Eligio Cunéaz, Gressan ha perso il suo pilastro Ha vissuto dieci vite in una, con impegno e allegria
Abbiamo perso un grande uomo, un uomo che aveva un cuore ancora più grande.
Eligio Cunéaz ha avuto il privilegio di vivere allo stesso tempo almeno dieci vite diverse e di farlo con impegno totale e con allegria, da quel giorno, era un martedì il 4 gennaio del 1944, quando la mamma Martina Linda Brunet lo fece nascere nella casa di Barral, dopo il fratello Alberto e le sorelle Mafalda e Liliana e prima di Guido. Il papà Emerico era allevatore e macellaio, con il negozio nella strettoia del villaggio ma a casa a comandare il gruppo era mamma Linda. Comunque per Eligio, che per i gressaen è sempre stato Ligio, l’infanzia e il lavoro andavano di pari passo. Prima ad aiutare in stalla e in bottega, in estate cit negli alpeggi di Pila, poi finite le elementari bocia manovale, dietro al fratello Alberto, di otto anni più vecchio.
La loro è una piccola impresa tuttavia con lo sviluppo degli anni Cinquanta e Sessanta a Gressan il lavoro non manca, costruiscono soprattutto case, ed è durante un cantiere a Chevrot che conosce Ilva Rivaz. Si sposano nel luglio del 1966, vanno a vivere a Barral, un anno dopo nasce la loro Tiziana poi nel 1969 è la volta di Romina.
Nel 1975 Ligio esaudisce il desiderio di Ilva, figlia unica, di vivere accanto ai genitori. E’ lui ad occuparsi direttamente di ristrutturare la casa dei Rivaz lungo la salita di Viseran, alzandola di un piano. Con il trasferimento a Chevrot non cambiano le abitudini di Ligio, anche se nel frattempo è entrato alla Cogne. La sua prima preoccupazione è la famiglia, poi arrivano le sue tante passioni, tutte insieme: la campagna con le mele e la vigna, il consorzio della frutta di Gressan, la rebatta, il ciclismo, il canto, il ballo, la politica con la fede incrollabile nell’Union Valdôtaine, la belote, la Pro Loco, l’Avis, il Comune.
Come facesse a fare tutto ed a farlo bene è un mistero. Partito da niente, veramente da niente, Ligio Cunéaz ha costruito un suo mondo di risultati, ottenuti solamente lavorando duro ed impegnandosi molto. Ha pure tentato di insegnare alle figlie a giocare a rebatta e a costruire muretti a secco, ma con scarsi risultati. Rideva di questo ed era comunque allegro sempre, positivo in qualsiasi attività, pronto di volta in volta a mettersi in gioco, curioso di ogni cosa.
Nella rebatta ha iniziato chiaramente con la maglia gialla di Gressan, poi sceso a Viseran si è trovato ad abitare proprio di fronte alla casa dei Curtaz, il covo del Chevrot, e quindi ha giocato pure per i granata, a seguire per Sarre e ancora per Aosta, tra Prima e Seconda categoria, fino a chiudere da vincente nel 1990, campione della Valle nella massima serie con il Gressan.
Per il suo paese è stato un pilastro, nel vero significato della parola. Dagli anni Ottanta protagonista infaticabile dell’Avis e della Pro Loco, in prima fila alla Festa delle mele, nella Veillà di Moline e ad ogni manifestazione, contestualmente per vent’anni consigliere comunale, dal 1980 al 1985 e dal 2000 al 2015, con due mandati da assessore ai Lavori pubblici, perché Ligio conosceva il territorio a memoria, tombino dopo tombino, ruscelli e strade, di giorno e di notte sempre disponibile, come durante l’alluvione del 2000, in testa alla squadra nelle situazioni più pericolose.
Nel Coro Sant’Orso era entrato nel 1976 e in questo 2021 avrebbe festeggiato i suoi quarantacinque anni di impegno continuo nella formazione canora, di cui è stata indiscusso animatore, oltre che presidente. Un vero trascinatore, con la voce e con l’esempio, orgoglioso di indossare quella camicia a riquadri rossi e neri, capace di essere il collante tra vecchi e nuovi coristi e di vivere il Coro Sant’Orso come un’altra famiglia, così da farlo diventare un’occasione di aggregazione e di amicizia pure al di fuori delle prove e delle esibizioni, come quando venne creato il gruppo goliardico “Sky Team Ligio”, che prendendo spunto dalla sua incredibile passione per il ciclismo - non si perdeva una tappa del Tour de France e del Giro d’Italia - gli aveva assegnato la maglia gialla di leader.
Tra un impegno e l’altro, si distingueva pure al “Pezzoli”, giocatore sopraffino di belote nella grande sala dove gli scherzi sono all’ordine del giorno e le urla risuonano alte, ma anche dove il paese si ritrova con le sue figure più belle e caratteristiche, in una dimensione ancora di comunità malgrado gli enormi cambiamenti intervenuti a Gressan negli ultimi anni.
Anche durante la malattia Ligio Cunéaz non ha voluto lasciare Gressan. E’ rimasto a casa, con la sua forza e il sostegno della famiglia, a combattere come ha sempre fatto. Ha resistito due anni, il doppio di quanto gli avevano pronosticato. Quando tre settimane fa gli amici a sorpresa hanno organizzato una festa per lui, ha cantato ancora, sorridendo e sforzandosi per fare vedere a tutti che stava bene, tanto che è stato l’ultimo a lasciare il giardino. Però dentro lui ha realizzato che se era giunto il momento della festa era giunto anche quello della fine. Così Ligio, a volte ruvido ma sempre giusto, si è spento in quelle stanze che aveva costruito a Viseran venerdì sera, mentre teneva ancora strette le mani degli amori della sua vita, Ilva, Tiziana e Romina.
Lunedì scorso, 10 maggio, per il suo funerale non mancava nessuno, a cominciare dagli uomini con le camicie a scacchi rossi e neri, che hanno cantato per Ligio e in centinaia hanno ascoltato le parole e le melodie che lo ricordavano, come in quel giorno del lontano 1994 quando Eligio Cunéaz fu fondamentale per la rinascita della viellà della Foire: era la sera del 30 gennaio e lui coordinava il Coro Sant’Orso per l’animazione davanti alla Collegiata, passò quindi a Palazzo Ansermin per gli ultimi accordi e prese con una mano una bombola di gas da venticinque litri che con la rotazione del polso si mise in spalla e partì rapido sotto la Porta Pretoria, dicendo “Lei penso me”, perché questo era Ligio, uomo del fare, della famiglia e della comunità.