L’estate senza certezze per i gestori dei rifugi
Più prenotazioni all’ultimo minuto, meno pernottamenti, una capienza ridotta del 50 per cento e pochissimi stranieri. Sono queste le note dolenti per i rifugi di media montagna, aperti da poche settimane e che hanno fatto registrare numeri esigui. La speranza, da parte di tutti, è lavorare a luglio e agosto come nel 2020. Danila Laurent, proprietaria del Rifugio Alpenzu Grande a Gressoney-Saint-Jean, al momento non ha richieste per le camere condivise, se non da parte di famiglie o piccoli gruppi. “I tour operator, per il 75 per cento esteri, sono interessati ai trekking. In più abbiamo clienti italiani e francesi, tedeschi, danesi e olandesi che possono raggiungerci in auto; mancano i paesi del nord Europa e soprattutto gli extra-europei”.
L’unico rifugio aperto anche d’inverno, il Vieux Crest di Ayas, ha risentito molto della chiusura forzata dei mesi scorsi. Se per ora ha perlopiù gruppi di bambini, “Da sabato prossimo 10 luglio aumenteranno le richieste di pernottamento”, precisa la proprietaria Sarah Fosson, “Anche grazie all’Alta Via, apprezzata soprattutto da francesi, olandesi e svizzeri, che stanno tornando. L’affluenza al ristorante sembra però inferiore all’anno scorso”.
Flavio Bich, insieme alla moglie Ornella Marengo e alla figlia Susanna, gestisce il Rifugio Perrucca Vuillermoz a Valtournenche. “Per ora non abbiamo quasi clienti, tolti gli studenti locali con le guide. Speravamo che andasse meglio del 2020, invece abbiamo perso gli stranieri appassionati di montagna e abbiamo solo pernottamenti, senza la mezza pensione, da parte di chi non è avvezzo ai rifugi”.
Unico ad aver riaperto venerdì 28 maggio, ritardando la consueta apertura di marzo o aprile, è il Rifugio Vittorio Sella a Cogne. “Abbiamo prenotazioni da metà di luglio alla prima settimana di agosto. - sottolinea Jean Mappelli - A settembre saremo ancora aperti tutti i giorni, a ottobre solo nei fine settimana. L’estate 2020 era partita meglio: la scarsa chiarezza sui colori e le restrizioni hanno scoraggiato i flussi stranieri, che sono il 60 per cento della nostra utenza, e tutte le agenzie svizzere hanno annullato. Nella seconda parte di agosto, di solito, arrivano gli italiani ma il target familiare è più timoroso di quello alpinistico sul dormire in rifugio”.
E’ moderatamente ottimista Sergio Pestarino del Rifugio Deffeyes di La Thuile. “Mancano i gruppi che di solito animavano i fine settimana di bassa stagione. In compenso le prenotazioni delle agenzie estere stanno andando meglio che nel 2020, ben distribuite tra luglio e agosto. Ci ha aiutato il ritorno dei trail che l’anno scorso erano stati sospesi. Con l’apertura dei confini avremo meno italiani e più stranieri, perfino una prenotazione è arrivata da Israele: sono però assenti britannici e statunitensi“.
Perso lo sci alpinismo primaverile, il Vittorio Emanuele di Valsavarenche - gestito da Paolo Pellissier, insieme a Livio Mesère, Remo Blanc e Renzo Blanc - ha aperto solo domenica 22 giugno. “Di solito abbiamo un’utenza per l’80 per cento estera; quest’anno, a parte i francesi, stanno arrivando tante disdette da parte delle agenzie. Ci auguriamo di eguagliare i numeri di luglio e agosto scorsi”, racconta Paolo Pellissier.
Avendo una clientela per il 99 per cento straniera, il calo di prenotazioni del Rifugio Bertone di Courmayeur - di cui è proprietario Renzino Cosson insieme alla moglie Giovanna Dezoppis e alla figlia Alice - è del 50 per cento rispetto agli anni pre Covid, ma in linea con l’estate 2020. “Le prenotazioni provengono perlopiù da Francia, Svizzera e Belgio, attratti dal tour del Monte Bianco; quest’anno pochi tedeschi, svedesi e norvegesi - commenta sconsolato Renzino Cosson - e nessun britannico o turista proveniente da fuori Europa”.