Confiscati beni per un milione di euro al ristoratore Antonio Raso
La Sezione misure di prevenzione del Tribunale di Torino ha disposto la confisca dei beni che la Dia aveva sequestrato nel dicembre 2019 al ristoratore aostano Antonio Raso. Si tratta di quote di partecipazione in tre società - una delle quali relativa al ristorante La Rotonda -, 2 immobili - un appartamento e un'autorimessa -, 3 autovetture e diversi rapporti finanziari, stimati dalla Dia in oltre un milione di euro. Antonio Raso, difeso dagli avvocati Ascanio Donadio e Pasquale Siciliano, è considerato dagli inquirenti uno dei promotori della locale di 'ndrangheta del capoluogo valdostano. Lo scorso settembre è stato condannato in primo grado, nel processo Geenna con rito ordinario che si è svolto ad Aosta, a 13 anni di reclusione per associazione mafiosa, scambio elettorale politico mafioso e tentato scambio elettorale politico mafioso. Oltre alla confisca dei beni, nei confronti di Antonio Raso i giudici hanno disposto la misura della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza per 4 anni una volta che sarà tornato in libertà. Nel decreto della Sezione misure di prevenzione del Tribunale di Torin si legge che esiste «Una pericolosità sociale qualificata risalente quanto meno all'inizio del 2009 ed attualissima di Antonio Raso». Sempre secondo i giudici torinesi, riferendosi alla sentenza del processo di primo grado per l’inchiesta Geena emessa dal Tribunale di Aosta nella sentenza, il fatto che nel capoluogo valdostano ci fosse una «Risalente radicazione di metastasi 'ndranghetiste» rende «Inverosimile una repentina ascesa del Raso al ruolo» di promotore della locale di Aosta. Riguardo alla confisca, i magistrati presieduti da Giorgio Gianetti ritengono «Definitivamente accertata una sproporzione ingiustificata tra i beni per i quali si propone il sequestro e i redditi dichiarati ovvero l'attività economica» di Antonio Raso «E del suo nucleo familiare». La difesa ha annunciato che proporrà appello.