25 aprile. L’alba del giorno dopo
In occasione della Festa della Liberazione, ospitiamo un contributo dell’Anpi Valle d’Aosta e dell’Istituto Storico della Resistenza e della Società Contemporanea in Valle d’Aosta.
Il 25 aprile è una ricorrenza decisiva dell’Italia contemporanea. Un giorno di memoria e di raccoglimento. Come ogni commemorazione ha un valore eminentemente simbolico. Peraltro la commemorazione è, per l’appunto, una rimemorazione collettiva e condivisa con i suoi riti, i suoi codici. Come tutte le commemorazioni però, non è che una breve parentesi in cui si addensano talvolta attimi di forte tensione emotiva ma anche tensioni latenti della società.
In questo senso il 25 aprile, ieri, oggi e soprattutto in futuro, dovrà trovare una dimensione che vada ben oltre il momento di raccoglimento collettivo. Tra i molti che hanno colto questa necessità, molti anni or sono, c’è senza alcun dubbio Norberto Bobbio che già nel 1991 aveva rilevato come si stessero diffondendo «tesi revisionistiche», che già erano affiorate alla Liberazione, con poca presa sulla pubblica opinione. Un conflitto tutto interno alla società italiana che è andato sempre crescendo in parte per la crisi delle istituzioni democratiche e in parte per l’affermarsi progressivo di forze politiche che esprimono estese ambiguità nei confronti del complesso processo di evoluzione del nostro stesso sistema democratico.
In questo ampio contesto non è un caso che ancora nel 1991 vedesse la luce la poderosa opera di Claudio Pavone: Una guerra civile. L’autore scriveva nella prefazione che la commemorazione del 25 aprile aveva in qualche modo creato un’immagine «apologetica, levigata e rassicurante» della «Repubblica nata della Resistenza». Una apologia che in parte ha occultato la complessità del fenomeno resistenziale ma non solo. Già nel 1962, l’opera di Henri Michel «Les courants de pensée de la résistance» aveva aperto scenari nuovi per cogliere anche la complessa articolazione dello stesso fronte antifascista.
Perché ritornare oggi, seppure con poche parole, su questo nodo in una data tanto importante? Forse per la semplice ragione che la democrazia che si è faticosamente imposta in quella primavera del 1945 ci impegna a continuare questo difficile cammino. Il cammino della libertà, del rispetto della persona, dell’emancipazione, dell’eguaglianza, come anche il cammino del confronto delle idee come metodo di civile convivenza. Un cammino che, per sua natura, accompagna lo sviluppo in particolare della nostra società europea. È dunque necessario impegnarsi per fare del 25 aprile non solo e non tanto una commemorazione ma un giorno di riflessione e di studio, di collaborazione tra le istituzioni, nella prospettiva di quel cantiere sempre aperto della formazione, soprattutto nei giovani, di uno spirito critico.
Una riflessione ogni giorno necessaria. Il 25 aprile 1945 nasce l’Italia libera e democratica che chiama tutti ad una diversa forma di partecipazione ma anche, o forse soprattutto, ad una nuova forma di responsabilità individuale e collettiva. Con il passare del tempo e la scomparsa progressiva di coloro che allora diedero vita ad una pagina fondamentale di riscatto civile e morale, oggi, è giusto vivere questo momento non solo come un momento memoriale ma come un’occasione di rilancio di un dibattito vivo sulle ragioni e sulla necessità di costruire e difendere ogni giorno individualmente e collettivamente la nostra democrazia libera e plurale a tutela della persona e del diritto.
Quanto accade intorno a noi in questo tempo, in Birmania, in Egitto o in Turchia, così come quanto accade ogni giorno in Italia e in Europa deve essere un monito e uno sprone. L’Italia democratica serra le fila in questa data o lo fa per costringere tutta la società, senza esclusione alcuna, ad operare per un’evoluzione della nostra collettività nazionale e regionale nel rispetto dei suoi valori fondativi. Un giorno di unità intorno ai valori della Costituzione Italiana è la più alta espressione di una visione della democrazia come momento di unione nel rispetto delle moltitudini. Con questo spirito alcune istituzioni rappresentative della nostra Regione hanno creduto opportuno esprimersi congiuntamente anche porre le basi per una rinnovata fattiva futura collaborazione nello spirito del 25 aprile.
Istituto Storico della Resistenza
e della Società Contemporanea in Valle d’Aosta