Shiloh di Verrès, «Il fallimento non si può ancora escludere»
Sul futuro della Shiloh, l’azienda con sede a Verrès - riferimento di una multinazionale statunitense - che si occupa della realizzazione di parti in lega leggera per automobili, non vi sono certezze, piuttosto ancora tante incognite. Esiste una procedura di concordato in bianco, aperta con tanto di piano industriale e di risanamento del debito, piano che però non è stato ancora presentato ai creditori per l'approvazione. Così come si dovrà attendere mercoledì 30 giugno - per intenderci la fine del blocco dei licenziamenti - per portare a termine il piano di riduzione del personale.
Inizialmente la procedura era stata avviata per 70 unità su 164 dipendenti, numero sceso poi a 55 in seguito ad accordi sindacali.
«Abbiamo avuto recentemente 2 incontri - riferisce Edy Paganin, segretario regionale del sindacato Savt-Industrie - con l'amministratore delegato e il responsabile del personale dell'azienda per fare il punto della situazione. In ballo vi è ancora la procedura di gestione degli esuberi e rimangono 27 persone che alla fine di questo percorso verranno licenziate secondo i criteri di legge. Formalmente non vi sono nomi, ma sono note le posizioni lavorative tra operai e impiegati. Quello che c'è da dire è che la procedura doveva già concludersi a novembre dell'anno scorso con un numero complessivo di 55 esuberi, però con la cassa integrazione Covid il periodo di ammortizzatori sociali si è allungato di 6 mesi. Purtroppo devo dire che il piano di ricollocazione previsto inizialmente per i lavoratori fuoriusciti non ha funzionato e a distanza di un anno non vi sono state per loro nuove opportunità lavorative. Qualcuno ha sì trovato occupazione però in modo del tutto autonomo. La situazione è ancora difficile e abbiamo informato di ciò sia l'Amministrazione comunale di Verrès che la Regione e non ci sono ancora conferme né per il concordato né per una eventuale vendita dell'azienda» - si è parlato in passato della Teksid - «E restiamo quindi in attesa».
Lo stabilimento della Shiloh di Verrès è l'unica sede italiana dell'omonima azienda americana. «La questione più urgente - sottolinea Fabrizio Graziola, segretario generale della Fiom-Cgil Valle d’Aosta - è quella di far restare in piedi la Shiloh e che possa anche in futuro rimanere a Verrès. Purtroppo è ancora tutto fermo per quello che riguarda la procedura del concordato perché il giudice incaricato sta aspettando di vedere cosa succede a livello nazionale sul fronte esuberi visto che sino a quando permane il blocco non si può chiudere la procedura dei licenziamenti collettivi aperta dall’azienda. Le fuoriuscite volontarie sono continuate però rimangono ancora 27 esuberi: si procederà come da accordi al loro licenziamento seguendo però alcuni criteri che vanno dall'anzianità ai carichi familiari».
Il momento di stallo sta ritardando anche il bando di gara necessario per l'eventuale vendita della Shiloh. «Ci sono alcune società interessate ad acquisire lo stabilimento. E’ un segreto di Pulcinella il fatto che tra le maggiori candidate vi sia la Teksid, gruppo industriale leader mondiale nel settore siderurgico, titolare per altro di un diritto di prelazione. I contatti continuano però bisogna fare in modo che vi siano tutte le condizioni per questo passaggio di consegne soprattutto per quello che riguarda gli organici. I debiti ci sono e non sono spariti, tutto rimane legato a quello che decideranno i creditori che saranno prima o poi chiamati dal giudice ad esprimersi sul piano industriale che sarà presentato dal commissario incaricato. Dovrà giocoforza essere accettato, diversamente si andrà verso il fallimento. Situazione questa che non si può al momento escludere» conclude Fabrizio Graziola.