“In Valle d’Aosta una sanità in sofferenza”
Il sistema sanitario valdostano è in sofferenza. E’ quanto emerge dall’indagine dell’Ires - Istituto Ricerche Socio Economiche del Piemonte e presentato dal sindacato dei pensionati della Cgil Valle d’Aosta mercoledì scorso, 14 luglio. «L’ospedale non è all’altezza delle richieste del territorio e si è visto anche durante la pandemia. - ha detto il segretario dello Spi Domenico Falcomatà - Servono più strutture territoriali, bisogna lavorare sulla prevenzione ma per gli esami occorrono tempi biblici. La politica deve ragionare sul rapporto tra quanto la Valle d’Aosta stanzia per la salute di ogni cittadino e la qualità bassa del servizio sul territorio». «Abbiamo una percentuale molto alta, il 45 per cento, di “codice bianco” in pronto soccorso, vale a dire di casi non urgenti e risolvibili in altro modo. - ha rincarto la dose a la segretaria generale della Cgil Valle d’Aosta Vilma Gaillard - Questo accade perché gli stessi medici di base preferiscono mandare i pazienti in pronto soccorso per un consulto».
L’indagine è stata presentata da Francesco Montemurro, direttore dell’Ires Morosini di Torino. «Abbiamo elaborato i questionari inviati a coloro che abbiamo chiamato testimoni privilegiati - ha spiegato - In tutto sono state mandate 25 interviste e hanno risposto una decina di persone. Non è un numero elevato, ma vista la popolazione valdostana lo consideriamo sufficiente e abbiamo ragionato sulla qualità delle risposte, spesso articolate». «La nostra indagine si basa sull’analisi di dati quantitativi presi da risorse pubbliche - ha continuato Francesco Montemurro - che abbiamo messo a confronto con la situazione delle province autonome di Trento e Bolzano, La Valle d’Aosta è una piccola regione che offre per tradizione una buona qualità della vita ma un giudizio più appropriato va dato in base ad alcuni parametri: le risorse pubbliche disponibili, che evidenziano una eccessiva dipendenza del sistema sanitario dall'amministrazione pubblica; i giudizi espressi negli ultimi 2 decenni da Corte dei Conti e Magistratura ordinaria sui livelli essenziali, giudizi in larga parte negativi sull’operato del ceto politico, che sottolinea una presenza massiccia di illegalità ai vertici; infine non va sottovalutato, e incide pesantemente sulla sanità, il fatto che questa sia elemento di forte attrazione del consenso pubblico».
Nonostante la spesa veicolata dalla Regione superi i 2.000 euro pro capite, a fronte di una media italiana di 1.875 euro, i valdostani hanno destinato circa 1.038 euro di spesa privata pro capite ai consumi sanitari. Anche la spesa per le compartecipazioni dirette dei cittadini ai costi dei farmaci e delle prestazioni è la più alta in assoluto: 90 euro pro capite). La speranza di vita alla nascita in Valle d'Aosta nel 2019 era di 82,7 anni: hanno fatto peggio solo Campania, Sicilia, Calabria e Basilicata. Nel 2020, con la pandemia da Covid-19, è scesa a 80,9 anni, la più bassa d'Italia.
Tornano alcuni argomenti già noti: la natalità molto bassa, l’aumento dei “grandi vecchi” over 85, una bassa presenza di stranieri e in generale l’indebolimento del tessuto sociale. Francesco Montemurro ha sottolineato, e Domenico Falcomatà ha condiviso, lo squilibrio tra l’offerta dei servizi ospedalieri e l’offerta assistenza territoriale negli ambulatori per visite specialistiche e diagnostiche: «Siamo di fronte ad una visione ospedalocentrica. Mancano le indagini sulla salute della popolazione, una mancata presa in carico delle criticità, scarsità di presidi territoriali e basso livello di prevenzione primaria. e quindi non si può programmare. Si potrebbero comunque creare convenzioni, ad esempio con l’Osservatorio epidemiologico. Ci sono punti di forza come il volontariato diffuso è l’elisoccorso, ma restano le emergenze principali: abuso di alcool, azzardopatie, disagio psicologico non adeguatamente affrontato, anche se sta crescendo l’attenzione verso le famiglie».