Idroelettrico, occhio allo straniero: «Previste delle gare d’appalto e si dovranno rispettare le regole»
Mancano 8 anni alla data di scadenza delle concessioni per lo sfruttamento idroelettrico delle acque in Valle d’Aosta. Il termine fissato per il 2029 sembra molto lontano ma vista l’importanza della questione per la nostra comunità non lo è affatto, anzi già per il 2025 si prospettano le procedure delle gare d’appalto. Intanto infatti la nostra regione è sempre più ambita dai grandi gruppi internazionali come la svizzera «BKW Energie» e la «Edison» che, invece, fa capo al gruppo francese «Électricité de France». Di recente proprio la «Edison» ha acquistato in Valle d’Aosta 7 centrali idroelettriche di piccola taglia, rilevando il 100 per cento della «HydroDynamic» della famiglia Fresc di Gaby, argomento al quale La Vallée Notizie ha dedicato un ampio spazio sabato 1° maggio, dando anche voce ad altri noti imprenditori valdostani del settore, molto preoccupati in prospettiva dai futuri scenari del settore.
L’occasione ora è quella di approfondire l’argomento con il maggiore produttore di energia elettrica della Valle d’Aosta, ovvero la Compagnia valdostana delle acque-CVA, che sul territorio regionale vanta 32 centrali idroelettriche di cui 30 totalmente di proprietà e 2 al 75 per cento in società con il Comune di Courmayeur. L’intenzione è quella di comprendere qual sia lo stato di salute della CVA e, in particolare, di come sia visto l’arrivo in Valle di gruppi stranieri come la «Edison».
«Il nostro stato di salute è ottimo - afferma l’amministratore delegato di CVA, Enrico De Girolamo - nel senso che siamo, a seconda degli anni, il quarto oppure il quinto maggiore produttore idroelettrico d’Italia. Abbiamo degli indicatori dal punto di vista economico patrimoniale molto importanti, come conferma pure il nostro recente rating verificato da 2 analisti come Moody’s e Fitch. E’ appena stato varato il piano strategico per i prossimi 5 anni, con la previsione di investimenti per più di 600 milioni di euro, una cifra molto rilevante.»
«A proposito dei possibili arrivi di investitori stranieri nel comparto idroelettrico della Valle d’Aosta, è chiaro che come CVA - riflette Enrico De Girolamo - non sottovalutiamo la complessità del mercato e anche i pericoli che potrebbero derivare da una situazione del genere. Siamo perciò molto attenti, insieme al nostro azionista di riferimento, cioè Finaosta, alla problematica dell’avvicinarsi della scadenza delle concessioni.»
Quello dello sfruttamento delle acque è un tema molto dibattuto che trova l’Italia in una situazione particolare, perché sostanzialmente è l’unico Paese a livello europeo che ha messo in scadenza le proprie concessioni, mentre ad esempio nel nord Europa sono addirittura perpetue, oppure altri Paese le hanno con scadenza dopo 80 anni.
«Questo significa che una parte delle concessioni è già scaduta e sta andando in prorogatio. Una parte - continua Enrico De Girolamo - scadrà nel 2029, tra le quali figurano anche le nostre, tanto da attrarre l’attenzione di tutti i grandi gruppi internazionali. Queste concessioni però comprendono delle infrastrutture molto delicate ed estremamente importanti per il contesto valdostano, tanto che la loro gestione non deve avere un’ottica di tipo speculativo, quando di grande attenzione per il territorio. In questo senso il fatto che CVA abbia come riferimento la Finaosta e quindi l’Amministrazione regionale è una garanzia.»
«Il dibattito in vista della scadenza del 2029 è dinamico, nel senso - spiega Enrico De Girolamo - che si discute pure della possibilità di prorogare le concessioni a fronte di una campagna di investimenti. Esiste uno studio che afferma che in Italia sono più di 10 miliardi di euro gli investimenti nel campo idroelettrico, risorse bloccate in attesa di comprendere cosa succederà, risorse che potrebbero essere liberate per rilanciare l’economia, a fronte appunto di una proroga delle concessioni. Questa è il contesto che come CVA stiamo monitorando, nel frattempo comunque stiamo investendo, anche per diversificare su altre fonti rinnovabili, come il fotovoltaico e l’eolico.»
«Tuttavia per tornare all’arrivo delle imprese straniere in Valle d’Aosta, la cosa non stupisce, perché “Edison” è da qualche anno che sta acquistando dei piccoli impianti per la produzione di energia idroelettrica in giro per l’Italia. La rilevanza energetica è bassa, visto che gli impianti che ha rilevato non competono con le strutture di grandi dimensioni. È evidente, quindi, - puntualizza Enrico De Girolamo - che “Edison” sta portando avanti una sua strategia chiara che è quella di essere presente sul territorio italiano, in diverse regioni, ma non vedo nell’acquisizione delle 7 centrali idroelettriche della “HydroDynamic” un qualcosa che modifichi le cose in prospettiva: ci saranno delle gare d’appalto e anche “Edison” dovrà rispettare le regole.»
«CVA ha delle concessioni acquisite nel 2001 dall’Enel e recentemente - conclude Enrico De Girolamo - ha subito dei recenti aumenti dei canoni di queste concessioni, tanto che attualmente paga oltre 35 milioni di euro l’anno alla Regione e al Bacino imbrifero montano-Bim. Già questo dato permette di capire quale sia la ricaduta economica che rimane sul territorio a tutela dei corsi d’acqua della Valle d’Aosta.»
L’attuale situazione del settore idroelettrico della nostra regione è osservata con molta attenzione pure dal comitato «Giù le mani dalle acque e da CVA» che in merito all’arrivo dei gruppi stranieri, in vista della scadenza delle concessioni nel 2029, rimarca «le totali mancanze della politica valdostana, di visione strategica e di capacità di incidere sulle politiche energetiche ed ecologiche» e, altresì sottolinea, «le ormai decennali indecisioni per definire l’inquadramento del settore con un’adeguata norma di attuazione».
Secondo Ezio Roppolo, che parla in veste di rappresentante del comitato «Attualmente non mancano opportunità per accelerare le transizioni energetica ed ecologica, accelerazione di cui il nostro territorio, meravigliosamente delicato e fragile, ha disperato bisogno. Possiamo invece contare su tecnologie già affidabili e su normative già operanti e vantaggiose, come quelle sulle comunità energetiche rinnovabili e sulle cooperative energetiche».
Ezio Roppolo non concede attenuanti alla politica valdostana sulla questione, aggiungendo che «La Valle d’Aosta avrebbe potuto contare da molto tempo e potrebbe contare in futuro su un sistema energetico totalmente indipendente. Ma dal 2013 in poi si è cominciato a pensare alla privatizzazione, anche se solo parziale, della CVA perdendo tante occasioni come quella di costruirsi una normativa. La Regione avrebbe così potuto evitare di mettere a gara le concessioni di derivazioni delle acque. La norma di attuazione del nostro Statuto speciale poteva essere definita in collaborazione con la Commissione paritetica Stato-Regione. Se la politica valdostana avesse avuto un occhio particolare in questo senso e avesse coinvolto la Commissione paritetica si sarebbero potute ottenere delle risposte diverse! A cominciare dall’opportunità di mantenere pubblica la CVA senza fare ricorso alle gare per le concessioni, cosicché la CVA avrebbe potuto essere destinata a costruire l’indipendenza energetica della Valle d’Aosta».