Proposte di ripartenza nel settore forestale

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La Valle a che punto è per quanto riguarda buone pratiche forestali? Cosa si può fare per un settore dal grande potenziale inespresso e che darebbe grandi opportunità di lavoro sul territorio, il cui ammodernamento consentirebbe tra l’altro l’accesso a fondi europei e nazionali rivolti alla transizione ecologica? In passato il vicino Piemonte era molto indietro rispetto alla Valle d’Aosta, oggi invece si può affermare il contrario. Ma come è stato possibile? La chiave: duro lavoro, voglia di fare, organizzazione e dialogo continuo con il mondo della ricerca e dei liberi professionisti dei Dottori Forestali mirando in modo attento gli investimenti in ricerca sviluppo per il territorio. Il ricambio generazionale e l’esperienza maturata in formazione post accademica hanno avuto un ruolo centrale oltre che attenti politiche di ascolto verso esperti e verso il settore che in molti casi sono state svincolate da interessi elettorali e non hanno avuto un particolare colore nel corso del tempo. Le azioni di seguito descritte non richiedono grandi investimenti di denaro pubblico, ma permetterebbero con piccole azioni di innescare un meccanismo virtuoso per un settore importante per la Valle. Recepimento a livello regionale del decreto legge del 3 aprile 2018, n. 34 in materia forestale ancora privo nella nostra regione di un regolamento attuativo ad hoc (senza regolamenti chiari è difficile stimolare la ripartenza), istituzione di un albo delle imprese forestali (tale da consentire che il privato chiamato ad effettuare operazioni forestali sia in possesso di requisiti minimi sia dal punto di vista della capacità tecnica sia dei mezzi per realizzare le operazioni richieste indicate dal professionista o dalla pubblica amministrazione), creazione di un consorzio forestale per la Valle d’Aosta sul modello della Valle di Susa favorite da apposite normative regionali, certificazione forestale partendo proprio dalle proprietà pubbliche (è davvero inspiegabile il fatto che al 2021 nessun bosco della Valle d’Aosta sia dotato di certificazione forestali e ambientali come Fsc o Pefc rendendo di fatto il mercato del legno confinato alla sola Valle d’Aosta o realtà locali), collaborazioni continue con il mondo della ricerca tali da consentire un rapido trasferimento tecnologico e conoscitivo consentendo un continuo sguardo sul mondo, potenziamento della filiera puntando non sulla quantità di operatori, ma sulla qualità e elevata capacità tecnica dei tecnici ad ogni livello. Oggi, infatti gran parte della selvicoltura e gestione del territorio la si effettua utilizzando satelliti e droni (con personale che segue anni di corsi ottenendo qualifiche, prima di acquistare i mezzi occorre avere un organico in grado di sfruttare a pieno le potenzialità) così come laser scanner, lidar e molti altri sensori senza naturalmente prescindere le classiche attività in campo. Queste piccole azioni ridurrebbero di molto i costi sia della manodopera che le tempistiche permettendo di ridare ossigeno ad un settore immobile oltre che offrire una gestione e monitoraggio continuo del territorio. Un dottore forestale o tecnico forestale regionale se in possesso di idonee conoscenze e strumenti acquisiti con dottorati di ricerca, specializzazioni o anni di continua formazione ed esperienza basate sul merito può eseguire l’operato che magari svolgevano una decina in passato in meno tempo e con più efficacia. Investire nel settore forestale non vuole dire spendere i soldi per tagliare il bosco e basta, ma investire sul territorio valorizzando i servizi ecosistemici, l’adattamento ai cambiamenti climatici e alla regolazione anche di possibili problematiche sanitarie e molto altro! Investire nel capitale naturale è un investimento che ha sempre un ritorno positivo a differenza di certe grandi opere. Per farlo occorre, tuttavia una visione e voglia di fare che sia al passo con il presente non avendo paura di agire facendo ciò che è necessario al bene comune e non di pochi.

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