«Restrizioni incomprensibili per gli utenti di strutture socio-assistenziali»
Da utente della struttura sanitaria regionale Il Ponte sono qui a segnalarvi uno spiacevole e disdicevole episodio che tocca me come tanti altri utenti delle strutture sanitarie e socio-assistenziali della Valle d’Aosta. In data 12 maggio 2021 il Presidente della Regione ha firmato l’ordinanza numero 204 che vieta il rientro in famiglia e le uscite programmate degli ospiti fino al 30 giugno 2021, a prescindere dalla fascia di rischio in cui la regione verrà collocata nel tempo. Se questa ordinanza potrebbe sembrare sensata vista la situazione sanitaria della regione, vado a prospettare che questa ordinanza sospende fino a tale data le uscite che rientrano nei progetti educativi di tutti i pazienti, indipendentemente dalla situazione vaccinale dell’utente o dalla sua condizione di salute. Le misure adottate sono per di più sconfortanti per chi, per sua libera scelta, abbia scelto consapevolmente di non effettuare il vaccino, ma secondo l’ordinanza gli dovrà essere comunque tempestivamente programmata la prima dose. Quanto detto potrebbe già essere difficile da digerire per chiunque, la situazione è ancora più dura e dannosa nei confronti di noi utenti che stiamo, con fatica, affrontando un’epidemia mondiale nel corso del nostro percorso di cura da dipendenze, terapie psichiatriche o rieducazioni istituzionali. Ora, dopo che siamo costretti a dover subire un isolamento forzato insensato, dopo esserci prestati per primi alla vaccinazione anti-Covid, come una Regione si aspetta che riusciremo a seguire un percorso di recupero con la mancanza di aiuti e sostegno rimanendo chiusi tra quattro mura fino al 30 giugno? Come un Presidente della Regione può permettersi di firmare l’elaborato di qualcuno che abbia fatto “di tutta l’erba un fascio”, mettendo sullo stesso piano strutture come una micro comunità con quelle contro le tossicodipendenze, strutture psichiatriche comparate a residenze sanitarie assistenziali?
Come possono sentirsi delle persone giovani come me che sono chiuse in una struttura e non possono cercare lavoro, cercare casa e portare avanti il loro percorso terapeutico?
Lascio a voi che leggete le risposte e vi saluto con tanta sofferenza dalla mia stanza, impossibilitato ad uscire se non per andare al lavoro, ma con almeno la possibilità di esprimere la mia rabbia e frustrazione.