Cva, il colosso valdostano compie 20 anni: storia di un successo Quando Massimo D’Alema minacciò di far saltare l’operazione
Martedì prossimo, 1° giugno, alle 15 sul sito Internet di Cva (www.cvaspa.it) verrà proposto in streaming un programma-evento per celebrare i 20 anni di attività del colosso ormai non più solo idroelettrico. Sono previsti gli interventi del presidente della Regione Erik Lavevaz, l’assessore regionale alle Società partecipate Luciano Caveri, il presidente di Cva Marco Cantamessa, l’amministratore delegato Enrico De Girolamo e Dino Viérin che il 1° giugno 2001, in veste di Presidente della Giunta regionale, firmò l’accordo con Enel per l’acquisto delle centrali idroelettriche presenti sul territorio valdostano unitamente a quella di Quincinetto, attraverso la Finaosta.
In questi anni il gruppo ha registrato una costante crescita, sia in termini economici che occupazionali, oltre che di sviluppo industriale con la nascita della società di vendita Cva Trading (oggi Cva Energie), l’acquisizione di Deval e Vallenergie, e con il continuo espandersi nella produzione di energia esclusivamente da fonte rinnovabile, investendo anche in altre fonti oltre all’idroelettrico e aumentando la potenza installata in eolico e fotovoltaico anche al di fuori del territorio regionale. Una crescita che proseguirà: si parlerà infatti anche del futuro del Gruppo e degli sviluppi, attraverso gli obiettivi del piano strategico recentemente approvato.
Non solo economia: la conferenza online infatti prevede pure l’esibizione del coro La Vallée du Cervin (nella Centrale di Maen, dove è stata allestita anche la mostra Virtuale del Contest dell'Ordine Ingegneri della Valle d’Aosta, disponibile dal prossimo giugno sempre sul sito cvaspa.it), mentre nella centrale Champagne 1 di Villeneuve suonerà il quartetto d’archi del Conservatoire de la Vallée d’Aoste.
La storia
La Compagnia Valdostana delle Acque compie vent’anni. Un processo che in realtà inizia nel 1995 a seguito dell'acquisizione da parte della Regione, nell'ambito dell'operazione «Cogne» conclusa con il Governo Prodi, delle 3 centrali idroelettriche di proprietà dell'Ilva. Nel 2000, a seguito della privatizzazione e della prevista liberalizzazione del mercato dell'energia, i vertici dell'Enel vennero ad Aosta a presentare la strategia e la nuova struttura organizzativa della società. In quella occasione, in attuazione delle linee guida fissate dal piano energetico regionale presentato in Consiglio regionale dall'assessore Demetrio Mafrica, si stipulò un'intesa per la cessione del ramo d'azienda Enel in Valle d'Aosta. Nel 2001 la cessione diviene esecutiva con l'acquisizione del 49 per cento della distribuzione e - con la costituzione della Geval - dei 25 impianti di produzione presenti in Valle d'Aosta. L'anno successivo, Geval incorpora la preesistente Cva e assume la denominazione di Cva Spa. Francesco Guerrieri, l'allora presidente di Finaosta mancato nel 2005, insieme a Angelo Ottria, Riccardo Trisoldi ed ai loro collaboratori, fu l'artefice, dal punto di vista economico e finanziario, dell'operazione. Gli obiettivi che si volevano conseguire erano molteplici: riappropriarsi della «proprietà delle acque» nonché mantenere la presenza e l'unitarietà del comparto in Valle d'Aosta , evitando il cosiddetto «spezzatino Enel» e salvaguardare, di conseguenza, i livelli occupazionali. Un retroscena della trattativa: a poche ore dalla firma, infatti, si è rischiato che saltasse tutto. Ciò perché, alla vigilia della sottoscrizione, dopo l'illustrazione alle organizzazioni sindacali e alla IV Commissione consiliare, quella appunto per lo Sviluppo economico, la stessa commissione emise un comunicato a Borsa ancora aperta, provocando un inevitabile contraccolpo sul titolo Enel. Informato dell'accaduto, l'allora presidente del Consiglio dei ministri, Massimo D'Alema, che era all'estero, espresse il suo disappunto all'amministratore delegato dell'Enel Franco Tatò che, a sua volta, comunicò al presidente Dino Viérin che non era più certo di poter sottoscrivere l'accordo. Alla fine fu acquisito il 100 per cento del ramo produzione (con una spesa di 375 milioni di euro) e il 49 per cento del settore della distribuzione (per un importo di 19 milioni di euro). Per finanziare l'operazione, nel maggio del 2001, furono emessi sul mercato finanziario internazionale dei bonds, ovvero un prestito obbligazionario per oltre 500 milioni di euro. Si ricevettero subito richieste in misura doppia rispetto al valore di emissione. Il business plan prevedeva un rientro dell'investimento nell'arco di 10 anni: già dopo i primi 5 l'obiettivo era stato raggiunto.