Nomaglio, il Consiglio comunale in campo «Per garantire il diritto alla salute della donna»
Il Consiglio comunale di Nomaglio si oppone alla determina dirigenziale della Regione Piemonte che ha disposto l’aggiornamento delle modalità di formazione e revisione degli elenchi delle associazioni impegnate nel settore della tutela materno infantile, operanti nei consultori, schierandosi di fatto con le 40 associazioni che a Torino hanno dato vita alla rete «+ di 194 voci». I movimenti in difesa dei diritti delle donne vedono infatti tale provvedimento come un attacco al diritto all’aborto e alla legge 194 sull’interruzione di gravidanza. L’ordine del giorno approvato in Consiglio - nella sessione del mese di aprile - invita il sindaco e la giunta «A interloquire con chi di dovere al fine del ritiro della determina per garantire il diritto alla salute della donna, la sua piena autodeterminazione attraverso la libertà di scelta sancita dalla legge, la laicità dei diritti e dello stato nonché il lavoro pluriennale dei consultori e del personale sanitario che vi opera». Viene così ribadita l’importanza dei consultori familiari, realtà che sarebbe importante rafforzare e potenziare. «Si dovrebbe fare un’attenta valutazione sul loro numero a livello locale, sul loro organico e sull’organizzazione, affinché possano continuare a svolgere il loro ruolo» ha commentato il sindaco di Nomaglio Ellade Peller. E proprio sui dati provenienti dai consultori territoriali si basa la decisione presa dal Consiglio comunale nomagliese, in quanto questi dimostrerebbero che il lavoro dei presidi vede l’equipe solo in parte dedicata all’assistenza per le gravidanze o interruzione di gravidanze. «L’assistenza psicologica deve essere fornita dal personale qualificato, non da membri di associazioni senza alcun titolo abilitante alla professione. - ha continuato il Sindaco - La presenza di volontari, che non sono personale medico o specialistico e quindi non sono tenuti al segreto professionale, confligge anche con la legge sulla privacy».
Grazie alle professionalità interne, all’ascolto e al supporto anche preventivo, l’attività d’interruzione di gravidanza, in progressiva e continua diminuzione dal 1983, è drasticamente calata fino ad arrivare al 3 per cento dell’intera attività consultoriale.