Montjovet, si restaura l’organo della chiesa
Inizieranno nel prossimo mese di giugno i lavori di restauro dell'organo della chiesa parrocchiale della Natività di Maria Vergine, a Montjovet. Il parroco don Alessandro Cavallo ha ereditato, lo scorso autunno, dal suo predecessore don Candido Montini anche i progetti in corso: il sopralluogo e la definizione dei lavori sull'organo risalgono al 2019, poi il blocco per la pandemia ha fatto fermare tutto. «La metà della spesa di circa 6mila euro - spiega don Cavallo - sarà coperta grazie ai fondi della Cei, dall'8 per 1000. Per fortuna si tratta di un restauro contenuto».
Lo strumento è firmato Carlo Vegezzi-Bossi ed è stato costruito nel 1897: è dotato di 2 manuali (ovvero tastiere) di 56 note, una pedaliera di 27 note, e 13 registri. Ha già subito diversi interventi di restauro, i primi nel 1914 e nel 1943. Sarà poi l'organaro di Chambave Franco Dorigato, nel 1990, a riportare l'organo alla sua conformazione originale, in particolare per quanto riguarda la cura nelle canne e nei registri. Ora i restauratori Stefano, Marco e Giovanni Marzi di Novara procederanno ad una pulizia profonda dalle polveri e da eventuali tarli, rinforzando i sostegni e fissando le canne di facciata, anche in vista dei prossimi interventi di manutenzione ordinaria. «Sarà necessaria una decina di giorni. - prosegue don Alessandro Cavallo - È un piccolo intervento, ma finora non era stato possibile attuare nemmeno quello».
«Funzionalmente lo strumento è in discreto stato di conservazione - spiegano nella relazione i restauratori, i fratelli Stefano, Marco e Giovanni Marzi - Sono presenti alcuni strasuoni, cioè passaggi d'aria senza che sia premuto un tasto, causati soprattutto da una cattiva regolazione meccanica dovuta al trascorrere degli anni e dall'accumulo di polvere al suo interno».
Organi che vengono dalla bottega di Vegezzi-Bossi ce ne sono diversi in Valle d'Aosta, da quello della Cattedrale a quello di Arnad, tutti di buona fattura. «Strutturalmente lo strumento è solido, ben costruito e con materiali di ottima qualità come da prassi di Carlo Vegezzi Bossi. - confermano i restauratori - Ora però ci sono alcune problematiche. La più evidente riguarda il cedimento di alcune canne ad ancia di maggior piedatura causato dalla mancanza di sostegni superiori che ne avrebbero impedito il collasso. Anche le canne di facciata sono state mal ancorate e, in restauri precedenti, il problema venne sommariamente risolto inserendo un cuneo di legno tra la spina e l'aggancio posteriore, ma qualora fosse necessario rimuovere una canna di facciata (ad esempio per esaminare una canna ad ancia che non suonasse) il cuneo si sposta e cade, e per riposizionarlo occorrerebbe entrare dall'anta di ispezione superiore laterale. Non vi è pericolo di caduta delle canne, ma è certamente una situazione da risolvere anche per avere una corretta emissione sonora». «Le parti lignee in generale sono abbastanza sane e poco intaccate dell'azione del tarlo e non si consigliano particolari trattamenti preventivi. - conclude la relazione - L'armonizzazione e l'accordatura sono ormai divenute imprecise con evidenti battimenti avvertibili anche con poche file di registri inseriti. Conoscendo la sonorità degli strumenti coevi costruiti da Carlo Vegezzi-Bossi, stimiamo che l'organo di Montjovet attualmente suoni al 70 per cento delle sue potenzialità foniche».