Partirà a giugno la spedizione al K2 e al Broad Peak L’impresa avrà pure una finalità benefica con Sanonani
E’ quasi pronta a partire la nuova spedizione valdostana-francese, diretta al K2 e al Broad Peak. Ne fanno parte i valdostani Marco Camandona, François Cazzanelli, Emrik Favre e Francesco Ratti, con Jerome Perruquet e Mathéo Jacquemoud. Buona parte di loro andrà sul K2, mentre Marco Camandona e Jerome Perruquet proveranno il Broad Peak. Infine, François Cazzanelli e Mathéo Jacquemoud punteranno al concatenamento di K2 e Broad Peak, che è 600 metri più basso. Partiranno martedì 15 giugno, per rientrare in Italia tra venerdì 6 e sabato 7 agosto. L’impresa era prevista l’anno scorso, nel ventennale dell’ascesa - il 29 luglio 2000 - di Marco Camandona e Abele Blanc al K2, primi valdostani a raggiungere la vetta senza ossigeno. A causa della pandemia è slittata di un anno, ora che si può di nuovo entrare in Pakistan.
«All’epoca avevamo compiuto qualcosa di straordinario, tracciando tutto da soli. - racconta Marco Camandona, guida alpina della società di Valgrisenche - In Pakistan di solito è l’estate la stagione migliore. Le statistiche ci dicono che dal 20 al 30 luglio si crea una finestra di bel tempo e bisogna essere già lì pronti per poterla sfruttare. La spedizione era programmata per il 2020, però non ce l’hanno consentito a causa dell’emergenza sanitaria. Per me è il decimo 8000 senza ossigeno. Sono contento di partire con una squadra forte e affiatata, la stessa - tranne Jerome - che è andata nel 2019 al Manaslu in Nepal, dove François Cazzanelli ha raggiunto il record di 17 ore e 43 minuti dal campo base alla vetta e ritorno».
Contento di incontrare la storia del suo maestro Marco Camandona, François Cazzanelli - guida del Cervino - dichiara che «Sulla carta vorrei raggiungere prima il Broad Peak, poi il K2. Questo concatenamento non è una decisione che arriva improvvisa. Già 3 anni fa sono salito sull’Everest e sul Lhotse in 6 giorni, ora mi sento pronto per realizzare anche questo sogno. Ho in mente qualcosa di fuori dall’ordinario, però non lo svelo mai prima. Anche perché le strategie e le modalità vanno decise sul posto in relazione al meteo e all’affiatamento con il compagno. L’idea di questa spedizione era nata al Manaslu. Siamo un gruppo unito e rodato, quando siamo in viaggio diventiamo quasi una famiglia. Mi fa piacere che si siano aggiunti 2 nuovi compagni: Jerome Perruquet è un ragazzo che ho visto crescere, dai primi passi fino a diventare aspirante guida, ha grandi potenzialità, se continuerà così sentiremo parlare di lui. Mathéo Jacquemoud è nella squadra nazionale francese di sci alpinismo, è alla sua prima esperienza in alta quota, ne ha tutte le capacità».
«E’ una sfida nuova» aggiunge Emrik Favre, guida alpina di Ayas. «Il K2 è il simbolo della montagna, una vera icona. Raggiungerlo è un sogno che io e Francesco Ratti abbiamo coltivato per tutta la vita. Condivido anche la missione benefica dell’associzione Sanonani: già nel 2019, salendo verso il Manaslu, avevamo lasciato 6 sacchi di vestiti nell’ultimo villaggio prima del campo base».
Al fianco della spedizione alpinistica infatti i ragazzi hanno scelto di condividere anche una causa sociale: aiutare la popolazione locale, soprattutto i più giovani. Grazie a Sanonani Onlus, gli alpinisti firmeranno e spediranno con i francobolli del posto le cartoline, che è possibile acquistare al costo di 5 euro in diverse località della Valle d’Aosta (Ayas, Brusson, Breuil-Cervinia, Châtillon, Arvier e Aosta, in alcuni esercizi commerciali, segnalati sulle pagine Facebook e Instagram degli alpinisti coinvolti e di Sanonani), è anche possibile richiederle via mail scrivendo a info@sanonani.house, pagandole con bonifico. Grazie alle cartoline, si potranno coprire le spese di spedizione di un carico di vestiti e scarpe da donare a bambini e ragazzi della regione del Gilgit Baltistan, lungo la strada di avvicinamento al campo base del K2. Dieci trekkers aiuteranno gli alpinisti nella distibuzione. «L’associazione nasce il 15 gennaio 2015, dopo la salita al Kangchenjunga di Marco, che ha realizzato un libro su quell’esperienza decidendo poi di donare tutto il ricavato alla onlus» spiega Barbara Luboz, presidente di Sanonani e moglie di Marco Camandona. Che aggiunge: «Oggi siamo in 6 a occuparcene: io, Marco, Fausta Bo, Andrea Bo, Laura Dulicchio e Paola Denarier». Negli anni l’associazione, supportata dall’impegno di molti alpinisti e grazie alla collaborazione con l’organizzazione Apeiron, ha realizzato un orfanotrofio a Kathmandu, dove si prende cura di una ventina tra bambini e ragazzi, per donare loro un futuro sereno e un reinserimento nel nucleo familiare.
«In questo momento ne abbiamo 21, tra i 4 e i 17 anni. Purtroppo, dall’ultima volta che li abbiamo visti a settembre 2019, li stiamo seguendo a distanza, via mail e in videoconferenza» precisa Barbara Luboz, «Mentre prima del Covid riuscivamo ad andare 2 volte all’anno, in primavera e in autunno. Inoltre, ne stiamo seguendo 4 rientrati in famiglia. Tutti frequentano la scuola e crescono integrati nel mondo culturale nepalese. Sul sito www.sanonani.house si trovano le informazioni per offrire, qualora lo si desideri, un supporto più ampio alle nostre iniziative».