Nell’Area megalitica riaffiorano altre tracce di antiche arature
Proseguono a ritmo serrato i lavori all’Area megalitica di Saint-Martin-de- Corléans ad Aosta. Il responsabile scientifico del sito archeologico Gianfranco Zidda riferisce che «Si sta procedendo con il secondo lotto, che prevede una nuova hall di ingresso di forma e dimensioni prestigiose, il completamento della rampa del tempo che conduce alla “navata” delle vestigia, una sala immersiva che permetterà una “corsa nel tempo”, la grande sala degli allineamenti delle stele, con il piccolo scrigno delle raffinate stele frammentarie riutilizzate nel podio della Tomba 5, la sezione archeologica età del Bronzo e Ferro, la zona di affaccio sullo scavo come box ligneo con sedute e tavolini, lo spazio per le mostre temporanee, quindi, al primo piano, le sezioni romane, tardo antiche e medioevali». La data di completamento e conclusione dell’intervento è programmata per il secondo semestre del 2022. L’Associazione temporanea di imprese - con capofila la Copaco - che se ne occupa ha la direzione lavori, sotto la quale operano le ditte vincitrici degli appalti per l’esecuzione edilizia, impiantistica, allestitiva. Il team di imprese procede secondo gli indirizzi scientifici elaborati dagli archeologi della Soprintendenza regionale. L’importo dei lavori per gli anni 2018-2022 ammonta a circa 4.600.000 euro.
In questi giorni, inoltre, sono stati fatti degli importanti ritrovamenti. «Secondo la programmazione progettuale, - riferisce Gianfranco Zidda - dall’inizio del 2021 sono in atto interventi in alcune zone del sito archeologico, alcuni volti a rendere nuovamente visibili diverse strutture, quali il tumulo dell’Età del Ferro, già scavato negli anni Ottanta e Novanta del ventesimo secolo dall’archeologa Rosanna Mollo, che erano state temporaneamente coperte, per proteggerle nel corso della costruzione degli edifici di copertura dell’Area megalitica».
altre antiche arature
Gianfranco Zidda aggiunge che «In particolare si è potuto agire in una zona che fisicamente si trova sotto un tratto stradale di corso Saint-Martin-de-Corléans, riportando alla luce, su un’area lunga 13 metri e larga 1 metro, nuove tracce di solchi incisi nel terreno, raffrontabili a quelli dell’aratura più antica datata in un periodo precedente al 4200 a.C.. Un elemento estremamente interessante di queste arature è che hanno una modalità esecutiva molto più complicata di quelle sinora scavate e studiate. Presentano inoltre un alto numero di piccole fossette cilindriche, a sezione circolare, disposte in modo concentrato e non ordinato. Esse sono simili a quelle che, nel resto del sito, sono state identificate come impronte lasciate dai bovini quando trascinavano l’aratro». Quindi Gianfranco Zidda precisa: «Il tumulo circolare dell’età del Ferro, dopo essere stato liberato dalle protezioni che lo avevano conservato, è tuttora oggetto di indagine approfondita, volta a leggere i momenti di impianto, costruzione, utilizzo come sepoltura e successivo abbandono. I dati raccolti stanno restituendo delle novità che aiutano a inserire il monumento in un vasto sistema territoriale che doveva interessare tutta la conca di Aosta».
La ricerca, lo scavo e gli studi degli attuali ritrovamenti sono condotti dalla Soprintendenza regionale ai Beni culturali, con la Soprintendente Cristina De La Pierre quale responsabile unica del progetto, sotto la direzione dei funzionari archeologi Alessandra Armirotti per l’età del Ferro e Romana e Gianfranco Zidda con Luca Raiteri per la Preistoria recente.
Gli interventi sono svolti da tecnici interni all’Amministrazione (Dante Marquet e Laura Caserta) e operatori di scavo (Giorgio Avati, Luciano David, Battistino De Gattis e Massimo Vantini), avvalendosi della cooperazione di specialisti, quali archeologi e stratigrafi (Francesca Martinet, Gwenaël Bertocco e Paola Allemani), geologi (Claudio Balista), ingeneri per la rilevazione in 3D (Leandro Bornaz) oltre a paeontologi e paleoantropologi.