Chalamy, respinto il ricorso del comitato «La Valle d’Aosta non è una discarica»

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Il Tribunale amministrativo della Valle d’Aosta ha respinto il ricorso del comitato «La Valle d’Aosta non è una discarica» contro la Regione, la società Cape proprietaria della discarica Chalamy di Issogne e pure contro la società che gestisce la discarica, ovvero la Dimensione Green.

Il comitato «La Valle d’Aosta non è una discarica» chiedeva che fossero annullate tutte le delibere approvate dalle diverse Giunte regionali tra gli anni 2014 e 2021, attraverso cui era stato individuato il sito destinato alla gestione di un impianto di trattamento e riciclaggio di rifiuti inerti ed autorizzati l’esercizio e la gestione dell’impianto di smaltimento di rifiuti speciali.

La sentenza è stata pubblicata martedì scorso, 6 luglio. Secondo i giudici amministrativi Silvia La Guardia, Carlo Buonauro e Ugo De Carlo «Già dal novembre 2019 il Comitato era a conoscenza dell'esistenza e lesività degli atti impugnati, compresa l'autorizzazione rilasciata nel 2014. Il comitato aveva l'onere di proporre tempestiva impugnazione». Dunque il ricorso presentato dal comitato «La Valle d’Aosta non è una discarica» è da considerarsi «In parte irricevibile ed in parte inammissibile» perché «Da tempo intervenuta inoppugnabilità» degli atti pubblicati all'albo dell'Amministrazione regionale e per «L'eccepita tardività» del ricorso da parte del comitato.

Il comitato, sempre secondo quanto scrivono i giudici nella sentenza «Aveva l’onere di proporre tempestiva impugnazione e non può quindi essere condivisa la tesi del ricorrente che il termine di impugnazione decorresse dal 21 maggio 2020».

Non basta. Perché Il Tar della Valle d’Aosta ha accolto, invece, il ricorso delle società Dimensione Green e Cape contro la Regione che aveva annullato la deliberazione numero 187 del 17 marzo 2017 nella parte «In cui consente l’esecuzione delle opere relative alle attività finalizzate alla gestione di rifiuti speciali non pericolosi, da ammettere allo smaltimento previa caratterizzazione».

Una contesa legale che ha fatto ritardare di 1 anno e mezzo l’avvio dei lavori della discarica di Issogne per una perdita di circa 20 milioni di euro.

«Nonostante il tempo perso, e non solo - fanno sapere dalla Cape - noi siamo ancora disposti a discutere con chi ci ha dato contro. Ovvio che 1 anno e mezzo di ritardo ci ha causato delle gravi perdite. Però su questo, con una sana discussione, si potrà ragionare. Tra qualche giorno, riprendiamo il nostro percorso riprendendo la costruzione della discarica, secondo quanto previsto dai progetti e dalle varie autorizzazioni a noi concesse».

«Noi - sottolinea Alberto Arditi, amministratore delegato della Cape - cercheremo di non mettere neppure un chiodo fuori posto. Siamo coscienti di avere puntati gli occhi addosso di 13 mila persone firmatarie della petizione promossa dal comitato. Ci sarà un’attenzione particolare da parte di tutti gli organi regionali, dei privati, delle amministrazioni comunali. Quindi è nostra intenzione - ma così era anche prima dello scompiglio creato dal comitato - non commettere neanche un minimo errore. Non vogliamo assolutamente creare problemi a nessuno, tantomeno a noi stessi, con eventuali sequestri e vivere un calvario come è successo e succede per Pompiod. Il cratere della discarica è da riempire. Noi chiediamo solo di poterlo riempire come previsto dalla legge».

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