Per la mancata apertura delle riserve di pesca perdite da 210mila euro l’anno: “Impossibile seminare pesce dopo il nuovo decreto”

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Per tutto il 2021, e non si sa fino a quando, in Valle d’Aosta non sarà possibile pescare nelle riserve a cattura gestite dal Consorzio Pesca. Il divieto riguarda sia le riserve di pesca turistiche che quelle speciali. Sono invece regolarmente aperte le riserve no kill e la pesca nelle acque libere della Dora Baltea, dei torrenti laterali e dei laghi alpini. Dal punto di vista economico, le perdite dovute alla chiusura delle riserve di pesca possono essere stimate intorno ai 210mila euro annui lordi. Lo ha detto l'assessore regionale all'Agricoltura Davide Sapinet, rispondendo in Consiglio Valle giovedì scorso, 8 luglio, a un'interpellanza di Stefano Aggravi e Dennis Brunod della Lega.

«Al momento - ha sostenuto Davide Sapinet - si ritiene che il Consorzio regionale Pesca possa far fronte economicamente alla mancata apertura delle riserve grazie ai contributi ittiogenici versati annualmente dai concessionari di derivazioni d'acqua pubblica». Stefano Aggravi ha replicato all’assessore dicendo che «se c'è una certa tranquillità per la sostenibilità del consorzio pesca, c'è preoccupazione per la pesca in Valle in generale».

«Le riserve sono chiuse - ha aggiunto l’assessore Davide Sapinet - perché il consorzio non può ripopolarle con pesce, dopo il decreto del Ministero dell'Ambiente e della Tutela del territorio che, ad aprile 2020, ha fissato per ogni Regione italiana, l'elenco delle specie ittiche autoctone e non autoctone».

Il decreto ministeriale, approvato dalla Conferenza Stato-Regioni con anche il parere tecnico favorevole del Sistema nazionale per la protezione ambientale (Snpa), definisce i criteri per la reintroduzione e il ripopolamento di specie autoctone (in biologia, la parola “autoctona” indica una specie animale che si è originata ed evoluta nel luogo in cui si trova) e i criteri per l'immissione in natura di specie non autoctone.

«Sono cresciuto pescando trote fario e iridea e un bel giorno - parole di Stefano Aggravi - apprendo che le fario e le iridee non sono più autoctone. Mi chiedo cosa passi per la testa di chi genera queste leggi. In un giorno, fario e iridee che venivano utilizzate per ripopolare fiumi e torrenti valdostani sono diventate “inquinanti” o “appestanti”».

Il nuovo consiglio di amministrazione del Consorzio Pesca - con Gianfranco Teggi nuovo presidente - ha avviato insieme alla Regione un dialogo con il Ministero per ottenere una deroga per l'immissione di pesce sterile, incapace di riprodursi in natura.

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