Geenna, a Torino due udienze per le infiltrazioni della mafia
Corrono su binari paralleli i 2 processi d’Appello a Torino nati dall’inchiesta denominata Geenna su presunte infiltrazioni della ‘ndrangheta in Valle d’Aosta. Per il primo lunedì scorso, 17 maggio, il sostituto procuratore generale Giancarlo Avenati Bassi, al termine della sua requisitoria, ha chiesto tredici anni e sei mesi di carcere per il ristoratore Antonio Raso. Quindi sei mesi in più rispetto al processo ad Aosta perché a quest’ultimo viene contestato pure il reato di scambio elettorale politico-mafioso dal quale era stato assolto. Il magistrato ha inoltre chiesto la conferma della sentenza di primo grado per gli altri imputati. E cioè 11 anni ciascuno per i dipendenti del Casinò di Saint-Vincent Nicola Prettico e Alessandro Giachino, accusati di associazione di tipo mafioso assieme al titolare della Pizzeria La Rotonda di Aosta Antonio Raso, e 10 anni a testa per l’ex consigliere regionale Marco Sorbara e per l’ex assessora alle Finanze del comune di Saint-Pierre Monica Carcea, per i quali l’imputazione è di concorso esterno nel sodalizio. L’udienza è stata quindi aggiornata a lunedì 31 maggio, quando la discussione toccherà alle parti civili con i Comuni di Aosta e Saint-Pierre, la Regione e l’associazione Libera Valle d’Aosta. Poi sarà la volta le arringhe delle difese. La sentenza è attesa per lunedì 21 giugno.
Martedì 18 maggio, invece, sempre al Palazzo di Giustizia di Torino, è iniziato e il processo in Corte d’Appello, davanti a una Sezione diversa, per gli undici imputati che avevano scelto il rito abbreviato, chiusosi con condanne per tutti nel luglio 2020. Le accuse sono relative all’organizzazione e alla gestione di una “locale” di ‘ndrangheta in Valle d’Aosta e ad un traffico internazionale di stupefacenti tra Spagna, Calabria e Piemonte. Il giudice relatore, per quasi tre ore, ha ripercorso il primo grado di giudizio, le motivazioni della sentenza e i motivi di ricorso delle varie parti. Tra gli altri alla sbarra vi sono Bruno Nirta, al quale in primo grado sono stati inflitti dodici anni e otto mesi, Marco Fabrizio Di Donato, la cui pena è di nove anni, nonché Roberto Alex Di Donato e Francesco Mammoliti, entrambi condannati a cinque anni e quattro mesi. A margine del processo è emerso che alcune difese, tra le quali quella di Bruno Nirta, starebbero valutando la rinuncia dei motivi di ricorso sulle rispettive responsabilità, a fronte di una riduzione della pena. Proposte formali sono attese nella udienza che è stata aggiornata a mercoledì 26 maggio, quando la Procura generale avanzerà le sue richieste di pena.