato nomi e proporzioni corretti. «Mio papà Avio, che era anche scultore, voleva che imparassimo ad usare gli attrezzi agricoli di tradizione. - racconta Dante Marquet - Così ho utilizzato il fléyé quando ero ragazzino. Per realizzare il pezzo per il concorso, ho fatto una ricerca storica e parlato con le persone che l'avevano adoperato. Ne ho anche recuperato 2 esemplari appartenuti a mio padre. La lunghezza del bastone doveva essere proporzionata all'altezza della persona che lo usava, se no veniva mal di schiena. La leima, il manico lungo, deve essere il doppio della verdze che batte. La parte in cuoio si chiama bouégno, perché ricorda un orecchio, la correggia è coreia, e poi ci sono la vis, vite, e il fi d'artchà, filo di ferro che rinforza l'estremità del manico. La leima si dovrebbe ricavare da un legno non segato ma spaccato, per non rischiare di spezzare la vena del legno, evitando anche spine e possibili rotture».

Il tema per le lavorazioni in ferro battuto era il "tosta orzo-caffè, tipo a padella con elica interna", il primo premio è stato assegnato all'Associazione En-Fer e il secondo a Livio Mognol. Gli astucci porta scalpello, in pelle e cuoio, sono spesso decorati con immagini e colori: un galletto orna la chiusura del lavoro di Agostina Perrone, primo premio, mentre la scacchiera è il motivo scelto dal secondo premiato Nicolò Freni. Per gli oggetti in vannerie il tema del "cestino per questua con manico" vede premiati Giorgio Cornaz, Rosa Virgillito e Marco Marconi. Tra le costruzioni in miniatura è premiato lo "scorcio di ambiente alpino" di Piero Enrietti.

Sono molte le interpretazioni della "culla per le bambole", nella Sezione giocatori, dove il primo premio va a Lorenzo Di Centa, il secondo alla Falegnameria Alleyson Luca e il terzo a Giorgio Carlo Broglio. Ci sono anche altri pezzi molto particolari, come la culla a forma di "Stregatto", da "Alice nel paese delle meraviglie", di Jean Gadin, o quella con luna e stelle intagliate e una copertina in canapa di Luca Grigoletto che spiega: «Ho scelto un tronco in noce che aveva una parte scura e una chiara, in contrasto come il giorno e la notte, mi sembrava adatto ad una culla». La teiera in rame premiata è quella di Massimiliano Guglielmetti, una delle 2 sole in esposizione, mentre l'architrave di finestra in pietra locale vede assegnato il primo premio a Cesare Bottan e il secondo a Claudio Ferrari. La libreria ritenuta migliore è quella della Falegnameria Concetto legno di Chapellu Flavio e Oreiller Didier. Il secondo premio è assegnato a Jonatha Gerbore, che ha giocato su piani inclinati ed essenze di colore contrastante, al contrario delle linee pulite di Flavio Chapellu, che riferisce: «Ho scelto una frassino olivato, per le sue venature, che ho verniciato solo nei supporti verticali. Di solito presentavo oggetti più elaborati, ma quest'anno ho voluto un mobile semplice, quasi di design».

La Sezione più d'impatto, per la scelta della lavorazione e per i materiali ed i colori impiegati, è quella dell'intaglio decorativo, che aveva per tema la cassetta delle lettere. «La mia cassetta è forse troppo ricca e decorata per essere esposta all'esterno. - ammette il primo premio Liliano Savoye - C'è voluto più di un mese per la piegatura a caldo del legno di noce, la preparazione della porticina e la decorazione a punta di coltello. Anche la serratura è in legno, l'unico materiale diverso è la molla presa da una biro». Legno e pietra ollare sono i materiali selezionati da Roberto Zavattaro, secondo premio, di cui si riconoscono i richiami simbolici nella decorazione. «Ho voluto richiamare la tradizione valdostana. - evidenzia Roberto Zavattaro - La croce per la religiosità, il cuore per l'amore per la famiglia e la casa, il piccolo rosone in pietra per richiamare il sole e i fiori come segni propiziatori. Cardini, cerniere e chiusura sono in legno, con i fori per vedere se è arrivata posta». Il terzo premiato è Rino Collé, con una cassetta interamente in pietra che precisa: «Può essere appoggiata o appesa, di sicuro non si rovina se messa all'esterno». Lascia un po' di delusione il tema dato per gli oggetti torniti, la piantana porta asciugamani che ricalca spesso lo stesso modello, a volte con elementi non del tutto precisi. I premiati ci sono comunque e sono, dal primo al terzo, Giuseppe Martoccia, Joël Fusinaz e Les Tourneurs de la basse Vallée. Gli oggetti premiati sono spesso mescolati agli altri selezionati e, girando nel padiglione rigorosamente a senso unico, si scoprono interpretazioni nuove. Il sacchetto portapane in chanvre di Champorcher ha dimensioni e decorazioni diverse, i premi vanno a Felicina Colliard e, al secondo posto, per Lou Dzeut Società Cooperativa ad Annamaria Bacolla e Marilena Zurletti. Sono raffinate, con merletti in dentelle di Cogne, i tappeti copritavolo: premiati quello di Les dentellières di Cogne Nella Blanc e Annamaria Rosset e, al secondo posto, il lavoro di Lea Berard, ma meritano tutti di essere ammirati, così come le coperte in drap di Valgrisenche, colorate e con disegni che richiamano la montagna. In questo caso i premi vanno a Les Tisserands, il primo a "Filo d'oro" di Luana Usel e il secondo a "Zona arancione" di Emy Maguet, ma sono d'impatto anche "Albero fiamma" e lo stambecco su uno sfondo di vette in "Dormire in Paradiso", sempre delle 2 artigiane.

Infine per le pantofole, pioun o sock è premiata Luciana Ferraris di D'Socka Società Cooperativa. Sono esposti i lavori però non c'è nessun premiato per la categoria "fiori in legno".

Il tema che accomuna le altre categorie in concorso è "La solidarietà dei popoli di montagna", mentre "Solidarietà" più in generale caratterizza la sezione fuori concorso dei manufatti “ARTernativi”. Per la categoria oro è premiato ed esposto soltanto il ciondolo di Laura Giuffré, così come per il vetro lavorato di "Comanufatto" di Corinne Pellissier. Le sculture in bassorilievo sono molte, alcuni di artigiani che hanno presentato anche altri lavori, ma l'unico premiato è Gianfranco Anzola, mentre nel tuttotondo il primo premio va a Enzo Viérin. «Il titolo che ho dato è "(R)esistere assieme". - così Enzo Viérin descrive la sua opera, in legno ma attraversata da una pietra, su cui si arrampicano gli scalatori - Avevo una vecchia catasta di ceppi e, scegliendo quali bruciare, ho trovato questo pezzo in cui l'albero è cresciuto attorno alla pietra. Vi ho letto una analogia con il tema della Mostra-concorso: l'albero ha protetto la pietra, che ora salva il tronco dalle fiamme, come in una solidarietà tra materiali». Accanto a quella di Enzo Viérin è la scultura di Tommaso Malaspina, che racconta una storia vera: «Nelle veillà al Petit Cré di Sarre, mentre si faceva la grappa con l'alambicco, si raccontavano storie del tempo di guerra e ne ho voluta rappresentare una. Durante le retate fasciste, la gente scappava di corsa ma c'era un uomo, Santo Sergi, che era alto solo 1 metro e 40 centimetri e senza l'aiuto dei compagni non sarebbe riuscito a superare un muretto ed a salvarsi. Ho voluto rappresentare quel momento, per me un'emozione forte».

Per la ceramica sono diverse le opere, articolate, colorate, anche complesse da osservare per coglierne i particolari. Il primo premio va alla scala con galline e piccoli personaggi di TAC! Atelier di Chantal Godio. «I popoli di montagna sono da sempre abituati a vivere in un territorio difficile e ad affrontare i problemi con i pochi strumenti e risorse a loro disposizione. - afferma Chantal Godio - Quindi ho rappresentato degli uomini che partecipano alla raccolta delle stelle per illuminare il villaggio, utilizzando una semplice scala e dei rastrelli. L'aiuto e la solidarietà di tutti è fondamentale per portare a termine l'impresa, gente di montagna che non si tira indietro di fronte ad un lavoro duro o addirittura impossibile come la raccolta delle stelle».

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