Caritas, un «mestiere» cambiato con il Covid «Siamo comunque rimasti segno di speranza»

Caritas, un «mestiere» cambiato con il Covid «Siamo comunque rimasti segno di speranza»
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La parte dell'8xmille destinato alla Chiesa Cattolica ha dato frutti nuovi e inattesi, in Valle d'Aosta, nati anche per effetto della pandemia e delle nuove povertà. A spiegarlo è il vescovo della diocesi di Aosta, monsignor Franco Lovignana: «Il principale beneficiario dell’8xmille è proprio l’intera comunità valdostana che viene raggiunta a diversi livelli su tutto il territorio - riferisce il Vescovo - dalle fasce deboli della popolazione sostenuta dalle opere della Caritas, in gran parte rese possibili proprio dall’erogazione dell’8xmille, fino agli interventi di restauro degli edifici ecclesiali». La firma sulla dichiarazione dei redditi non è quindi solo per il sostentamento del clero. «Una informazione a volte non precisa, altre volte settaria, cerca di veicolare l’idea che i beneficiari dell’8xmille siano solo i “preti” - precisa monsignor Franco Lovignana - Le cose stanno ben diversamente. Faccio un esempio: quando viene assegnato alla diocesi un contributo 8xmille per il restauro di un campanile, di una chiesa o di una cappella quel denaro non finisce nelle tasche della parrocchia, ma serve a dare lavoro a diverse imprese che impiegano operai e tecnici. Alla fine le loro famiglie sono beneficiarie anche loro di quel contributo. Inoltre la conservazione del patrimonio storico e artistico delle nostre parrocchie rende possibile anche la loro valorizzazione e fruizione in ambito di turismo culturale e religioso, fenomeno in crescita che provoca un importante indotto per la nostra regione. Gli esempi potrebbero moltiplicarsi, però credo basti quanto ho detto per far comprendere come l’8xmille ritorni moltiplicato a casa e a vantaggio di tanti, anche che forse non hanno sottoscritto per la Chiesa Cattolica. Ovviamente una quota dell’8xmille permette anche il dispiegamento delle attività pastorali che la Diocesi, le parrocchie e gli oratori svolgono durante l’anno, anche queste con ricadute formative e sociali ad ampio spettro, capaci come sono di raggiungere molte persone senza chiedere mai a nessuno la carta d’identità».

Restituzione circolare

Il grande impatto dell'8xmille è sulle attività della Caritas diocesana, che lavora a stretto contatto con chi non sa dove chiedere aiuto e a volte anche consiglio, proponendo servizi come la Tavola amica o i suoi spazi di ascolto. «E' evidente che l'arrivo della pandemia ha sorpreso tutti - commenta il direttore della Caritas Andrea Gatto - e ha creato una situazione nuova di fatica e di povertà economica per molte persone, per l'immediata e imprevista interruzione delle entrate: in particolare abbiamo osservato come si sia ritrovato in forte difficoltà chi gestiva una piccola attività commerciale - parrucchieri, estetisti, artigiani - e ha dovuto temporaneamente chiudere, pur dovendo magari far fronte alle spese di affitto del negozio e del mantenimento dell'attività. Per questo il nostro primo intervento è stato indirizzato a garantire a queste persone una entrata economica per far fronte alle spese primarie: affitto, utenze, beni di prima necessità».

Oltre all'aiuto immediato, però, si sono studiate anche soluzioni che rispettassero chi si è trovato in una situazione di necessità che si è pensato subito essere temporanea. «Ascoltando le loro fatiche e anche il loro desiderio di ripartire e non adagiarsi sui sussidi - continua Andrea Gatto - con alcune di queste persone si è pensato ad una forma di "restituzione" dell'aiuto immediato, non appena le condizioni pandemiche lo hanno permesso, attraverso l'erogazione di servizi gratuiti a persone in situazione di povertà: per fare un esempio, la parrucchiera che aveva ricevuto un aiuto immediato durante i mesi di chiusura, quando ha potuto riaprire si è resa disponibile a tagliare gratuitamente i capelli ad alcune persone in stato di grave indigenza, in una forma di restituzione circolare "moltiplicativa». Inoltre, con i fondi dell'8 per mille abbiamo potuto aiutare molte persone che si sono ritrovate senza lavoro e senza forme di sostegno al reddito, come la cassa integrazione, o che ne hanno beneficiato dopo parecchi mesi. Abbiamo pagato affitti, bollette, spese alimentari, assicurazioni auto, rate condominiali".

Dormitorio, mensa,

centro d'ascolto

Oltre a gel igienizzante e mascherina, le raccomandazioni sanitarie dovute alla pandemia hanno condizionato anche le modalità con cui la Caritas eroga i suoi servizi. «Pure i servizi di prima necessità, che da molti anni la Caritas Diocesana offre alle persone in stato di grave marginalità, si sono dovuti adattare alle misure sanitarie - aggiunge il direttore Gatto - È bene precisare in primo luogo che tutti i servizi sono rimasti aperti e in alcuni casi potenziati, adottando tutte le misure necessarie per tutelare la salute delle persone che si rivolgono a questi servizi e dei volontari che generosamente hanno proseguito il loro impegno accanto ai più poveri». I letti più distanziati e la necessità di spazi individuali nel dormitorio ha portato ad aprire una seconda sede succursale, per poter conservare il numero totale di 14 posti letto, divisi nelle due strutture di via Stévenin e di viale Gran San Bernardo. «Durante i periodi in cui siamo stati "zona rossa" entrambe le strutture sono rimaste aperte 24 ore al giorno, per pemettere alle persone accolte di restare all'interno e rispettare così le prescrizioni. - spiega Andrea Gatto - La mensa, dove ogni giorno prima della pandemia venivano a pranzare circa 50 persone, ha trasformato il suo servizio nella distribuzione di un pasto da asporto, aggiungendo oltre al pranzo anche al cena, così da offrire un sostegno alimentare più adeguato e completo. Anche questo servizio è rimasto sempre aperto, tutti i giorni della settimana, compresi i giorni festivi. Un giorno alla settimana è inoltre presente un medico volontario per incontrare, ascoltare e indirizzare le persone che hanno necessità». Anche il centro d'ascolto, all'inizio, ha dovuto convertire la disponibilità prima in un servizio telefonico, poi su appuntamento: «Sono molte le persone che si sono rivolte a noi per la prima volta a causa della pandemia - spiega il direttore G atto - Il centro d'ascolto, dopo alcuni colloqui di conoscenza e di approfondimento delle situazioni, può offrire accompagnamento psicologico, sostegno economico, orientamento». Invece, l'attività di raccolta e recupero di abiti e mobili ha dovuto inizialmente essere sospesa, ma ha poi ripreso con regolarità, ampliando gli orari di apertura del servizio dal lunedì al venerdì dalle 8.30 alle 12 e il martedì anche dalle 14.30 alle 18. «È evidente che tutti gli adeguamenti hanno comportato anche per noi nuove spese e nuovi sforzi, - conclude Andrea Gatto - però credo di poter dire che siamo riusciti a continuare a essere segno di speranza per tanti in questo tempo così faticoso e incerto».

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