Tornano gli archeologi a Orgères di La Thuile: l’Università di Torino collabora con gli Alpini
Sono tornati a Orgèges, tra La Thuile e il colle del Piccolo San Bernardo, gli studenti dell’Università degli Studi di Torino che partecipano all’ottava edizione del cantiere evento che dal 2014 vede la collaborazione tra il Comune di La Thuile e la facoltà di Archeologia e Storia Antica dell’ateneo piemontese per il sito archeologico che sorge a quota 1.660 metri di quota nel vallone di Chavanne. Lunedì scorso, 20 luglio, tredici aspiranti archeologi - Agnese la Torre, Paolo Battilana, Andrea Visentin, Eleonora De Flaviano, Luca Stratta, Federica Galli, Marta Zingaro, Annalisa Vigliocco, Beatrice D'Agostino, Greta Ferrero, Alice Puozzo, Davide Gazzola, Enrico Suppo e Francesco Dalle Rive - sono arrivati in Valle d’Aosta accompagnati da Chiara Lebole e Giorgio Di Gangi, gli storici responsabili del sito valdostano. Per il gruppo il lavoro continuerà fino a domenica 8 agosto, giorno della chiusura del cantiere. La novità di quest’anno è la collaborazione il Centro Addestramento Alpini, nello specifico con il colonnello Enrico Camusso e il capitano Stefano Anghilante: gli studenti, nei primi giorni di questa settimana, hanno infatti potuto partecipare a una lezione “sul campo” di topografia e toponomastica guidata dal maggiore Katia Franz. “Un’esperienza utilissima per i nostri ragazzi”, l’ha definita la curatrice del progetto Chiara Lebole, che è assistita dall’archeologo della Regione Gabriele Sartorio.
Dal 2014 sono state portate alla luce imponenti tracce degli insediamenti umani che si sono susseguiti per oltre mille e cinquecento anni. “Il villaggio alpino di Orgères si sviluppava lungo un sentiero principale delineato dal fronte degli edifici. - racconta Chiara Lebole, docente di Archeologia Cristiana e Medievale dell’Università di Torino - Sulla base delle differenti tipologie murarie riscontrate si può pensare all’esistenza di più fasi di vita comprese tra il secondo secolo dopo Cristo fino al 1.800. In età medievale questo abitato si fondava su un’economia autonoma collegata ad una prevalente attività dell’allevamento, ma la presenza di scorie di riduzione del ferro avvalora l’ipotesi di un villaggio stanziale ed autosufficiente; inoltre i chiodi da calzatura trovati in scavo, vista la posizione lungo la strada verso il passo del Piccolo San Bernardo, fanno supporre un ruolo di appoggio per i pellegrini e mercanti che affrontavano, in tutte le epoche, il valico”.