La stagione turistica non decolla Si beve meno birra rispetto al 2020
La situazione è migliorata però non è ancora tornata ai numeri del periodo pre-pandemia, soprattutto in Valle d’Aosta, dove fino a qualche giorno fa si risenteva ancora di un meteo non favorevole e della mancanza dei turisti stranieri. E’ questo il leit motiv tra i birrifici che producono o vendono nella nostra regione, e dove si nota una minore propensione al consumo con una preoccupazione strisciante per le nuove possibili restrizioni a partire dall’autunno.
Il calo durante i lockdown ha interessato tutti i birrifici, con percentuali fino al novanta per cento. Trattandosi perlopiù di piccole aziende locali, che hanno come principale sbocco il mercato territoriale e non hanno la potenza di un marchio nazionale, normalmente non vengono distribuiti nella grande distribuzione, bensì nel canale Ho.Re.Ca. (Hotellerie, Restaurant, Café) o nelle enoteche specializzate su prodotti del territorio.
Unica eccezione è il Birrificio Metzger di Torino, marchio italiano nato nel 1848 (impianto da 20 ettolitri, cantina da 240 ettolitri) che, come riferisce l’amministratore unico Enrico Falda, dopo aver constatato che «Gli unici consumi sono stati quelli relativi alla Gdo» è passato a rifornire, oltre alla catena Borello di Torino, altre sei catene di supermercati, tutte nell’area di Torino e nel Nord-Ovest e tra queste Gros Cidac in Valle d’Aosta. «Da giugno c’è stata una ripresa, perché si è potuto nuovamente uscire la sera, però ci rendiamo conto che i volumi non seguono questo trend», precisa Enrico Falda. «Si è abbasato molto lo scontrino medio. La gente esce di meno ed è più attenta a dove e a quanto spendere. I locali sono pieni di giovani, che sono il target che spende di meno. Ai livelli pre-Covid non si tornerà fino alla prossima primavera-estate. In più, si sta già parlando di nuove restrizioni a partire dall’autunno. I consumi Ho.Re.Ca. sono rallentati. Siamo in linea con giugno-luglio 2020, però al meno 45 per cento rispetto ai consumi normali».
L’exploit turistico dell’estate scorsa quest’anno non si sta ripetendo. E il consumo di birre riflette questa tendenza. Ne è convinto Simone Clerin, rappresentante e amministratore di Caves Janin (marchio di birra La Vallaise), distributore di vini, distillati e soft drink in tutta la regione, brew firma che affida le proprie ricette a birrifici esterni: «Rispetto al niente del lockdown stiamo vendendo, però meno del 2020, che è andato molto bene per tutti. Poiché siamo nati a gennaio 2019, abbiamo avuto una sola estate pre-Covid, nella quale però il nostro marchio non era ancora conosciuto. Ora il brand è noto e stiamo raccogliendo i primi frutti di una campagna pubblicitaria, però siamo comunque al meno 20 per cento rispetto all’estate scorsa. Non è un problema solo nostro, mancano gli stranieri, che di solito spendono di più e sono più propensi a provare una birra artigianale del posto, consigliata dal barista, anche se costa un po’ di più». Una novità è il sito internet www.lavallaise.it, per il momento solo vetrina, e-commerce dall’autunno.
Avverte la mancanza di turisti stranieri anche Laurent Miozzi, titolare insieme a Didier e Rhemy Miozzi del brand Les Bières des Salasses di Chez Drink: «Le vendite sono ripartite, più o meno come nell’estate 2020, però si nota l’assenza di target alto-spendenti, quel turismo ricco che va a pranzo e a cena al ristorante. Per paura di quello che succederà da settembre in poi, abbiamo più ordini ravvicinati per quantità inferiori. Giugno era partito in sordina. Quel po’ di fiducia che si era creata a luglio si sta perdendo in vista di agosto e ancor di più dell’autunno. Le ultime notizie sul rialzo dei contagi fanno temere un ritorno in zona gialla, con conseguente chiusura alle 18 dei locali. La birra è un prodotto più serale che diurno. Forse ha influito anche il fatto che la Valle d’Aosta sia stata l’ultima regione a tornare bianca. Se l’anno scorso gli italiani non si sono fidati a varcare i confini nazionali, quest’anno in molti hanno scelto la vacanza all’estero. Ma non vedo altrettanti stranieri qui».
«Per via del meteo pessimo è come se l’estate non fosse ancora iniziata in Valle d’Aosta» aggiunge Marco Xausa, responsabile commerciale del birrificio Chaco srl (marchio Les Bières du Grand St. Bernard), di cui sono soci lavoratori Rémy Charbonnier e Stefano Collé e che ha 8 dipendenti. «La libera circolazione c’è, però il turismo straniero registra presenze minori. Perfino tra Svizzera e Italia il traffico è nettamente più basso. L’attività è ripartita però siamo lontani dai volumi pre-Covid e anche dalla ripartenza esplosiva dell’estate 2020. Anche le manifestazioni, che per noi equivalgono a una buona fetta di fatturato, sono quasi azzerate. La gamma di prodotti è ampia, ma invariata. Avevamo lanciato una nuova birra a Natale 2020, realizzata al 100 per cento con orzo valdostano, che rilanceremo in autunno».