Idroelettrico made in VdA, occhio allo straniero «Gli imprenditori stanno perdendo l’entusiasmo»
Nei giorni scorsi la ricchezza «acqua» della Valle d’Aosta ha fatto nuovamente parlare di sé dopo il lungo dibattito, ora sopito, sul futuro di CVA. Il gruppo «Edison Italia», società che fa capo al gruppo francese «Electricité de France», ha infatti di recente acquistato 7 centrali idroelettriche di piccola taglia - con produzione complessiva annua di circa 12 GWh, equivalente al fabbisogno annuo di oltre 4mila famiglie - rilevando l’intero capitale della «HydroDynamic» dei fratelli Fresc di Gaby, un’operazione annunciata dalla stessa «Edison», senza fornire dettagli supplementari sull’ammontare dell’investimento, anche se voci non confermate parlano di oltre 10 milioni.
Non c’è dubbio, però, che questa cessione porti delle serie riflessioni sul futuro delle acque valdostane e sul perché delle società straniere - come «Electricité de France» - siano intenzionate a posizionare le proprie bandierine in Valle d’Aosta.
«Noi come imprenditori stiamo costruendo nel territorio di Montjovet - annuncia Paolo Fresc - altre 4 centraline e altre 3, sempre di nostra proprietà, sono in esercizio: 1 a Aymavilles e 2 in Val d’Ayas. Tuttavia la scelta di vendere le 7 centrali della “HydroDynamic” alla “Edison” è stata una scelta di famiglia strettamente personale. Tale decisione è maturata non per un discorso di mercato o di altre dinamiche più complesse, più semplicemente perché sia io, che ho 55 anni, che mio fratello Maurizio ci consideriamo a quasi al termine del nostro percorso lavorativo. Niente di più.»
«Il mercato e l’ambiente valdostano - afferma Paolo Fresc - per quanto riguarda il rispetto dell’imprenditoria hanno tante mancanze! Fare impresa in Valle d’Aosta è molto difficile e questo è un dato di fatto. Quello che in generale manca è una visione complessiva di filiera, nel nostro caso del settore idroelettrico. Ma basterebbe pensare che siamo di fronte ai cambiamenti climatici, a un discorso di transizione ecologica verso l’elettrico, quindi verso le tecnologie rinnovabili. Nella nostra regione abbiamo una risorsa disponibile potenzialmente verde che è l’acqua, abbiamo la volontà di sviluppare una tradizione ecologica dal punto di vista energetico, potremmo essere i primi in Italia per tutta una serie di fattori, però a quanto pare c’è chi non vuole vedere oltre.»
«Oggi fa notizia - continua Paolo Fresc - la nostra scelta di avere venduto a “Edison”, ma per anni nessuno ci ha considerati. Abbiamo sempre avuto notevoli difficoltà di dialogo. La Valle d’Aosta, pur piccola, potrebbe essere una potenza se facesse rete in tutti i settori. Invece non vedo per ora una classe politica capace per davvero di pensare, di guardare al futuro e di agire in questo senso. Molti nostri colleghi imprenditori dell’idroelettrico hanno ancora voglia di fare, di investire energie e professionalità. Tuttavia la mancanza, che in tanti evidenziano da tempo, di una visione complessiva sulle ricchezze della Valle d’Aosta si percepisce anche in molti altri settori della nostra economia, a cominciare dall’agricoltura con la sua filiera e dalla promozione turistica. Se continuiamo a muoverci come stiamo facendo da alcuni anni, per compartimenti stagni, non andremo molto lontani.»
«Costruire in Valle d’Aosta dei piccoli impianti idroelettrici - interviene Sandro Ronc, della società “Fratelli Ronc” di Introd, proprietaria di una trentina di centraline - ha ancora senso, non vale lo stesso per impianti di grandi dimensioni. A parte il fatto che il territorio è ormai abbastanza saturo di impianti e che le tariffe comprensive degli incentivi, più il prezzo di vendita dell’energia, sono crollate nel tempo. Tutto, comunque dipende dai progetti, quindi gli impianti di un certo livello da poter realizzare in Valle d’Aosta si contano ormai sulle dita di una mano. Per quanto riguarda la nostra impresa, dopo avere tanto investito nel settore idroelettrico, non abbiamo al momento intenzione di mettere sul mercato i nostri impianti valdostani. Noi le costruiamo per gestirle e mantenerle, per occupare il nostro personale. Ma è anche vero che non si può mai dire “mai” e non mi preoccupa il fatto che in Valle d’Aosta arrivino dei gruppi stranieri, visto che c’è CVA. Semmai le preoccupazioni potrebbero arrivare se fosse proprio CVA a pensare di vendere i suoi impianti.»
Su questa delicata questione interviene pure un altro noto imprenditore dell’idroelettrico valdostano, Alberto Arditi di Saint-Vincent. «In Valle d’Aosta il 5 per cento dell’idroelettrico è privato, tutto il resto è pubblico. Però da qualche tempo a questa parte i piccoli imprenditori del settore si stanno disinnamorando, me compreso. Il futuro non è di sicuro a nostro favore, poiché è da immaginare, di qui a breve, uno scenario con una sempre maggiore presenza nella nostra regione di gruppi stranieri. Ha senso investire ancora in questo settore nella nostra regione? La Valle d’Aosta e le sue acque fanno gola e non è difficile capire che dei gruppi stranieri cercheranno di piazzare sempre più “bandierine” sul nostro territorio.»
«Noi che siamo da tempo nel settore - sottolinea Alberto Arditi - questo aspetto lo abbiamo ben compreso, anzi se capitasse a me di vendere, con molte probabilità non mi tirerei indietro, qualora il prezzo fosse appetibile. Tutto ha un prezzo, tutto ha un valore, è la legge del mercato. Qualunque operatore idroelettrico di fronte a delle offerte interessanti si pone delle domande, valuta ed eventualmente accetta la cessione. Comunque la presenza straniera in Valle d’Aosta continua ad aumentare, senza contare che sono in atto diverse trattative con imprenditori locali che si sono stancati di essere continuamente “massacrati” e che lasceranno prima o poi a questi gruppi, che hanno la chiara, chiarissima intenzione di prepararsi in vista dei prossimi bandi di gara delle concessioni delle acque valdostane in scadenza nel 2029, mettendo appunto un piede “pesante” nella nostra regione.»
«Noi imprenditori siamo demoralizzati, subiamo continui controlli, anche da parte della Forestale, a qualsiasi ora del giorno e anche della notte. C’è molta discriminazione tra noi e la CVA - parla a ruota libera Luigi Berger di Champdepraz, amministratore della «Euriver» di Issogne e legato all’altra società idroelettrica di famiglia, la «Alga» - ad esempio per quanto riguarda il minimo deflusso vitale in torrente. Le leggi dovrebbero essere uguali per tutti, amministratori e tecnici dovrebbero cominciare a metterci nelle condizioni di poter lavorare, tenendo conto che non è possibile che nello stesso torrente, tipo il Chalamy, c’è chi rilascia 65 litri mentre i privati devono rilasciarne 900 litri! Siamo sempre trattati come se fossimo dei banditi, dei delinquenti e gli uffici regionali spesso incolpano gli impianti di essere vecchi, obsoleti, ma un conto sono gli aspetti tecnici, un altro conto sono le normative.»
«Forse è per questo che le imprese valdostane del settore cominciano a pensare di volersi liberare di tutto. Io - commenta con amarezza Luigi Berger - non ne posso più! Sono imprenditore da cinquant’anni, ma in Valle d’Aosta fare l’imprenditore è quasi sinonimo di approfittatore. A questo livello viene voglia di vendere tutto. Per quanto riguarda le nostre società, in effetti abbiamo delle trattative in corso. Siamo corteggiati da molto tempo da gruppi stranieri, non solo francesi e svizzeri, che vogliono piazzarsi in Valle d’Aosta. Un motivo ci sarà. In passato abbiamo risposto di no, attualmente la situazione sta cambiando, soprattutto per volere di chi fa di tutto per ostacolarci sempre e, molto spesso, a prescindere.» «Andiamo - puntualizza Luigi Berger - verso la scadenza delle concessioni di derivazione delle acque prevista nel 2029, quindi l’attuale legislatura del Consiglio Valle dovrebbe, a parer mio, cominciare a riflettere.»
Perché senza indirizzi chiari e in mancanza di una politica concreta di valorizzazione dell’imprenditoria valdostana nell’idroelettrico è abbastanza chiaro che chi avrà le ricorse finanziarie, straniero o italiano che sia, si comprerà le nostre centrali e con esse pure la nostra acqua, intesa come risorsa fondamentale per lo sviluppo della Valle d’Aosta.