“Stop tampon tax”: assorbenti scontati nelle Farmacie Comunali di Aosta

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Ha preso il via in questi giorni nelle Farmacie Comunali di Aosta lo sconto dal 15 al 20 per cento sugli assorbenti femminili. La questione era stata sollevata in Consiglio comunale da Cristina Dattola di Rinascimento. L’ordine del giorno “Stop tampon tax, il ciclo non è un lusso” ha impegnato la Presidenza del Consiglio a sollecitare il Governo nazionale e i parlamentari valdostani a prevedere iniziative legislative per l’immediata riduzione dell’Iva sui prodotti igienico-sanitari femminili, dal 22 al 4 per cento, come avviene alle vendite di generi di prima necessità. Inoltre, ha invitato l’Aps - Azienda pubblici servizi a valutare la possibilità di applicare prezzi ribassati nella misura minima del 10 per cento e fino ad un massimo del 20 per cento sui medesimi prodotti in vendita nelle Farmacie Comunali in gestione. Se ne è in seguito discusso in terza e in quarta commissione consiliare, dove l’Aps ha spiegato che la possibilità - dal punto di vista finanziario - c’era.

«In Italia i prodotti igienico-sanitari femminili essenziali sono sottoposti all’Iva del 22 per cento, cioè l’aliquota massima prevista dal sistema fiscale. - si legge in una nota dell’Aps - Eppure sono prodotti di prima necessità, come indicato anche dall’Unione Europea con la direttiva del 28 novembre 2006 sull'imposta di valore aggiunto che stabilisce per gli Stati membri la possibilità di applicare 1 o 2 aliquote a “prodotti farmaceutici normalmente utilizzati per le cure mediche, per la prevenzione delle malattie e per i trattamenti medici e veterinari, inclusi i prodotti utilizzati per fini di contraccezione e di protezione dell'igiene femminile”. La direttiva ha prodotto iniziative per la riduzione o abolizione della tassa messe in pratica da Francia, Scozia, Irlanda, Belgio, Spagna, Nuova Zelanda, Canada, Australia, India e Kenya. Nel novembre del 2019 un primo segnale di attenzione del Governo italiano sul tema ha prodotto la riduzione dell’Iva sugli assorbenti unicamente biodegradabili e compostabili e le coppette mestruali dall’attuale 22 per cento al 5 per cento. Una misura non sufficiente ad affrontare il fenomeno della cosiddetta povertà mestruale, ovvero il disagio di potersi garantire un’igiene adeguata durante tutto il periodo mestruale attraverso appositi dispositivi sanitari».

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