Prosegue la lotta contro la processionaria del pino “Ripresa dei nidi soprattutto in alta e media Valle”
Non si ferma in Valle d’Aosta l’attività di monitoraggio e di lotta alla processionaria del pino. Il Piano quinquennale 2016-2020 della lotta a questo parassita ha interessato sia zone di foresta sia aree pubbliche urbane occupate da piante infestate. Diversi sono i servizi regionali coinvolti nel progetto: il Corpo forestale della Valle d’Aosta nel ruolo di capofila e le strutture regionali Forestazione e sentieristica, Flora e fauna e Produzioni vegetali, sistemi di qualità e servizi fitosanitari.
I tipi di azioni di contrasto
La processionaria è un lepidottero defogliatore presente in Valle d’Aosta da molti decenni ma il cui incremento è da ricondurre al 2013. È piuttosto pericoloso quando ancora si trova allo stato di “millepiedi” e può provocare lo shock anafilattico se viene toccato quando è ancora un bruco. Nel migliore dei casi può scatenare orticarie, dermatiti e problemi di respirazione.
Una delle principali di strategie di lotta alla processionaria è eseguita con le trappole a feromone, una sostanza chimica che la femmina rilascia per attirare il maschio; nel periodo compreso tra il 2016 e il 2018 le trappole hanno consentito di catturare annualmente circa 150mila individui. Le attività programmate hanno riguardato inoltre il monitoraggio annuale della diffusione dei danni da defogliazione nelle piante potenzialmente interessate dagli attacchi di processionaria (ne sono state monitorate un migliaio in 24 comuni della regione); il censimento di tutte le piante sensibili all’attacco del parassita situate nelle aree urbane; i diradamenti dei rimboschimenti di pino nero; la raccolta meccanica dei nidi invernali (circa 20mila in 5 anni); la lotta balistica basata sulla distruzione dei nidi attraverso l’uso del fucile a pallettoni, eseguita dagli agenti del Corpo forestale. Su circa 350 ettari di foreste, è stata eseguita pure la lotta microbiologica con l’utilizzo di un cannone atomizzatore per l’aspersione di un prodotto composto di acqua e di un batterio naturale.
Nel 2016 il vivaio regionale forestale “Abbé Henry” di Quart ha prodotto circa 18mila piantine di latifoglie da mettere a dimora quest’anno, là dove si è proceduto a sradicare le piante prese di mira dalla processionaria.
Un fenomeno da monitorare
Qual è la situazione oggi nella nostra regione? Cosa riservano la primavera e i mesi a venire? Durante una riunione tra le strutture regionali competenti, che si è svolta mercoledì 7 aprile scorso, il problema è stato nuovamente affrontato. E, se formalmente il Piano quinquennale è terminato, l’attività di lotta contro la processionaria non si ferma!
«Stiamo andando verso un periodo in cui evidentemente il problema è minore - spiega Luca Dovigo, comandante del Corpo forestale della Valle d’Aosta - perché le larve sono nel terreno. Però, rispetto al 2020, abbiamo riscontrato durante l’inverno, in alcune zone della Valle, la ripresa di diversi nidi, ad esempio nella zona di Saint-Pierre. Il fenomeno deve essere tenuto sotto controllo, quindi continueremo l’attività tra il 2021 e il 2022 com’era prevista nel Piano precedente, tanto che questo inizio di primavera abbiamo dato seguito alla lotta balistica contro i nidi. Riprenderemo la lotta biologica con il cannone e continueremo a monitorare l’evoluzione del fenomeno e a conteggiare le farfalle come si fa di solito, attraverso la posa di trappole a feromone. Nella parte bassa di Saint-Pierre, a monte di una zona coltivata a vigneti, sono state tagliate piante che saranno sostituite con latifoglie in genere (aceri, tigli, sorbi e ciliegi) non gradite dalla processionaria che, invece, predilige attaccare i pini nero e silvestre. Una delle azioni del Piano di lotta alla processionaria era anche quella di eseguire interventi selvicolturali, mirati ad alleggerire la pressione del parassita nel bosco e finalizzati a variarne la composizione. Durante il primo periodo primaverile che si è appena chiuso, abbiamo raccolto circa 300 nidi in ambito urbano, sempre in zone della media e alta Valle, sui versanti esposti a sud, quindi soprattutto nelle zone comprese tra Saint-Pierre e Saint-Christophe, mentre, per il momento, la situazione in bassa Valle è certamente migliore. Altri 1.700 nidi sono stati distrutti in foresta oltre ai circa 4.000 nidi eliminati con la lotta balistica. Tutta questa attività va spalmata su circa 4.800 ettari di foreste del territorio valdostano che è la superficie attaccata dalla processionaria e che, principalmente, interessa le pinete». «La situazione al momento non è preoccupante, ma va sicuramente tenuta sotto controllo. - prosegue il comandante Luca Dovigo - Nell’ambito del progetto si andrà, dunque, avanti con l’attività selvicolturale di sostituzione delle specie ma è importante che anche i cittadini facciano la loro parte. Noi non interveniamo sul privato ma ogni segnalazione di nidi aiuta il Corpo forestale della Valle d’Aosta a proseguire nel monitoraggio ed eventualmente anche per riprendere un piano d’azione più ampio e complessivo che riguardi tutte le superfici forestali».