Le reines, le capre, il suo asino e l’Ape Châtillon piange Firmino Blanchod
Quando lo hanno trovato esanime nel pomeriggio di giovedì scorso, 13 maggio, nel giardino della sua casa di Closel, a Châtillon, aveva ancora nelle mani il falcetto con cui stava tagliando l’erba per i conigli. Firmino Blanchod ha lavorato fino all’ultimo istante della sua vita. A quasi 84 anni, era sempre in movimento, sul suo leggendario Ape targato Palermo, che lo faceva riconoscere prima ancora che lui, alto e magro, ne scendesse sfoggiando il suo sorriso furbo, con il berretto calcato in testa e una sigaretta di trinciato tra le labbra.
La vita dell’agricoltore veniva dal suo dna. Era il mestiere dei suoi genitori Alberto ed Emilia Blanchod - che lo diede alla luce il 30 giugno del 1937 - ed è sempre stato il suo: fin da ragazzo, quando per lavorare emigrò in Francia. Poi, tornato a Châtillon, con le estati negli alpeggi - a Francou, sotto il monte Zerbion, a Torgnon con il suo grande amico Renzo Perrin o a Pila -, le primavere e gli autunni nei mayen sopra Nissod e gli inverni a Closel. Una quindicina di mucche, qualche capra, il suo immancabile asinello: una vita semplice, da uomo libero. Si era sposato il giorno di Santo Stefano del 1964 a Saint-Vincent con Emma Bréan, mancata giovane, a soli 52 anni, nel 1994. Suo fratello Silvio si è invece spento undici anni fa, il giorno del suo compleanno, il 30 giugno del 2010.
Le reines per lui erano un grande amore: aveva toccato il cielo con un dito quando nel 2017 la sua Briganda si era qualificata per la Regionale della Croix-Noire, dove aveva poi raggiunto gli ottavi di finale in terza categoria, cedendo solo alla futura regina Guerra di Gildo Bonin e guadagnandosi il premio come più combattiva. Da giovane aveva anche giocato a tsan ed era ancora grande tifoso della squadra del Châtillon I, che milita in serie A.
Lascia i figli Milva e Guido e i nipoti Debora e Giuseppe Berlier.