Ferrovia, la svolta: l’elettrificazione inserita nel Piano nazionale di ripresa e resilienza

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L'elettrificazione della linea ferroviaria Aosta-Ivrea è stata inserita nel Piano nazionale di ripresa e resilienza. Lo ha annunciato in una conferenza stampa giovedì scorso, 29 aprile, Giancarlo Cancelleri, sottosegretario di Stato al Ministero delle Infrastrutture e mobilità sostenibile, insieme alla deputata valdostana del Elisa Tripodi (M5s). «Con il pacchetto della semplificazione sul codice degli appalti che stiamo facendo qui al Ministero e che si rivolge esclusivamente alle opere inserite nel Pnrr, noi riusciremo entro il 2022 già ad entrare in cantiere» ha detto Giancarlo Cancelleri. Il progetto - si legge nella scheda di Rfi illustrata - ha un costo complessivo di 110 milioni euro e prevede l'elettrificazione degli esistenti 66 chilometri di linea a semplice binario tra le stazioni di Ivrea ed Aosta, con la realizzazione di 3 nuove sottostazioni elettriche nelle aree ferroviarie delle località di Aosta, Châtillon e Donnas. Inoltre sono previsti interventi alle gallerie esistenti di ampliamento sagoma e abbassamento del piano di ferro, nonché il rifacimento di alcuni cavalcaferrovia.

Dei 110 milioni necessari per elettrificare la tratta, 84 milioni arriveranno dal Piano nazionale di ripresa e resilienza, mentre gli 26 dal prossimo aggiornamento del contratto di programma-investimenti di Rfi.

L’obiettivo è il «Miglioramento prestazionale della linea anche in relazione alla possibilità di prevedere materiale rotabile più performante» ottenendo inoltre «Benefici ambientali derivanti dall'eliminazione della trazione diesel».

«Il fatto che questo progetto - ha detto la deputata valdostana Cinque stelle Elisa Tripodi - sia stato inserito nel Pnrr dà una data certa di ultimazione dei lavori al 2026». Viste le direttive della Commissione europea, si tratta di una «Data non emendabile», ha specificato il sottosegretario Cancelleri. La progettazione definitiva è in fase di ultimazione da parte di Rfi. Si tratta, ha proseguito, di «Un intervento finanziato e le risorse sono immediatamente disponibili all'indomani dell'ok della Commissione europea», in diverse tranches.

«In tempi certi, entro il 2026, finalmente la Valle d'Aosta sarà collegata al resto d'Italia e del mondo con un moderno asse ferroviario, che vogliamo accessibile, e che consentirà nuove relazioni di lavoro e di studio per le valdostane e per i valdostani, nuove possibilità di accesso ai servizi, la qualificazione dell'offerta turistica dell'intera Regione, la creazione di nuove sinergie con il Canavese e il Piemonte, la ridefinizione complessiva dell'offerta di trasporto pubblico» aggiunge Chiara Minelli. Secondo l'Assessore ai Trasporti «Fra 4 o 5 anni, a opera completata, non avremo più rotture di carico, non avremo più locomotori diesel, potremo disporre di un'ampia gamma di treni elettrici, non ci saranno più penalizzazioni per viaggiatori valdostani o canavesani, potremo finalmente cadenzare i treni e i relativi collegamenti con le valli laterali, avremo sistemi di sicurezza e di controllo più efficaci. Ora possiamo guardare avanti, e puntare ad arrivare sul Monte Bianco con la rotaia, da tutta Italia con un unico biglietto treno più funivia».

Sulla svolta che riguarda la ferrovia valdostana esprime soddisfazione anche Luciano Caveri, assessore regionale agli Affari europei: «Certo. L’importante però è che questi soldi non vengano sottratti al budget che dovrà essere a disposizione della Valle d’Aosta nell’ambito del Piano nazionale di ripresa e resilienza» - parliamo di 221,5 miliardi di euro a livello nazionale - «e che dovranno arrivare dal Recovery Fund, lo strumento comunitario per rispondere alla crisi economica post Coronavirus. Per essere chiari: questi fondi devono essere a carico delle Ferrovie». Per «intercettare» i soldi del Recovery Fund, la Giunta regionale a novembre dell’anno scorso ha approvato una delibera con 64 proposte progettuali di valenza regionale, interventi nel campo della digitalizzazione, della transizione ecologica, delle infrastrutture per la mobilità, dell’istruzione ricerca e cultura, dell’equità sociale e della salute. «Ad oggi però non sappiamo quanti soldi verranno destinati alla Valle d’Aosta e come sarà gestito il dialogo tra Stato e Regioni. - rileva Luciano Caveri - In particolare con le altre Autonomie abbiamo chiesto un’interlocuzione allo Stato e soprattutto che ci vengano garantiti adeguati spazi di manovra. Una volta risolto questo nodo, per quanto ci riguarda in Regione dovremo dare vita a una cabina di regia ad hoc per il Recovery, un coordinamento tra gli Assessorati per fare in modo che ci si faccia trovare pronti, e con le idee chiare, di fronte a questa disponibilità di fondi».

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