Si è spenta Vittoria Busso, custode della memoria di Issime
“Quando muore un anziano, brucia una biblioteca” recita un vecchio proverbio. Non è sempre vero. Non nel caso di Vittoria Busso che ha chiuso gli occhi nella mattinata di mercoledì scorso, 28 aprile, nella sua casa di Issime. Il tesoro prezioso che custodiva nella memoria - fatto di nomi di oggetti, di luoghi e di persone scoloriti dal tempo, di confini tra campi strappati agli sterpi, di sudore e fatica di un mondo che non c’è più - lo ha lasciato a chi è rimasto grazie a un’opera metodica e instancabile di preservazione della tradizione orale realizzata in oltre mezzo secolo di collaborazione con l’Associazione Augusta. Aveva 99 anni.
«Vittoria Busso Lixandrisch è la roccia sulla quale è cresciuta l'Associazione Augusta, la sua identità. - racconta il presidente dell’associazione, Michele Musso - E' lei che ci ha sempre spronati, pure nei momenti di difficoltà, a rimanere saldi e a continuare nel progetto, che anche grazie a lei si è andato affermando. Era giovane e forte, quando nel 1967 partecipò alla fondazione dell'Augusta, e giovane e forte è rimasta. Non mancava mai all'assemblea dei Soci e degli Amici, assieme a sua sorella Laura, sempre presente a qualsiasi iniziativa, a testimoniare il suo supporto. Una donna infaticabile e se ne ha testimonianza in molti suoi interventi sulla rivista Augusta, sempre densi di una straordinaria forza morale e di un profondo senso di giustizia. Ha collaborato alla stesura del vocabolario del töitschu, la sua, la nostra amata lingua, e ancora lo scorso anno ha dato un cospicuo contributo alla stesura dell'Atlante linguistico delle comunità Walser italiane, con una forza e un impegno che ha lasciato attoniti gli estensori. Questa è la differenza tra la vita e la morte: lei rimarrà viva perché ha saputo trasmettere le sue conoscenze alle giovani generazioni».
Vittoria Busso era nata il 6 novembre del 1921 a Issime, dove è sempre vissuta, primogenita dei 6 figli di Enrico Busso Lixandrisch e Angelina Christille Pöizersch: dopo di lei nacquero Onorato, Giulia, Laura, Luigina e Giuseppina, tutti venuti a mancare prima di Vittoria. Come figlia più grande, a lei toccarono fin da bambina i compiti più gravosi: oltre a badare ai fratellini e alle sorelline, aiutava i genitori ad accudire le mucche e nei lavori della campagna, tra Rollie e Gran Prà. Una volta cresciuta, le mansioni divennero sempre più pesanti: in un emozionante racconto sulla rivista Augusta ricordava le estati del 1943 e del 1944 trascorse percorrendo tutti i giorni a piedi 1.000 metri di dislivello per portare dall'alpeggio al fondovalle il latte da vendere ai villeggianti in un bidone da 36 litri. Nel 1946 la bella chiesa di Issime ha fatto da cornice al suo matrimonio con Domenico Murer, boscaiolo originario della provincia di Belluno: un’unione da cui sono nate le 3 figlie Alma nel 1947, Anna nel 1953 e Lucia nel 1957.
Vera montanara, che sapeva unire l’umiltà con la forza, la semplicità con un coraggio e una dolcezza fuori dal comune, custodì sempre nel cuore l’amore per il suo paese e per la sua cultura. Finché la vista glielo ha consentito, cuciva a mano i “sockha”, le tradizionali pantofole di Issime.
Oltre alle figlie Alma, Anna e Lucia - che vivono rispettivamente a Courmayeur, a Fontainemore e a Issime - lascia i nipoti Luca e Matteo Pellin e Martina e Giorgia Girod e i pronipoti Sveva Pellin e Pietro Landra Girod.