Visite dentistiche senza abilitazioni, l’accusa chiede la condanna dei 4 imputati
La Procura di Aosta ha chiesto la condanna dei 4 imputati nell'inchiesta per per associazione a delinquere finalizzata all'esercizio abusivo della professione odontoiatrica e concorso nell'esercizio abusivo della professione odontoiatrica che ruota attorno al Centro dentistico e odontoiatrico valdostano snc di Saint-Christophe di proprietà della famiglia Gasparella. Le pene richieste al gup di Aosta Davide Paladino mercoledì scorso, 19 maggio, durante la discussione del processo con rito abbreviato sono di 3 anni di reclusione per l'odontotecnico Silvio Gasparella, 58 anni, e per il figlio igienista dentale, Mattia Gasparella, 37 anni, di 2 anni e 3 mesi di reclusione per la moglie, Laura Padoin assistente alla poltrona, 60 anni, e Gian Enrico Aguzzi, medico odontoiatra di 65 anni della provincia di Monza Brianza. La sentenza è attesa venerdì 11 giugno prossimo. Le indagini della Guardia di Finanza sono state coordinate dal sostituto procuratore Luca Ceccanti. I fatti contestati risalgono al periodo 2013-2019. Secondo gli inquirenti, l'odontotecnico e l'igienista dentale eseguivano anche prestazioni dentistiche, come visite odontoiatriche e applicazioni di impianti (per entrambi) e otturazioni, radiografie panoramiche, un'anestesia locale e lo spostamento di un apparecchio ortodontico (per il figlio). Gli investigatori hanno raccolto diverse testimonianze. Gian Enrico Aguzzi, invece, per la Procura di Aosta da direttore sanitario dello studio sottoscriveva le ricevute fiscali, assumendosi la paternità delle prestazioni erogate in realtà dai Gasparella. La donna faceva da assistente alla poltrona al marito e al figlio pur sapendo, in base delle indagini, che non erano odontoiatri. Sono parti civili l'Ordine dei medici e degli odontoiatri della Regione Valle d'Aosta e l'Associazione nazionale dei dentisti italiani, rappresentati dall'avvocato Ascanio Donadio, e l'Associazione italiana odontoiatri, i cui interessi sono tutelati dall’avvocato Paolo Sammaritani che hanno chiesto - per ognuna di esse - la liquidazione di 25mila euro di danni da parte dei 4 imputati. Questi ultimi sono difesi dall’avvocato Stefano Moniotto che punta all'assoluzione. Il legale ha evidenziato sia sull’inconsistenza dell’ipotesi dell’associazione a delinquere - su oltre 100 clienti sentiti nelle indagini, è stata la spiegazione, non più di 21 avrebbero segnalato elementi finiti nelle contestazioni ed è difficile immaginare un’organizzazione operante “ad intermittenza” -, sia sul fatto che non sono state esaminate le cartelle cliniche dei casi “dubbi”, fatto che avrebbe permesso di collocare sotto una luce ben diversa le dichiarazioni dei clienti.
Sempre per il difensore, che ha anche prodotto della documentazione e una memoria, le testimonianze degli altri medici sentiti sono state poco tenute in considerazione, impedendo di capire l’esatta organizzazione dello studio. Al riguardo, quanto ai timbri di Gian Enrico Aguzzi che comparivano sulle fatture, secondo l’avvocato avevano un valore esclusivamente legato al riconoscere quale medico avesse svolto quella prestazione, tanto che la dicitura da lui apposta comparirebbe solo in 3 casi su tutti quelli presi in esame.