«I contagi non dipendono da noi»
«Siamo esasperati! E’ da un mese che ci obbligano alla chiusura forzata e nonostante ciò siamo ancora in zona rossa. Vogliamo sapere perché in una regione con 120mila abitanti non si riesca a bloccare la diffusione della pandemia. Pretendiamo chiarezza sul nostro futuro». È un amaro sfogo quello del presidente di Confcommercio-Fipe Valle d’Aosta Graziano Dominidiato, il quale evidenzia che «Il malcontento, al limite della protesta, è legato alle difficoltà che commercianti, esercenti, ambulanti, ristoratori e gli operatori del terziario attraversano anche a causa della pandemia amplificata dalla poca chiarezza del Governo regionale».
A tal proposito, Graziano Dominidiato evidenzia che «Il resto d’Italia aprirà lunedì prossimo, 26 aprile. È certo, comunque, che in fatto di contagi la nostra regione è la peggiore in assoluto e non si capisce la motivazione. Questa grave situazione evidentemente non è imputabile ai settori che rappresentiamo. Necessitiamo di risposte chiare e certe da una classe politica che pare non capire che le scadenze mensili sono un vincolo al quale dobbiamo fare fronte puntualmente».
La Valle d'Aosta, ribadisce Graziano Dominidiato, è la regione in Italia con il più alto numero di nuovi casi di positività al Covid in una settimana: ne sono stati registrati 319 casi su 100.000 abitanti. Seguono la nostra regione alpina la Puglia (261), la Calabria (238) e la Basilicata (237). I dati sono stati diffusi dal Ministero della Salute e si riferiscono alla settimana da venerdì 9 a a giovedì 15 aprile. L'indice Rt puntuale è a 1.26 (1.15 - 1.38) ed è il secondo più alto dietro alla Sardegna (1.38).
«Fare chiarezza sui contagi»
«Confcommercio-Fipe Valle d’Aosta - afferma Graziano Dominidiato - pretende di sapere dalla Regione le cause che portano ad un livello di contagio ancora così alto e, come richiesto più volte, a quale categoria appartengano i soggetti positivi. I pubblici esercizi sono chiusi da quasi 2 mesi con la sola possibilità dell’asporto o consegna a casa, da quasi 6 mesi la ristorazione dopo le 18 è bandita, i piccoli esercizi commerciali sono con le serrande abbassate da ormai quasi un mese». In tutto questo lasso di tempo, denuncia Graziano Dominidiato, «Non ci è stato consentito di avviare un confronto vero con la Giunta regionale. Se non vengono affrontati i temi specifici, il rischio che la categoria assuma azioni di protesta spontanea è fortemente presente e le avvisaglie sono più che evidenti viste le numerose occupazioni di piazza che solo la miopia della politica non vede». Ecco perché secondo Graziano Dominidiato «Serve un cambio di passo della Giunta regionale, stiamo vivendo una drammatica sofferenza e continuando così la zona gialla verrà raggiunta non prima di metà maggio, oltretutto si potrà pranzare o cenare al ristorante ma solo nei déhors. Questo provvedimento nazionale è totalmente inapplicabile per tutte le attività prive di superfici esterne, ma soprattutto: chi ci governa si rende conto che nei paesi montani è improponibile cenare all’aperto a maggio?».
Da qui la richiesta che il Presidente della Regione intervenga «Adattando questa misura nazionale al contesto della nostra regione. Rappresentiamo un settore importantissimo per il Prodotto interno lordo della Valle d’Aosta che necessita assolutamente di lavorare. Finora siamo stati ligi alle regole, rispettosi delle istituzioni e dei ruoli, ma ora la misura è colma».
«Riaprire in sicurezza»
Insomma, il momento è difficile ma i commercianti non si rassegnano. «Siamo esausti nel leggere ordinanze di chiusura e di limitazione alle nostre attività, - dichiara Graziano Dominidiato - crediamo sia giunto il momento da parte della Giunta regionale e del presidente Erik Lavevaz di assumersi le responsabilità, perché la nostra categoria ha il diritto di tornare se non alla vita di prima, ma almeno di sopravvivere con dignità. Vogliamo dimostrare che la somministrazione nei nostri locali può avvenire in condizione di totale sicurezza, senza conseguenze per la salute di clienti e personale, e che permetterci di lavorare non determinerà alcun aumento di contagi da Covid-19».