Andrea Cadioli, architetto d’esportazione: prima in Cina, adesso in California
«Poter vivere la ricchezza e la complessità che il mondo ha da offrire è una delle più grandi fortune della nostra generazione, e portare rispetto per il tempo in cui viviamo è uno dei nostri doveri fondamentali». Non ha dubbi sulla sua scelta e su quello che desidera per il futuro il giovane valdostano Andrea Cadioli, architetto, classe 1987, originario di Saint-Marcel, dal 2013 all’estero (è stato in Cina e in Giappone) e da qualche anno in California, dove lavora per una azienda internazionale specializzata in grandi opere, oltre che insegnare al Southern California Institute of Architecture di Los Angeles.
Andrea Cadioli è contento di poter raccontare la sua esperienza, convinto che possa essere utile per le scelte future di qualche altro giovane valdostano.
Prima di trasferirsi all’estero ha sempre vissuto a Saint- Marcel con i genitori, il papà Franco, ingegnere in pensione, la mamma Enrica Zublena che è stata pure sindaco del paese e il fratello Paolo Alessandro che lavora a Milano ed è consulente specializzato nel settore bancario.
Dopo aver studiato architettura al Politecnico di Torino, Andrea Cadioli ha deciso di completare gli studi con due master alla Tsinghua University a Pechino e al Southern California Institute of Architecture a Los Angeles.
«In un primo tempo, dopo aver iniziato la triennale di architettura al Politecnico di Torino ho intrapreso una carriera nel mondo musicale e dell'intrattenimento televisivo che mi ha allontanato dall'accademia per sei anni. Questa separazione ha fatto sì che, una volta ritornato nell'ambito universitario, potessi vedere il mio futuro lavorativo con maggior lungimiranza. - racconta Andrea Cadiolil - Ho riconosciuto nei miei coetanei la difficoltà nel trasferirsi all'estero una volta terminata la carriera universitaria, ed ho capito che non mi sentivo pronto ad accettare questa limitazione. Dopo avere vinto una borsa di studio per completare il master in architettura con una doppia laurea tra il Politecnico di Torino e la Tsinghua University a Pechino, ho lasciato l'Italia nel 2013. Ho poi lavorato come architetto tra la Cina e il Giappone, al momento sono impegnato in un’azienda internazionale specializzata in gradi opere ed insegno al Southern California Institute of Architecture. Questo posizione mi permette di disegnare progetti anche al di fuori degli Stati Uniti, e di presentare il mio lavoro all'interno di riviste specializzate, musei e fiere internazionali. Recentemente il mio lavoro è stato presentato alla Biennale di Architettura a Venezia».
Una scelta quella di trasferirsi negli States che consiglierebbe senza dubbio ai suoi coetanei. «Sono stato fortunato ad aver avuto fino ad ora un'esperienza personale incredibilmente soddisfacente e che mi ha fatto crescere al di là di ogni mia aspettativa sia a livello personale che lavorativo. - dice infatti Andrea Cadioli - Vivere all'estero mi ha permesso di conoscere culture, punti di vista, persone e storie a cui non avrei mai avuto accesso se fossi rimasto nella madre patria. Ovviamente, questo richiede coraggio. Si lascia un porto sicuro per mari incerti, e la vita dell'emigrato non è stata in passato e non è neanche oggi semplice. L'incertezza dei visti, l'inadeguatezza alla lingua ed alla cultura, la nostalgia dei cari e delle abitudini sono solo la punta di una profonda scelta di vita che alterna gioie e fatiche nel quotidiano”.
Di solito, una volta ogni 6 mesi, il giovane di Saint-Marcel fa rientro nell’amata Valle d'Aosta anche se in questo momento la pandemia lo sta tenendo lontano dall'Italia più a lungo del previsto.
«L'Italia è un paese incredibile. Più visito il mondo e più riconosco la fortuna che tutti noi abbiamo nel poter condividere, ed arricchire, una cultura millenaria che, senza rendercene conto, ci plasma rendendoci un popolo di creativi, pensatori, e visionari. - conclude Andrea Cadioli - Mi mancano però la natura della Valle d'Aosta, l'aria pungente delle mattine invernali, il profumo del bosco assolato in estate, il rumore dei sanpietrini calpestati nelle vie del centro di Aosta».