Eutanasia, raccolta di firme
È una partecipazione simbolica, più per stimolare il dibattito pubblico che per essere utile all'indizione di un referendum nazionale, quella del "Comitato eutanasia legale" della Valle d'Aosta, che raccoglie le firme per l'abrogazione dell'articolo 579 del Codice penale sull'omicidio del consenziente.
Entro il prossimo mese di settembre, dovranno essere 500mila le firme raccolte in tutta Italia. «Ne abbiamo già alcune, - sottolinea Liliana Breuvé, portavoce del Comitato, nella presentazione dell'iniziativa, che si è tenuta nel pomeriggio di giovedì scorso, 1° luglio, nei giardini "Lussu", di fronte al Tribunale di Aosta - e ci stiamo organizzando nei Comuni. Cerchiamo volontari per le firme ma sopratutto certificatori, notai, avvocati, sindaci e consiglieri comunali. La loro presenza è fondamentale nel banchetto, noi non abbiamo nessuno alle spalle, ma invitiamo i partiti, le associazioni ed i movimenti a prendere contatto con noi, per darci la loro disponibilità, ma senza targare politicamente l'iniziativa».
Tra gli aderenti al Comitato, gli ex consiglieri regionali Sandro Bortot e Manuela Nasso, il consigliere comunale Antonio Crea e l'ex candidata a sindaco di Aosta di Adu Chiara Giordano. «Io sono qui a titolo personale - precisa Chiara Giordano - ma certamente come Adu faremo delle iniziative con i nostri banchetti. Non ha senso immaginarsi un obiettivo per la raccolta firme, non è un calcolo che abbiamo pensato di fare, sappiamo che la Valle d'Aosta può avere solo un peso simbolico».
Intanto, in attesa dell'organizzazione della raccolta firme nei vari municipi valdostani, il Comitato ha organizzato tre giornate ad Aosta, la prima sabato 10 luglio, al mattino al mercato ed al pomerggio in piazza Des Franchises, e la seconda e la terza davanti alla Porta Pretoria, nei pomeriggi di sabato 17 e domenica 25 luglio. «Invito ad andare a firmare per questa grande battaglia di civiltà - aggiunge Liliana Breuvé - sappiamo che comunque l'eutanasia esiste in Italia da decenni, ricordo casi di 30 fa, e sappiamo che chi ha i soldi e le possibilità può scegliere di andare a morire in Svizzera. Noi riteniamo che il poter scegliere la propria fine debba essere un diritto per tutti».