“Ristrutturare l’Ospedale è una scelta sbagliata”
I problemi attorno alla ristrutturazione dell’Ospedale regionale “Umberto Parini” di Aosta sono tanti: i ritardi sul previsto calendario dei lavori, i fondi da investire, la riorganizzazione dei reparti. Sono questi gli argomenti all’attenzione del Comitato Vallée Santé, che martedì scorso, 29 giugno, ha cominciato gli incontri sul territorio, invitando nella saletta parrocchiale della chiesa di Santo Stefano gli abitanti dell’area vicina all’ospedale. «È un impegno che già ci eravamo presi prima della pandemia. - spiega Enzo Blessent, che ha portato la voce del comitato assieme a Candido Henry, Nives Paroli, Massimo Pitassi, Patrizia Pradelli, Graziano Tacchella e Yulia Yuzvikova - Fino a pochi giorni fa non si potevano fare incontri in presenza Poi ci sono stati diversi elementi che ci hanno portato a posticipare, non ultimo le audizioni e la trattazione del tema in Consiglio Valle. Ora riproporremo un calendario di incontri sul territorio». Alcune sollecitazioni sono state raccolte, prima dell’incontro, dalle interazioni dei cittadini attraverso i social e durante la riunione sono state riportate in discussione. «Un problema che è stato sollevato riguarda il modo in cui si potrà riconvertire la struttura del “Parini” in caso di costruzione di un nuovo ospedale: - aggiunge Enzo Blessent - è un problema non reale e fuorviante: si potrebbero radunare molti degli uffici regionali attualmente sparsi per la città e dintorni con recupero delle spese di affitto (attualmente 650mila euro all’anno), riconvertire una parte in ospedale di comunità e casa della salute previste dal Recovery Plan, accogliere molte delle associazioni di volontariato».
Uno dei rimproveri alla politica riguarda la ristrutturazione annunciata è non ancora partita. «Non si sa ancora esattamente cosa è previsto dalla ristrutturazione. - dice Enzo Blessent - Nel progetto che la Regione sta seguendo ci sono ancora 2 ipotesi e non si sa quale sia stata scelta. In una c'è l'abbattimento dell'intera ala di ampliamento (dove ci sono le attuali chirurgie e sale operatorie) per far posto ad una specie di torre, in cui inserire il dipartimento materno-infantile, e nell'altra questo dipartimento viene inserito nella zona dove oggi hanno piazzato il triangolo. Il grave è che a più di 50 giorni dalla decisione del Consiglio di procedere con la ristrutturazione/ampliamento (che loro ritenevano la strada più rapida ed urgente) non si sia poi fatto nulla di concreto».
Manca il progetto definitivo che preveda la ricollocazione degli spazi sottratti dalla struttura museale incorporata nell’ospedale - hanno ancora detto i membri del Comitato durante la riunione - con rischio di favorirne una ridotta fruizione da parte dei turisti come avviene già per altri siti archeologici attuali. E poi arrivano le domande: l’accesso del Pronto Soccorso sarà spostato su via Parigi? Sarà prevista la pista di atterraggio per l’elicottero? L’attuale piastra resta o viene demolita? Saranno sufficienti gli spazi per la psichiatria, che sarebbe prevista a livello -1 della ristrutturata nuova ala più o meno sotto le attuali chirurgie e sale operatorie? «La relazione della Soprintendenza ai Beni culturali evidenzia la presenza di un sito archeologico esteso: - sottolinea Candido Henry - quali sono le possibilità che i lavori di scavo vengano nuovamente bloccati? Abbiamo invitato gli amministratori della municipalità di Aosta ma non sono venuti: se il progetto di ampliamento si attuasse procurerebbe gravi problematiche alla viabilità di quella zona con chiusura di viale Ginevra, saranno 8 o 10 anni di mobilitazione di grossi bilici con intasamento del traffico, inquinamento acustico e presenza di polveri».
Graziano Tacchella segnala che ci sarà una «assoluta insufficienza di parcheggi: rispettando i parametri nazionali di 3 parcheggi per posto letto ne servirebbero tra i 1.200 e i 1.400, l’attuale parcheggio (che dovrebbe servire non solo per la struttura ospedaliera) ne ha 500, il progetto futuro ne prevede 120, ne mancano moltissimi, ristrutturare la parte vecchia non permette di adottare moderni impianti e tecnologie di costruzione per garantire un ospedale green a impatto ambientale quasi zero e moderni criteri di bio-architettura sostenuti e raccomandati anche da Renzo Piano». «Ci si chiede - conclude il comitato - quali siano le reali motivazioni che spingono a scegliere la soluzione peggiore: disinformazione della popolazione? Informazioni confondenti e fuorvianti? Interessi personali anteposti a quelli comunitari? Una presunta mancanza di fondi che non corrisponde alla realtà? Il Recovery Fund ha stanziato a livello nazionale solo l’8 per cento per la Missione Salute e a livello ragionale lo 0,1 per cento dimostrando assoluta mancanza di visione, progettualità e condivisione con la comunità e i portatori di interessi».