Screening a Ayas, un solo positivo A Donnas sono 11 su 777 tamponi
Sono stati 715 gli aderenti alla campagna screening gratuita su base volontaria, promossa dal presidente della Regione Erik Lavevaz e dal sindaco di Ayas Alex Brunod, e dedicata a tutti i 1.393 residenti e domiciliati a Ayas, in seguito alla rilevazione di oltre 40 positivi. Al termine dei tamponi effettuati, lunedì 29 e martedì 30 marzo nell’Auditorium polivalente di Monterosa Terme, è risultato un solo caso di positività al Coronavirus. Lo screening è stato reso possibile dalla Protezione civile regionale e dal Comitato valdostano della Croce Rossa Italiana, in collaborazione con l’Usl della Valle d’Aosta.
A Donnas 11 positivi
Un’analoga iniziativa è stata realizzata a Donnas da mercoledì 31 marzo a ieri, venerdì 2 aprile, dove sono emersi 11 casi di positività al Coronavirus. Sono state sottoposte a tampone antigenico rapido 777 persone, residenti e domiciliate. «Constatiamo un numero basso di aderenti alla campagna screening - ha dichiarato il sindaco di Donnas Amedeo Follioley - ma riteniamo che sia stata un'iniziativa importante in quanto sono state intercettate persone positive che altrimenti non sarebbero state individuate. Alla vigilia delle festività pasquali, alla luce dei dati raccolti attraverso lo screening e considerati i numeri crescenti dei contagi in Valle d'Aosta, raccomandiamo il massimo rispetto delle misure anti-covid».
Courmayeur, alta attenzione
A Courmayeur, altro Comune dove si è constatato un aumento dei casi positivi, il sindaco Roberto Rota, a margine del Consiglio comunale che si è tenuto mercoledì scorso, 31 marzo, ha comunicato che «Attualmente sono 40 i positivi, più 33 isolati» e che «L’asilo Proment è un focolaio ed è stato messo in quarantena». In merito a un eventuale screening di massa, il sindaco Roberto Rota ha affermato che «Di questo se ne occupa l’Usl, vedremo nei prossimi giorni se sarà necessario oppure no».
«L’attenzione va tenuta alta ovunque perché il virus continua a essere attivo su tutto il territorio regionale. - sottolinea il presidente Erik Lavevaz - Uno screening come quello messo in atto permette di verificarne la diffusione e i risultati emersi con un solo caso di positività ci danno l’esatta dimensione di una situazione che non è fuori controllo, ma che richiede da parte di tutti la massima cautela».
Ayas, «Iniziativa giusta!»
Il sindaco di Ayas Alex Brunod riferisce che «La comunità ha risposto “presente!” ed è stato un segnale di senso civico importante. Siamo soddisfatti dei risultati ottenuti, considerando che in circa 70 erano in isolamento fiduciario e che già la farmacia aveva effettuato circa 200 tamponi. La professionalità del personale del Comitato regionale Valle d’Aosta della Croce Rossa Italiana e della Protezione civile della Regione hanno permesso che i test venissero effettuati nel massimo rispetto dei protocolli sanitari. Ora serve non abbassare guardia: anche se il picco è stato quasi raggiunto, il virus c’è».
Tutti d’accordo i residenti di Ayas sull’opportunità dell’iniziativa, a cui hanno aderito con l’auspicio di interrompere la catena dei contagi, sulle cui cause scatenanti nessuno ha certezze. In pochi pensano che il numero dei positivi sia salito a causa delle seconde case, nonostante in un secondo tempo sia arrivato un provvedimento restrittivo in tal senso a livello regionale. Probabilmente sono piccoli gesti di disattenzione o eccessi di socialità che fanno, talvolta, rispettare meno le regole e che portano a pochi casi di positività che poi, in ambito familiare, si moltiplicano e che in un Comune piccolo raggiungono in poco tempo numeri considerevoli se rapportati al totale degli abitanti.
«I tamponi scattano una fotografia del presente e possono servire a interrompere la catena dei contagi, isolando gli eventuali positivi, soprattutto se asintomatici» osserva Hanna Bengtsson, 48 anni, contabile dell’Hotellerie de Mascognaz. «Non biasimo chi è andato alla partita di bocce di Saint-Vincent - aggiunge - che molti indicano come il focolaio da cui sono partiti i nuovi contagi perché, se l’attività era consentita, è normale che qualcuno vi abbia partecipato. Del resto i casi c’erano anche prima. Ritengo piuttosto doveroso rispettare le regole di prevenzione e sottoporsi subito a tampone qualora si abbia il dubbio di essere stati a contatto con positivi. Non avere sintomi non significa non avere il Covid. Da questo punto di vista lo screening è arrivato proprio al momento giusto. Occorre altresì accelerare sui vaccini, non c’è alternativa. Certo, se bisognerà ripeterli ogni anno, sarà complicato».
Liliana Burgay, 54 anni, parrucchiera titolare di Nouvelle Coiffure di Champoluc, «La quantità di casi dipende da un mix di fattori che non è facile decifrare. Spero più che altro che provvedano con vaccini, terapie e strategie per limitare gli assembramenti sui mezzi pubblici, soprattutto nelle grandi città, in modo da non ritrovarci all’inizio della prossima stagione invernale ancora in tali incertezze».
Tra le categorie più colpite dalla diffusione del virus sono stati i proprietari di bar, di ristoranti e i maestri di sci. come testimoniano Amedeo Favre, 33 anni, titolare di Kondor Après Ski Restaurant di Champoluc, e Richard Gens, 28 anni, maestro della Scuola Sci di Champoluc dal 2013. Il primo non ha notato trasgressioni alle regole nell’accesso al locale, «Anzi si è sfruttato molto il déhors anche in periodi in cui le temperature erano ancora rigide. Spero che la prossima stagione sciistica possa iniziare con i flussi turistici normali e con il ritorno ad Ayas degli stranieri, che per l’inverno sono essenziali». Il secondo reputa «Doverosa e molto utile l’iniziativa dei tamponi, dati i 45 positivi che per un piccolo Comune non sono pochi. L’organizzazione è stata impeccabile. La voglia di uscire delle persone è comprensibile, ma non è certo l’unica causa dell’impennata dei contagi, che per fortuna ora sono in diminuzione. Per lo sci sono stati deleteri i continui rinvii nelle date di apertura degli impianti. La montagna non si può permettere un’altra stagione invernale così. Spero che, magari con regole ferree e numeri ridotti, si possa tornare a sciare».
Per non parlare di chi aveva un contratto stagionale legato agli impianti o al turismo in generale, come ricorda Simonetta Torraco, 39 anni, impiegata stagionale di Monterosa spa: «Non addebito alla presenza di proprietari di seconde case l’aumento dei positivi, ma ad assembramenti occasionali. L’auspicio è che con iniziative analoghe e con l’accelerazione della campagna vaccinale si torni alla normalità, in modo che non si perda un’altra stagione».
Rosita Sarteur, 62 anni, impiegata, in pensione, per 35 anni all’Ufficio del Turismo di Champoluc sostiene che «Vaccini e comportamenti corretti sono le uniche alternative che abbiamo per uscire da questo tunnel. E’ controproducente voler trovare un colpevole a tutti i costi nei proprietari di seconde case... Quando poi magari si indossa la mascherina in modo non corretto».