«Uno strappo senza mediazione la decisione di abbattere il Puchoz»
Il futuro del “Mario Puchoz” è deciso. Diventerà, come ribadito nell’ultimo Consiglio comunale il sindaco Gianni Nuti, un parco cittadino a tema e del mitico stadio aostano rimarrà solamente la tribuna coperta e forse gli spalti. Tutto questo con buona pace del comitato cittadino “Salviamo il Puchoz” che aveva avviato una petizione con più di 1.000 firme raccolte per non cambiare la destinazione ad una struttura che per oltre mezzo secolo ha rappresentato il vero punto di riferimento per gli amanti del calcio. Tra le voci più autorevoli che si sono levate contro questa decisione c'è quella di Nunzio Santoro, ex calciatore e poi allenatore dell'Aosta Calcio degli anni Sessanta e Settanta. «Il pollice verso contro lo stadio è stato deciso con la certezza che il suo ingombro è “fuori tempo”, - sostiene Nunzio Santoro - la città futura non lo prevede più perché Aosta avanza, il business non ha cuore e per gli “eletti” così deve essere. Uno strappo netto, senza mediazione, un vero espianto. Soprattutto senza presentare una opzione alternativa, una struttura in grado di permettere nell'immediato una ripartenza del calcio che conta anche in considerazione del fatto che c'è allo studio un progetto di recupero della matricola originaria dell'Aosta 1911 facendola così rivivere». Prosegue Nunzio Santoro: «E' un momento di sbigottimento per gli sportivi della Valle d’Aosta, perché il Puchoz è di tutti, patrimonio e meta aspirata dagli agonisti di tutta la regione e non solo dagli aostani. Questa non è nostalgica retorica, è una realtà di una storia centenaria da rispettare e non da trattare con sufficienza. Siamo di fronte ad una supponenza nefasta e fuori luogo, già evidenziata quando vent’anni fa si cancellò l’Aosta 1911 per trasferire a Saint-Vincent solo improvvisazione calcistica e gestionale. Oltre alla squadra rossonera si perse anche il senso di appartenenza e la numerosa tifoseria che all'epoca viveva dei colori rossoneri». Quindi Nunzio Santoro sottolinea: «Così il nostro capoluogo regionale sarà l’unico dei 20 italiani a non avere uno stadio omologato né una squadra rappresentativa, record questo imbarazzante. E a cornice di questa fase cruciale del nostro calcio risalta l’assordante, ingiustificato silenzio dei responsabili della Delegazione Valdostana della Figc, Federazione Italiana Giuoco Calcio. Silenzio assenso? Mancanza di argomenti? Astensioni di comodo? In ogni caso stucchevole. Ma non c’è da stupirsi, in campo a lottare ci vanno sempre e soltanto i giocatori ed è per questo che il pallone non lo sgonfieranno mai, anche senza il Puchoz».