Ripartono i matrimoni: boom nei negozi di abbigliamento, arrancano i ristoranti
In Italia sono ripartiti i matrimoni dopo i mesi di stop imposti a causa della pandemia. Da martedì 15 giugno scorso, dunque, le coppie di fidanzati possono finalmente tornare a dirsi “sì”, anche se le cerimonie - per forza di cose - saranno diverse rispetto a quelle che si organizzavano prima del Coronavirus. Le regole sono serrate, quella principale è che gli invitati siano in possesso di un certificato di vaccinazione o di guarigione dal Covid oppure del referto di un tampone negativo certificato nelle quarantotto ore precedenti le nozze. Sulla carta non ci sono limiti al numero degli ospiti, però è necessario che nei locali al chiuso siano garantiti ampi spazi a disposizione di ogni persona. Se la figura del Covid manager (per fortuna) non è prevista dal protocollo è invece necessaria la misurazione della temperatura e il possesso della mascherina. Per i banchetti le regole sono stringenti: i tavoli devono essere disposti in modo da “assicurare il mantenimento di almeno un metro di separazione tra gli ospiti di tavoli diversi”.
Un problema non da poco per i ristoranti: quelli valdostani specializzati in questo settore, infatti, non nascondono le preoccupazioni derivanti da un’assenza di lavoro che sembra potrà protrarsi ancora nel tempo. Chi invece se la passa meglio è il mondo dell’abbigliamento. “Negli ultimi quindici giorni c’è stata una ripresa fortissima, abbiamo vestito diversi sposi e pure tanti invitati. - racconta Paolo Marjolet del negozio I Tre Commessi di Aosta - La ripartenza dei matrimoni ha fatto sì che molte coppie decidessero, non all’ultimo ma quasi, di fissare la data a breve giro di posta. Prima si avvertivano i parenti e gli amici almeno sei mesi prima, adesso il preavviso è di poche settimane. Parlando con i miei clienti ho comunque capito che la tendenza è quella di organizzare cerimonie ristrette ai soli familiari e ai testimoni: un evento di questo tipo è gestibile sotto tanti punti di vista, la festa per più di cento persone invece è molto complessa”.
La crisi dei ristoranti
Le sensazioni di Paolo Marjolet trovano conferma nelle parole dei diversi ristoratori che abbiamo intervistato. Sconsolato Giuseppe Presta dell’Ancien Bracconier di Sarre. “I numeri di questa estate relativamente ai matrimoni non sono neppure paragonabili a quelli prima della pandemia. Ecco perché abbiamo deciso, a malincuore, di chiudere il salone principale del nostro ristorante alla fine del prossimo mese di settembre. L’Ancien Bracconier, che gestisco dal 2001, continuerà ad esistere ma solo per eventi con meno ospiti. Quindi lavoreremo con la sala piccola e ridimensioneremo la nostra attività. Non è una scelta fatta a cuor leggero: siamo qui da vent’anni, abbiamo ospitato centinaia di feste e festeggiato anche noi con tanti sposi. Purtroppo, però, il Covid ha cambiato tutto”.
L’assenza di affollate cerimonie è confermata anche da Luca Ghiorzi dell’Etoile di Nord, sempre a Sarre. “Nelle prossime settimane non ho nessun banchetto in programma. Non abbiamo richieste e neanche eventi del passato da smaltire. Mi metto però nei panni degli sposi e capisco la loro reticenza: organizzare una festa come quelle di una volta, con tanti invitati, è difficile. So di cerimonie che si fanno comunque, ma con trenta partecipanti e non con i centocinquanta previsti prima della pandemia”.
Il Napoleon di Montjovet - storico locale della Bassa Valle - ha ripreso ad ospitare le coppie di sposi e i loro invitati, tuttavia il futuro è tutt’altro che roseo. “In questo 2021 avremo parecchie cerimonie, però di fatto sono tutti “recuperi” dell’anno passato. - spiega la titolare Sara Marti - Nel 2020 la pandemia aveva impedito agli sposi di festeggiare il giorno più importante della loro vita con amici e parenti e, per fortuna, ora in molti recuperano. Siamo contenti di riprendere questo lavoro, il rovescio della medaglia è che nessuno sembra volersi sposare più: al momento ho inviato 2 soli preventivi per nuovi matrimoni, in calendario peraltro tra maggio e giugno del 2022”. Pure Sara Marti, comunque, non colpevolizza gli sposi. “Con le norme in vigore è difficile prendersi la “bega” di organizzare una festa. A prescindere dal green pass vige ancora l’obbligo di sedere a tavoli separati, un controsenso se si pensa che i partecipanti sono immunizzati o tamponati. Non capisco poi il divieto di ballare: la musica ci può essere, ma solo da ascolto. Con tutto il rispetto, che festa è?”.
Chi se la passa meglio è il Ristorante Belvedere di Cogne. “Nel nostro locale organizziamo da sempre eventi di tipo familiare, al massimo un centinaio di invitati. - sottolinea Imer Luberto - Proprio mercoledì scorso, 23 giugno, abbiamo ospitato la cena di un pre-matrimonio: circa cinquanta persone, tutti i parenti degli sposi, che oggi - sabato - celebrano le loro nozze per davvero e poi festeggiano con gli amici. Abbiamo delle richieste per settembre, spero che la situazione della pandemia rimanga stabile e che chi lo desidera possa convolare a giuste nozze”.
Filippo Gérard, che a Cogne è proprietario degli alberghi Sant’Orso e Grand Paradis ed è pure presidente dell’Adava, l’associazione che riunisce gli albergatori e gli operatori della ricettività turistica della Valle d’Aosta, parla di un “Ritorno di questo tipo di mercato. E’ vero, le regole sono molto stringenti ed è obiettivamente difficile organizzare cerimonie di questo genere, però voglio essere ottimista. Vi sono richieste di preventivi per il 2022, a riprova che il settore sta tornando. Per noi è una fascia di clientela molto importante”.
Le difficoltà dei ristoranti tradizionali sono le stesse dei servizi di catering. “Il trend relativo ai matrimoni è simile a quello degli altri eventi che organizziamo: abbiamo un calo di circa il cinquanta per cento, a cui si aggiunge il fatto che se prima a un banchetto si invitavano cento persone ora - complici le restrizioni - il numero degli ospiti è di molto inferiore. - sottolinea Alessandro Zito, socio di Aosta Catering - Peraltro molti matrimoni sono già stati rinviati al 2022, perché comunque gli sposi non se la sentono di festeggiare in questa strana situazione ed aspettano tempi migliori”.