«I cambiamenti climatici mutano la fruibilità della montagna sotto tutti i punti di vista»

«I cambiamenti climatici mutano la fruibilità della montagna sotto tutti i punti di vista»
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Via libera al programma triennale 2018-2020 della Fondazione Montagna sicura di Courmayeur. La Giunta regionale lo ha approvato nella seduta di lunedì scorso, 8 gennaio. Strutturato su tre ambiti, il documento riguarda le attività delegate alla Fondazione dalla Regione o svolte in sinergia con il Dipartimento Programmazione, Risorse idriche e Territorio dell’Assessorato regionale delle Opere pubbliche, Difesa del suolo e Edilizia residenziale pubblica e con il Dipartimento Ambiente dell’Assessorato regionale Territorio e Ambiente. I servizi istituzionali riguardano l’impatto ambientale dei cambiamenti climatici, la gestione dei rischi naturali, il monitoraggio dei ghiacciai e delle aree periglaciali del territorio valdostano, il supporto agli uffici regionali per la redazione e l’emissione del bollettino neve e valanghe, per il sistema di allertamento per emergenza valanghe e l’aggiornamento del catasto regionale valanghe.

Al lavoro “H24”

Proprio in quest’ultima settimana i previsori della Fondazione hanno svolto un lavoro ventiquattro ore su ventiquattro, in collaborazione con la Protezione Civile e le commissioni valanghe dei Comuni, per l’alto rischio di valanghe coinvolgenti anche le strade regionali. La convenzione riguarda poi l’attività di ricerca, innovazione e divulgazione nell’ambito dell’Espace Mont Blanc e in particolare la predisposizione della candidatura del Monte Bianco a patrimonio mondiale dell’Unesco. La Fondazione sarà inoltre di supporto all’Usl Valle d’Aosta nello studio dei fenomeni ambientali che condizionano la vita in montagna.

Il secondo ambito riguarda l’attuazione di vari progetti, molti Interreg, di ricerca applicata sia in campo glaciologico, idrogeologico e geologico, riguardanti per esempio la valutazione di metodi di monitoraggio dei fenomeni fisici e del territorio di montagna, soprattutto in alta quota, la promozione della sicurezza e della prevenzione dei rischi naturali in montagna, lo sviluppo di progetti di ricerca e di innovazione tecnologica in materia di medicina di montagna, sia con lo sviluppo della rete transfrontaliera di medicina di montagna «Résamont» e la continuazione della sperimentazione di telemedicina iniziata nel 2017, sia nell’ambito del soccorso in collaborazione con il Sav (Soccorso alpino valdostano) e l’Uvgam (Unione valdostana guide di alta montagna).

Il terzo ambito riguarda le attività formative, documentali e divulgative sulle tematiche della sicurezza in montagna, dei rischi naturali, dell’ambiente alpino e dello sviluppo sostenibile. Fanno parte di questo ambito le attività formative con l’Aineva (associazione italiana neve e valanghe) gli ateliers formativi per i professionisti della montagna, per le scuole primarie e secondarie di primo grado, i soggiorni transfrontalieri.

Dalla Regione oltre 2 milioni

La Giunta regionale ha anche deliberato lo stanziamento dei fondi triennali necessari allo svolgimento delle attività nella misura di 1 milione 860mila euro dall’Assessorato delle Opere pubbliche e di 321mila euro dall’Assessorato al Territorio e Ambiente.

«Con questa delibera si dà continuità al lavoro fatto dalle precedenti amministrazioni, con le quali ho collaborato negli ultimi dieci anni come membro del comitato scientifico della Fondazione. - ha dichiarato Guido Giardini, neo presidente della Fondazione Montagna sicura - I finanziamenti regionali coprono il 60 per cento del bilancio, mentre il restante 40 per cento arriva da fondi europei. Abbiamo davanti una vera sfida perché i cambiamenti climatici stanno mutando la fruibilità della montagna sotto tutti i punti di vista. Per fare un esempio le precipitazioni e le temperature “anomale” in quest’ultima settimana hanno portato un enorme aumento del rischio valanghe e le estati calde potrebbero portare più gente in montagna con tutte i problemi relativi alla sicurezza delle persone e alla fruibilità ambientale. Credo poi che sia molto importante il lavoro per il riconoscimento del Monte Bianco come patrimonio Unesco: il Monte Bianco è non solo un simbolo per il turismo e l’alpinismo, ma anche un laboratorio naturale per lo studio dell’alta quota e dei cambiamenti climatici nel nostro continente. Lo studio dell’alta montagna è quanto mai importante per consolidare e diffondere la cultura della sicurezza, - conclude il presidente Guido Giardini - la missione, come dice il nome stesso, della Fondazione che si sta sempre più affermando come centro documentale e di alta formazione sulla sicurezza in montagna».

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