Film Commission, la direttrice Alessandra Miletto: «Ogni euro investito ne ha riportati 3 sul territorio»
Lunedì scorso, 5 aprile, è andata in onda su Rai 1 la prima puntata della serie "La Fuggitiva" che proseguirà per le prossime 3 settimane. È stato il programma più visto della serata con 5.230.000 spettatori pari al 21.4 per cento di share. La serie ha ottenuto il contributo del Fondo per il sostegno alla produzione audiovisiva della Film Commission Vallée d’Aoste e ha realizzato alcuni giorni di riprese in Valle d’Aosta tra settembre e ottobre 2020, in particolare nei dintorni di Gressan e ad Aosta. C'è, però, chi critica il sostegno a produzioni in cui la Valle d'Aosta è solo utilizzata per delle riprese e poi non è riconoscibile nei film. Abbiamo girato la domanda alla direttrice della Film Commission Vallée d’Aoste Alessandra Miletto. «Spesso chi avanza questo tipo di critica lo fa per una conoscenza superficiale di quali siano i compiti delle Film Commission. - risponde Alessandra Miletto - Il primo errore da sfatare è pensare che una Film Commission sia un ufficio di promozione turistica. Noi lavoriamo insieme a chi nelle istituzioni e negli enti si occupa professionalmente di marketing territoriale, ma il nostro lavoro è un altro e possiamo affiancare chi ha la professionalità per comunicare e sfruttare la visibilità che una produzione porta a un territorio, che mostri la nostra regione in maniera esplicita o meno. Il nostro compito è di attrarre produzioni che girino sul territorio in modo da promuoverlo in ogni declinazione: il mostrare le sue bellezze ha un alto valore che si integra con altri fattori artistici, culturali, economici e occupazionali che hanno la stessa valenza e entrano tutti in gioco nelle valutazioni degli esperti del comitato di selezione. Solo in base a una commistione tra tutti questi elementi si accorda un sostegno economico che è sempre proporzionale a quanto viene speso dalla produzione, dunque un investimento che genera un indotto. Il fatto che una località sia riconoscibile o meno è uno degli elementi. A volte è fattore di esclusione, a volte no». La direttrice Alessandra Miletto aggiuge che «C’è poi una forma di “investimento” fondamentale. Una società di produzione non produce un solo film o una sola fiction. Può arrivare in Valle d’Aosta per pochi giorni di riprese in cui i luoghi non sono riconoscibili ma portando comunque sul territorio lavoro e migliaia di euro di ricadute. Se scoprono un territorio accogliente, una Fillm Commission efficace, dei professionisti competenti, torneranno con nuove produzioni, ne parleranno con i colleghi, saranno loro i primi a promuovere le nostre location. Avere avuto una produzione importante e di qualità come “La Fuggitiva” ha portato senza dubbio grandi vantaggi, sia nell’immediato che in prospettiva. E, piccola curiosità, tutta la produzione si è innamorata dell’enogastronomia valdostana e non perdono occasione di ricordarcelo, non vedono l’ora di tornare». Il secondo errore di fondo secondo la direttrice Alessandra Miletto «È pensare che solo un’opera che restituisce un’immagine cartolina sia efficace da un punto di vista della promozione e dell’attrattività di un territorio. In realtà i meccanismi del movie induced tourism si basano soprattutto sull’empatia. In parole semplici: non si sceglie Aosta perché Rocco Schiavone mostra una Valle d’Aosta da cartolina, infatti non dimentichiamo che è una serie noir, che deve avere quindi un certo “colore” e tono narrativo, ma perché Aosta è il “luogo” di Schiavone. Di un personaggio a cui gli spettatori si affezionano, un mondo con cui entrano in empatia e che vogliono conoscere, vivere. Questo è ciò che questo tipo di turismo cerca e che il territorio deve poter offrire per poi fare scoprire anche molto altro». Per le riprese del film “Gucci” a Gressoney-Saint-Jean, però, i ristoratori hanno lamentato le tariffe molto basse che dovevano applicare ai pasti serali, prezzi - a loro avviso - da mensa anche se si tratta di locali di un buon livello, con in più il limite di poter far sedere una sola persona per tavolo, dovendo così tenere aperto magari solo per 20 coperti. Tanto che alcuni hanno preferito non aprire la sera a queste condizioni. Anche per le camere di alberghi e bed and breakfast valevano le stesse politiche di prezzi ridotti all’osso. Qual è il suo commento? «In realtà il termine “mensa” è corretto, perché di fatto un set è un cantiere a tutti gli effetti, i menu sono sempre predefiniti e piuttosto semplici. - osserva Alessandra Miletto - La produzione ha un range preciso di costi da rispettare e li negozia con le strutture presenti sul territorio, che ovviamente devono valutare il rapporto tra i loro costi e i benefici, anche in base al tipo di offerta e agli standard che il locale preferisce osservare. Sicuramente i protocolli Covid condizionano ulteriormente le scelte. Su questo non c’è nulla da commentare, sono scelte che attengono solo ed esclusivamente ai ristoratori e agli albergatori. Come Film Commission devo però osservare che quando siamo stati in visita sul set a Gressoney abbiamo pranzato in una struttura che si è dichiarata più che soddisfatta sia per gli accordi stretti con la produzione che per il clima che si era instaurato con la troupe. Sicuramente per loro c’è stato un indotto utile in un periodo cosi difficile, ma utile anche in termini di investimento sul futuro che va a beneficio di tutta la località: più strutture “cinema friendly” sono presenti, più sale il valore attrattivo della località come potenziale location per produzioni future». Ma venendo ai conti, quanto frutta come ricaduta sul territorio ogni euro che la Film Commission investe nelle produzioni che scelgono la nostra regione per le riprese? «Nel 2019 abbiamo erogato 351.800 euro con ricadute dirette rendicontate per 1.119.406,17 euro. - calcola la direttrice Alessandara Miletto - Per il 2020 mancano ancora le rendicontazioni di alcune opere, ma possiamo già dire che a fronte di 317.800 euro erogati da Film Fund avremo ricadute tra 1,2 e 1,3 milioni di euro. Da quando siamo stati istituiti nel 2011 abbiamo sostenuto complessivamente 142 produzioni con circa 1,8 milioni di euro a fronte di 9,4 milioni di euro di ricadute rendicontate. Facendo una media ogni euro investito ne ha riportati 3 sul territorio». Quindi, a fronte di questa analisi, quali sono i punti forti e le criticità del ruolo attuale della Film Commission nell'attrarre produzioni nella nostra regione? «I nostri punti di maggiore forza sono sicuramente l’efficienza, la rapidità e la qualità dell’assistenza che viene data alle produzioni, - afferma Alessandra Miletto - questa oramai è la nostra caratteristica riconosciuta da moltissimi produttori. Ciò grazie anche a una grande collaborazione tra tutte le istituzioni, gli enti e i soggetti privati coinvolti. Riporto una cosa che ci è stata detta dai location manager di Gucci che ci ha reso fieri: “È solo grazie alla vostra straordinaria assistenza e al supporto delle persone e degli enti di Gressoney che questa parte di film si è potuta fare. Non avremmo potuto girare queste scene da nessun’altra parte”. Ecco, avevamo già lavorato con questi location manager di livello internazionale quando abbiamo portato qui alcune riprese di “Trust” di Danny Boyle: per quello sono tornati per “Gucci” e per questo lavoreranno per tornare qui con nuove produzioni. Le criticità probabilmente sono legate all’entità del Film Fund, non irrilevante ma che forse ci lascia indietro rispetto ad altre regioni nostre “competitor” come Trentino, Alto Adige, Piemonte e Veneto. Bisogna considerare o che “Un passo dal Cielo” è stato finanziato dalla Film Commission dell’Alto Adige con cifre tra il milione e mezzo di euro del 2011 e gli 850.000 euro della scorsa stagione. Il nostro Film Fund annuale complessivo è di 350.000 euro. Noi compensiamo con servizi gratuiti ed efficienti, ma alla fine la prima domanda che ti fa un produttore resta sempre: “quanti soldi avete?”».